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Cronache

Denuncia ginnaste, chiesta l’archiviazione per Maccarani

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È stato uno tsunami quello provocato nel mondo della ginnastica ritmica agonistica dalle denunce di due ex atlete delle Farfalle di Desio (Monza) nei confronti dell’allenatrice della nazionale Emanuela Maccarani e della sua assistente Olga Tishina, che oggi si appresta ad esaurirsi con la richiesta di archiviazione della Procura di Monza dalle accuse di abusi psicologici per entrambe. La pm titolare dell’inchiesta, Manuela Massenz, ha siglato l’atto per chiedere la chiusura del fascicolo a carico della direttrice tecnica della scuola Internazionale di Ritmica e della sua assistente, per l’utilizzo di “metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità”. “Il contesto evidenziato, gravemente carente sotto il profilo formativo, valoriale e dei controlli – si legge nella richiesta – non può e non deve, tuttavia, spostare il confine tra il comportamento penalmente rilevante e quello che ha (o dovrebbe avere) esclusivamente rilevanza civile o disciplinare”.

Ancora più chiaramente “atteggiamenti ed espressioni verbali” che “in un sistema attento alle competenze e al rispetto delle persone, tanto più quando si parla di minorenni, dovrebbero certamente avere rilevanza disciplinare (come oggi avviene, ad esempio, nelle istituzioni scolastiche) e determinare l’allontanamento di figure prive di requisiti minimi di serietà professionale, non assumono necessariamente un rilievo penale sol perché il sistema di riferimento nel quale tali comportamenti sono adottati è privo di adeguata formazione delle persone cui i giovani atleti sono affidati e di regole sufficientemente strutturate nella direzione del rispetto della loro persona e ancora di strumenti di intervento diretti ad esigerne adeguatamente l’osservanza”. Invero la giustizia sportiva aveva già espresso il giudizio, con un ammonimento per Maccarani, “colpevole” di aver usato terminologie ritenute lesive dalle atlete per “troppo affetto”, e l’assoluzione per Tishina.

La stessa direttrice tecnica ha accompagnato la squadra italiana alle Olimpiadi di Parigi, che ha visto protagoniste le Farfalle con la conquista della medaglia di Bronzo, che le atlete le hanno dedicato. La vicenda è esplosa nel 2022, quando la ginnasta Nina Corradini denunciò i presunti abusi subiti, parlando di “cerimonie” del peso prima degli allenamenti, a seguito delle quali ha detto di essere sempre stata fatta mettere sulla bilancia “in mutande e davanti a tutti”, e se il responso non era soddisfacente, di essere stata costretta a subire presunte pesanti commenti sulla sua forma fisica. L’atleta aveva poi dichiarato di aver iniziato ad avere problemi con il cibo, di aver cominciato ad imporsi di saltare i pasti e di comprare lassativi. Una denuncia analoga è stata poi presentata dalla compagna di squadra Anna Basta, la quale ha spiegato nelle audizioni di aver rinunciato anche alle Olimpiadi di Tokyo e di aver pensato al suicidio. Più meno le stesse dichiarazioni sono state rese da Giulia Galtarossa e Ilaria Barsacchi.

La notizia è rimbalzata in tutto il mondo dello sport agonistico, mettendo in moto una polemica sulle rigide regole e richieste presumibilmente imposte alle ginnaste in merito alla loro forma fisica da un lato, e la difesa a spada tratta di Maccarani e Tishina dall’altra, da parte di numerose altre allieve e delle loro famiglie. La giustizia sportiva è stata più veloce di quella ordinaria. Facendo partire immediatamente le audizioni delle atlete e delle stesse due allenatrici, il Tribunale sportivo, nel settembre del 2023, ha assolto le due coach dalle accuse, sottoponendo solo Maccarani a un richiamo e derubricando le terminologie denunciate dalle atlete (che hanno dichiarato di essere state chiamate maialino), a eccessi di confidenza dettati dalla vicinanza affettiva della dt.

Allora Nina Corradini dichiarò di aver “preso atto della decisione del Tribunale sportivo, che purtroppo non mi sorprende”. “Scoprire che gli abusi subìti da me, Anna Basta e le altre vengono giustificati come ‘eccesso d’affetto’, mostra in maniera inequivocabile la distanza tra le atlete e l’organo che dovrebbe garantire la loro tutela” aveva aggiunto. Ora la parola passa al gip di Monza che potrà accogliere o meno la richiesta avanzata dalla procura. Decidere se disporre una nuova tranche di indagine o porre definitivamente la parola fine alla vicenda.

