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Cronache

Il compagno di Sharon interrogato per 5 ore in caserma

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I carabinieri di Bergamo hanno convocato di nuovo in caserma per interrogarlo come persona informata sui fatti Sergio Ruocco, il compagno di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni, di professione barista, uccisa con quattro coltellate due settimane fa, la notte tra lunedì 29 e martedì 30 luglio, mentre camminava da sola di sera in via Castegnate a Terno d’Isola, il paese della Bergamasca dove viveva. Rucco è stato ascoltato per cinque ore, e alla fine ha lasciato la caserma di via delle Valli senza parlare con i cronisti. L’uomo, idraulico di 38 anni, era già stato sentito nelle ore immediatamente successive all’omicidio, anche perché le attenzioni degli investigatori si erano concentrate – com’è naturale in casi del genere – proprio su di lui: aveva raccontato ai carabinieri di Bergamo e al sostituto procuratore titolare del caso, Emanuele Marchisio (oggi è stato invece sentito soltanto dai militari dell’Arma), che quando Sharon era uscita dalla loro casa per fare la sua consueta passeggiata serale, consigliatale dalla dietologa, era andato a letto perché si sarebbe poi alzato presto la mattina dopo.

Alibi confermato anche dalle immagini delle telecamere di due abitazioni vicine, che non avevano ripreso nessun altro uscire dalla loro casa dopo Sharon, né dal cancello anteriore e neppure dalla parte posteriore della recinzione. Oggi la nuova convocazione al comando provinciale di via delle Valli a Bergamo, dove il compagno di Sharon è giunto nel primo pomeriggio accompagnato dal padre. Nulla di inatteso, per la verità: si era già ipotizzato che Ruocco sarebbe stato risentito perché le indagini sull’omicidio non hanno portato per ora a nessuna svolta. Non è però chiaro se questa nuova convocazione rientri appunto in questi sviluppi già programmati dell’indagine o se siano emersi nuovi elementi, magari trapelati da altri e nuovi interrogatori.

A partire da ieri e anche oggi, i carabinieri di Bergamo e Zogno hanno iniziato a sentire uno a uno tutti i residenti della zona di via Castegnate, alla ricerca di qualche appiglio e di qualche testimonianza che possa rivelarsi utile in un’indagine piuttosto difficile e che vede gli inquirenti trincerati dietro il massimo riserbo. Riserbo mantenuto anche in merito all’interrogatorio di oggi: Ruocco si è presentato senza avvocato (per essere sentiti come persone informate sui fatti non è infatti necessario avere il supporto di un legale).

Accanto a questi accertamenti ‘tradizionali’ proseguono anche le indagini tecniche: i carabinieri del Ros stanno analizzando oltre cento ore di filmati delle telecamere di Terno d’Isola e dei paesi circostanti, mentre i loro colleghi del Ris di Parma si stanno occupando degli accertamenti scientifici sugli abiti di Sharon, su alcuni campioni prelevati durante l’autopsia e su alcuni coltelli trovati nella zona nei giorni successivi al delitto, alla ricerca del Dna dell’assassino.

Dal giorno dopo il delitto Ruocco si è di fatto trasferito a Bottanuco a casa dei genitori di Sharon, dove è rimasto a vivere, anche perché la casa dove la coppia abitava da tre anni è sotto sequestro. I rapporti tra l’uomo e i suoceri sono sempre stati ottimali. Lo stesso Ruocco aveva raccontato alla stampa di aver saputo che Sharon era stata accoltellata ed era morta soltanto alle 16 del giorno dopo l’omicidio, dunque esattamente due settimane fa, martedì 30 luglio, quando era uscito dalla caserma dei carabinieri: la donna era infatti morta all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo la mattina dopo l’aggressione, per le conseguenze delle coltellate (tre su quattro si erano rivelate letali). Proprio la profondità dei fendenti aveva spinto gli inquirenti a ipotizzare che il killer volesse uccidere proprio Sharon: ma, a distanza di due settimane, dalla vita della barista non è emerso neppure uno straccio di possibile movente che possa aver spinto qualcuno ad agire con tanta efferatezza.

