L’mpox, il cosiddetto vaiolo delle scimmie, costituisce di nuovo un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (Pheic). La ha proclamato il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus al termine di una lunga riunione del comitato di emergenza chiamato ad analizzare i rischi connessi all’epidemia partita nei mesi scorsi dalla Repubblica Democratica del Congo. “Oggi il comitato di emergenza si è incontrato e mi ha informato che la situazione costituisce un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale. Ho accettato questo consiglio”, ha affermato Tedros. Già ieri l’Africa Cdc aveva proclamato l’emergenza su scala continentale.
La preoccupazione, ha spiegato Tedros, è legata ad almeno due fattori. Innanzitutto, le dimensioni dell’epidemia, che ha fatto registrare nella sola Repubblica Democratica del Congo oltre 14 mila casi e 524 decessi nella prima metà dell’anno, superando già il bilancio dell’intero 2023. A ciò si aggiunge “il rilevamento e la rapida diffusione di un nuovo clade [ceppo, n.d.r..] di mpox nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, il suo rilevamento nei Paesi vicini che non avevano precedentemente segnalato la malattia, e il rischio di un’ulteriore diffusione in Africa e oltre”, ha detto Tedros.
Nell’ultimo mese sono stati segnalati circa 90 infezioni dovute al ceppo 1b del virus mpox in quattro Paesi confinanti che non avevano mai segnalato la malattia in precedenza: Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda. Sullo sfondo, poi, ci sono i diversi focolai dovuti ad altri ceppi in Africa e fuori dal continente. Da qui la decisione di dichiarare l’emergenza, che “è il più alto livello di allarme sotto la legislazione sanitaria internazionale”, ha precisato Tedros. In precedenza era stata dichiarata solo per l’influenza suina nel 2009, per la polio (2014), per ebola (nel 2013 e poi, nuovamente, nel 2019), per Zika,(2016), per Covid (2020) e per la precedente epidemia di mpox nel 2022. Intanto, la risposta all’epidemia è già iniziata.
L’Oms ha annunciato di aver messo a punto un piano di risposta che richiede un investimento iniziale di 15 milioni di dollari. 1,45 milioni sono stati già stanziati dall’Oms e altre risorse saranno allocate nei prossimi giorni; si attende un contributo anche da altri donatori. L’Europa è stata la prima a muoversi. Ieri, l’autorità per le emergenze sanitarie europea Hera (Health Emergency Preparedness and Response Authority) ha annunciato di avere acquistato 175 mila dosi di vaccino anti-mpox da donare ai paesi africani. Altre 40 mila dosi saranno donate dall’azienda produttrice Bavarian Nordic.
I vaccini saranno distribuiti dal Cdc africano. Hera donerà anche 3,5 milioni di euro entro l’inizio dell’autunno per rafforzare la capacità di test e sequenziamento del virus nella regione. Per quel che riguarda i vaccini, il problema, al momento, sembra più l’accesso da parte dei Paesi più interessati dall’epidemia che la disponibilità. Circa 500 mila dosi di vaccino contro l’mpox MVA-BN, prodotto da Bavarian Nordic, potrebbero essere già nella disponibilità del produttore e altre 2,4 milioni potrebbero essere prodotto per la fine dell’anno, ha detto Tim Nguyen, a capo della Unit High Impact Events Preparedness dell’Oms. “Nel 2025 – ha aggiunto Nguyen – potrebbero essere prodotte altre 10 milioni di dosi”. A queste si potrebbero aggiungere le dosi che “diversi Paesi hanno già accantonato e che potrebbero donare se altri Paesi ne avessero bisogno”. Per un secondo vaccino, LC-16, che costituisce un prodotto “non commercializzato ma al momento prodotto per conto del governo del Giappone”, ha precisato Nguyen, nella precedente epidemia “il Giappone è stato molto generoso e ha donato i vaccini a Paesi” che ne avevamo bisogno. “Siamo al lavoro per facilitare la donazione delle riserve di LC-16”, ha aggiunto Nguyen.
Vaiolo delle scimmie, sintomi, cure e vaccini
Il primo caso di trasmissione umana è stato segnalato nel 1970. Solo nel mese di giugno sono stati 567 i contagi nel continente africano con una pericolosa crescita di casi fra i bambini, anche neonati. Il numero di casi segnalati finora quest’anno ha già superato il totale dell’anno scorso, con oltre 14mila casi e 524 decessi.
I sintomi, riferiscono i siti istituzionali sanitari, includono febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e dolore ai linfonodi, seguiti successivamente dalla comparsa di pustole cutanee sul volto e in seguito generalizzate. La malattia e’ conosciuta come vaiolo delle scimmie ma e’ scientificamente definita mpox, anche per evitare lo stigma di questa definizione. I casi attualmente descritti in Italia non sono stati gravi ma hanno necessitato di monitoraggio clinico. Negli ultimi 2 mesi in Italia, emerge dall’ultimo bollettino del ministero della Salute, si sono verificati 9 nuovi casi: 2 in Friuli Venezia Giulia, 1 in Lombardia e 6 in Veneto. A partire da maggio 2022, quando in Italia è stato riscontrato il primo caso di infezione, nel nostro Paese sono stati confermati 1.056 contagi, 262 dei quali collegati a viaggi all’estero. Quasi la metà dei casi (441) sono stati registrati in Lombardia. Seguono il Lazio (169) e l’Emilia Romagna (97). Come avvenuto nel resto del mondo, la grande maggioranza dei contagi (1.040) ha riguardato persone di sesso maschile.
È 37 anni l’età mediana con un range che va dai 14 ai 71 anni. La trasmissione avviene per contatto diretto con fluidi corporei, come sangue, goccioline respiratorie, saliva, secrezioni genitali, essudato di lesioni cutanee e crosta. La diffusione maggiore sembra avvenire in caso di rapporti sessuali tra maschi. La diagnosi di vaiolo delle scimmie umano è prevalentemente clinica, in base alla valutazione dei sintomi. La diagnosi va confermata da altri esami, come il rilevamento del DNA virale specifico mediante la Proteina C reattiva (PCR).
Il quadro clinico dell’MPXV umano – dopo un periodo di incubazione da 7 a 17 giorni – inizia con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e linfoadenopatia, seguiti successivamente da eruzioni cutanee ben circoscritte ma diffuse su tutto il corpo, con un tipico esordio centrifugo, che evolvono in fasi successive: maculare, papulare, vescicolare e pustolosa. Un secondo periodo febbrile si verifica quando le lesioni diventano pustolose ed è spesso associato a un peggioramento delle condizioni del paziente. La vaccinazione contro il vaiolo umano offre una qualche forma di protezione, con complicanze più frequenti tra i non vaccinati (74%) rispetto ai vaccinati (39,5%).
Tra le rare complicanze sono riportate: broncopolmonite, shock secondario a diarrea e vomito, cicatrici corneali che possono portare a cecità permanente, encefalite specialmente nei pazienti con infezione batterica secondaria e setticemia, con la formazione di cicatrici sulla pelle come sequela a lungo termine.