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Cronache

Deteneva 12 kg droga, armi e munizioni, arrestato 32enne di Acerra a Lecce

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Più di dodici chili di droga, hashish, marijuana e cocaina, tre pistole pronte all’uso, centinaia di proiettili, una lanciarazzi e circa 5mila euro in contanti ritenuti il provento dello spaccio. È questo il bilancio del sequestro effettuato nel corso di una operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, che hanno arrestato un pregiudicato 32enne della zona. L’uomo, Antonio Baldassarre 32enne di Acerra (Napoli) ma residente a Lecce, aveva nascosto l’ingente quantitativo di droga e le armi all’interno di due garage nella sua disponibilità. Il nervosismo mostrato durante il controllo ha insospettito i militari. Dopo aver consegnato ai carabinieri un sacchetto contenente 2 kg e mezzo di hashish occultato sotto il sellino della moto, i militari hanno fatto scattare la perquisizione nei due garage di pertinenza dove poi è stato scoperto l’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

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Uccide la moglie e si presenta ai carabinieri

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Femminicidio a Sestri Levante questa mattina. Un uomo di 74 anni, Giampaolo Bregante, ha sparato alla moglie, Cristina Marini. Dopo l’omicidio si è presentato dai carabinieri e ha confessato. Secondo le prime informazioni l’uomo ha detto di avere ucciso la moglie per “porre fine alla sua depressione e visto che la moglie si rifiutava di prendere le medicine per le cure”. Sul posto sono arrivati i medici del 118 e i carabinieri del nucleo investigativo. I militari sono coordinati dal pm Stefano Puppo.

Comandante di lungo corso, Giampaolo Brigante è conosciuto come una persona tranquilla, amante del mare. Ieri era con alcuni suoi amici a giocare a pinnacolo, come tutti i giorni. “Amava raccontare le sue avventure per mare sui traghetti – raccontano gli amici – Era preoccupato solo per la depressione della moglie ma non faceva trapelare nulla”. Il primo ad accorrere sul luogo dell’omicidio è stato il figlio Righel avvisato dal padre dopo che aveva sparato alla moglie, assieme ai carabinieri che avevano ricevuto la telefonata da parte dell’omicida. Il corpo di Cristina Marini si trovava riverso in cucina. Giampaolo Bregante è stato quindi condotto nella caserma di via Val di Canepa a disposizione del magistrato di turno.

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San Gennaro fa il miracolo e il Cardinale chiede giustizia sociale per Napoli

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Questa mattina, alle 10 in punto, il miracolo di San Gennaro si è ripetuto nel Duomo di Napoli, portando con sé un profondo significato religioso e sociale. Come da tradizione, l’annuncio della liquefazione del sangue del santo Patrono è stato dato dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ai fedeli che gremivano la cattedrale. Il sangue, contenuto nella famosa ampolla, era già sciolto al momento in cui è stato portato sull’altare maggiore, trasportato dai seminaristi. La celebrazione eucaristica, come sempre, ha attirato numerosi fedeli e personalità illustri, tra cui il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il governatore Vincenzo De Luca, il principe Carlo di Borbone, il principe Emanuele Filiberto di Savoia e l’attrice Marisa Laurito.

La tradizione del miracolo di San Gennaro, atteso tre volte l’anno – il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre – è un momento di grande devozione per i napoletani, che vedono in questo evento un segno di protezione e speranza.

Durante la sua omelia, l’arcivescovo Battaglia ha collegato il miracolo del sangue con la sofferenza e le difficoltà vissute dalla città. “Questo sangue si mescola sempre con il sangue dei poveri, degli ultimi, con il sangue versato a causa della violenza e del degrado sociale”, ha dichiarato, ricordando tragedie recenti come il crollo di Scampia e l’esplosione di Forcella. Con queste parole, Battaglia ha voluto sottolineare la necessità di una risposta collettiva e solidale alle sfide che Napoli affronta quotidianamente.

L’arcivescovo ha proseguito il suo discorso ponendo l’accento sull’importanza di affrontare le emergenze sociali come opportunità per costruire un futuro di giustizia e pace. Ha menzionato l’emergenza educativa e abitativa come priorità che richiedono interventi immediati, ma che al tempo stesso offrono la possibilità di disegnare una nuova traiettoria per la città. “Occorre avere il coraggio di superare la logica della competizione ad oltranza per abbracciare quella della cooperazione”, ha esortato Battaglia, invitando la comunità a riscoprire il valore della solidarietà e della cura reciproca.

Napoli, città dalle profonde contraddizioni ma anche dalle grandi risorse umane, è stata al centro di un appello accorato a ripartire da quei gesti semplici ma fondamentali che la sorreggono ogni giorno: “Ricorda sempre di custodire con tutto te stessa e ripartire ogni giorno dalle poche cose che contano”, ha detto Battaglia, invitando i napoletani a non voltare mai lo sguardo di fronte alla sofferenza altrui e a lottare per una città più giusta e pacifica.

Il miracolo di San Gennaro, dunque, non è solo un evento religioso, ma un invito a riscoprire la dimensione della solidarietà, della cooperazione e della speranza, elementi essenziali per costruire una Napoli migliore e più equa. Concludendo, l’arcivescovo ha invocato la protezione del santo Patrono affinché il segno del suo sangue “ravvivi sempre in noi il desiderio di realizzare per la nostra terra e per il mondo intero il sogno di Dio”.

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