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Cronache

Deteneva 12 kg droga, armi e munizioni, arrestato 32enne di Acerra a Lecce

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Più di dodici chili di droga, hashish, marijuana e cocaina, tre pistole pronte all’uso, centinaia di proiettili, una lanciarazzi e circa 5mila euro in contanti ritenuti il provento dello spaccio. È questo il bilancio del sequestro effettuato nel corso di una operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, che hanno arrestato un pregiudicato 32enne della zona. L’uomo, Antonio Baldassarre 32enne di Acerra (Napoli) ma residente a Lecce, aveva nascosto l’ingente quantitativo di droga e le armi all’interno di due garage nella sua disponibilità. Il nervosismo mostrato durante il controllo ha insospettito i militari. Dopo aver consegnato ai carabinieri un sacchetto contenente 2 kg e mezzo di hashish occultato sotto il sellino della moto, i militari hanno fatto scattare la perquisizione nei due garage di pertinenza dove poi è stato scoperto l’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

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Cronache

Uccide la moglie e si presenta ai carabinieri

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Femminicidio a Sestri Levante questa mattina. Un uomo di 74 anni, Giampaolo Bregante, ha sparato alla moglie, Cristina Marini. Dopo l’omicidio si è presentato dai carabinieri e ha confessato. Secondo le prime informazioni l’uomo ha detto di avere ucciso la moglie per “porre fine alla sua depressione e visto che la moglie si rifiutava di prendere le medicine per le cure”. Sul posto sono arrivati i medici del 118 e i carabinieri del nucleo investigativo. I militari sono coordinati dal pm Stefano Puppo.

Comandante di lungo corso, Giampaolo Brigante è conosciuto come una persona tranquilla, amante del mare. Ieri era con alcuni suoi amici a giocare a pinnacolo, come tutti i giorni. “Amava raccontare le sue avventure per mare sui traghetti – raccontano gli amici – Era preoccupato solo per la depressione della moglie ma non faceva trapelare nulla”. Il primo ad accorrere sul luogo dell’omicidio è stato il figlio Righel avvisato dal padre dopo che aveva sparato alla moglie, assieme ai carabinieri che avevano ricevuto la telefonata da parte dell’omicida. Il corpo di Cristina Marini si trovava riverso in cucina. Giampaolo Bregante è stato quindi condotto nella caserma di via Val di Canepa a disposizione del magistrato di turno.

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San Gennaro fa il miracolo e il Cardinale chiede giustizia sociale per Napoli

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Questa mattina, alle 10 in punto, il miracolo di San Gennaro si è ripetuto nel Duomo di Napoli, portando con sé un profondo significato religioso e sociale. Come da tradizione, l’annuncio della liquefazione del sangue del santo Patrono è stato dato dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ai fedeli che gremivano la cattedrale. Il sangue, contenuto nella famosa ampolla, era già sciolto al momento in cui è stato portato sull’altare maggiore, trasportato dai seminaristi. La celebrazione eucaristica, come sempre, ha attirato numerosi fedeli e personalità illustri, tra cui il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il governatore Vincenzo De Luca, il principe Carlo di Borbone, il principe Emanuele Filiberto di Savoia e l’attrice Marisa Laurito.

La tradizione del miracolo di San Gennaro, atteso tre volte l’anno – il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre – è un momento di grande devozione per i napoletani, che vedono in questo evento un segno di protezione e speranza.

Durante la sua omelia, l’arcivescovo Battaglia ha collegato il miracolo del sangue con la sofferenza e le difficoltà vissute dalla città. “Questo sangue si mescola sempre con il sangue dei poveri, degli ultimi, con il sangue versato a causa della violenza e del degrado sociale”, ha dichiarato, ricordando tragedie recenti come il crollo di Scampia e l’esplosione di Forcella. Con queste parole, Battaglia ha voluto sottolineare la necessità di una risposta collettiva e solidale alle sfide che Napoli affronta quotidianamente.

L’arcivescovo ha proseguito il suo discorso ponendo l’accento sull’importanza di affrontare le emergenze sociali come opportunità per costruire un futuro di giustizia e pace. Ha menzionato l’emergenza educativa e abitativa come priorità che richiedono interventi immediati, ma che al tempo stesso offrono la possibilità di disegnare una nuova traiettoria per la città. “Occorre avere il coraggio di superare la logica della competizione ad oltranza per abbracciare quella della cooperazione”, ha esortato Battaglia, invitando la comunità a riscoprire il valore della solidarietà e della cura reciproca.

Napoli, città dalle profonde contraddizioni ma anche dalle grandi risorse umane, è stata al centro di un appello accorato a ripartire da quei gesti semplici ma fondamentali che la sorreggono ogni giorno: “Ricorda sempre di custodire con tutto te stessa e ripartire ogni giorno dalle poche cose che contano”, ha detto Battaglia, invitando i napoletani a non voltare mai lo sguardo di fronte alla sofferenza altrui e a lottare per una città più giusta e pacifica.

Il miracolo di San Gennaro, dunque, non è solo un evento religioso, ma un invito a riscoprire la dimensione della solidarietà, della cooperazione e della speranza, elementi essenziali per costruire una Napoli migliore e più equa. Concludendo, l’arcivescovo ha invocato la protezione del santo Patrono affinché il segno del suo sangue “ravvivi sempre in noi il desiderio di realizzare per la nostra terra e per il mondo intero il sogno di Dio”.

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