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Al Milan il Trofeo Berlusconi, Morata subito titolare

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Due squadre, un solo presidente. Il Milan vince la seconda edizione del trofeo Silvio Berlusconi a un anno e due mesi di distanza dalla scomparsa del Cavaliere. E lo fa mettendo in mostra i nuovi acquisti, Pavlovic ma soprattutto Alvaro Morata, subito titolare nonostante sia arrivato qualche giorno fa dopo essere diventato campione d’Europa con la Spagna. Una serata “di passione e di affetto” come l’ha definita prima del fischio d’inizio l’amministratore delegato di Mediaset Pier Silvio Berlusconi, figlio del Cav, che a bordo campo si è intrattenuto con Zlatan Ibrahimovic, dirigente rossonero, accanto anche a Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, e ovviamente all’amministratore delegato del Monza Adriano Galliani, artefice di tutte le grandi imprese sportive del Milan dell’era più vincente. In tribuna anche Marta Fascina, l’ultima compagna di Berlusconi.

L’eredità del Cavaliere è una “grande responsabilità” per Gerry Cardinale, fondatore di RedBird, società proprietaria del Milan. Un’eredità che spinge Cardinale a voler “contribuire a riportare il club alle vette rappresentate dai trofei che abbagliano tutti i visitatori del Museo Casa Milan”, quelli vinti proprio da Berlusconi. Paulo Fonseca, all’esordio a San Siro, schiera il Milan con il 4-2-3-1. In difesa il tecnico sceglie la coppia di centrali composta da Gabbia e Thiaw, mentre a sinistra dà fiducia ancora a Terracciano, provato come vice Theo durante tutta la tournée estiva. In mezzo al campo spazio a un pimpante Musah e ad Adli ,mentre Loftus-Cheeck ritorna alto sulla trequarti dopo gli esperimenti da mediano. Subito titolare Morata, che si danna l’anima per 45 minuti, va al tiro soltanto una volta, altissimo, ma lavora sporco per i compagni, si cerca e si scambia con Leao e prende i primi applausi di San Siro. In campo dal primo minuto anche Alexis Saelemaekers, inizialmente inserito tra i partenti dopo il rientro dal prestito al Bologna, ma che sta invece convincendo tutti a suon di prestazioni. L’mvp del primo tempo è proprio il belga, molto attivo sulla fascia destra in tandem con capitan Calabria.

Il primo gol arriva da una sua magia: tiro di rabona e deviazione decisiva di Pablo Marì. Al 34esimo il Monza, che era partito timido prima di uscire alla distanza, trova però il pareggio con il più classico dei gol dell’ex, di Daniel Maldini, figlio di Paolo, leggenda rossonera, che aveva già timbrato contro il Milan quando vestiva la maglia dello Spezia. Davanti a 54 mila spettatori Fonseca nel secondo tempo lancia di nuovo Liberali (uscito poi al 73esimo) sulla trequarti, il gioiellino che ha segnato qualche giorno fa il primo storico gol del Milan Futuro, e concede 45 minuti tra i pali ancora a Torriani, che si distingue anche per una grande parata su Birindelli. Primi minuti nel nuovo Milan anche per Theo Hernandez, alla prima dopo l’Europeo ed esordio per Pavlovic, il gigante serbo schierato in coppia con Tomori. Sulla fascia sinistra, al posto di un poco ispirato Leao, eccetto qualche strappo dei suoi, entra Okafor, con lo svizzero che sembra già in condizione. Da una sua incursione sulla sinistra nasce il gol del 2 a 1 rossonero. Un suo tiro viene ribattuto da Pizzignacco ma sulla ribattuta il più veloce è Jovic, che ha da poco scelto la maglia numero 9 nonostante le voci di mercato. Al 55esimo è Reijnders a servire il tris con una gran botta su punizione da 30 metri. Dopo la brillante tournée americana, dove il Milan si è tolto lo sfizio di battere City, Real e Barcellona ai rigori, Fonseca continua a vincere in attesa dell’inizio del campionato, sabato contro il Torino, anche se la brutta notizia è l’infortunio di Jimenez la cui entità è ancora da valutare.

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L’Udinese rimonta e passa a Parma, è la nuova capolista

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L’Udinese e tutto il Friuli sognano. La formazione di Kosta Runjaic ribalta una partita incredibile al Tardini di Parma e conquista un successo che vale la prima posizione in classifica. Dieci punti dopo quattro gare, tutti meritati, per una squadra che sta davvero sorprendendo. Contro il Parma alla fine ha meritato ma i padroni di casa possono recriminare. Avanti di due reti, gli emiliani hanno chiuso il primo tempo praticamente con la vittoria in tasca ma nella ripresa, complice anche un cartellino rosso, si sono sciolti di fronte agli avversari che hanno colpito tre volte, imponendosi per 3-2 in una gara davvero spettacolare. Pecchia aveva rinforzato l’attacco schierando sulla trequarti Cancellieri alle spalle di Bonny e confermando Mihaila e Man sulle fasce. In porta Chichizola al posto dello squalificato Suzuki.

Runjaic invece ha puntato su un centrocampo più muscolare con Lovric preferito a Brenner e, in avanti, Thauvin a fare coppia con Lucca. L’obiettivo era chiaro per entrambe le squadre: vincere senza se e senza ma. L’Udinese però deve subito rincorrere. Dopo soli due minuti il Parma è avanti. Angolo dalla destra, cross basso in area piccola di Mihaila per Delprato che, in mezzo a due avversari, infila la palla di piatto alla sinistra di Okoye. Per il capitano è il primo sigillo in carriera in serie A ed è subito pronto anche in difesa smorzando, al 6′, un tiro di Thauvin. Ma il Parma c’è, due minuti dopo, con Cancellieri ben servito da Coulibaly, ma impreciso nella conclusione.

Al 16 è invece Okoye ad opporsi a Man, mentre l’Udinese sfiora il pareggio al 19′ con Thauvin in rovesciata. Ma non si possono elencare tutte le azioni pericolose del primo tempo, viste anche le occasioni capitate a Mihaila, Lovric, Lucca e Payero. Al 28′, su respinta sbagliata di Coulibaly, il Parma rischia l’autorete con palla sulla traversa. L’Udinese gioca più palloni ma i padroni di casa sono implacabili. Bonny al 43′ raddoppia. Man si accentra e serve in area l’attaccante crociato, Bijol è attaccato alle sue spalle ma non può nulla col colosso francese che si gira e segna. Sfortunati invece i friulani due minuti più tardi con Lucca: tiro perfetto ma dritto dritto sul palo alla destra di Chichizola.

A inizio ripresa Runjaic getta nella mischia Kabasele ed Ekkelenkamp, forze fresche senza stravolgere la squadra e l’Udinese va a segno al 5′ con Lucca, di testa, su cross di Kamara. Il Parma soffre e al 23′ subisce il pari. Davis, appena entrato per Lucca, trova l’assist perfetto per Thauvin che deve solo appoggiare in rete. Male invece Keita nel Parma: l’acquisto più oneroso dell’estate (prelevato per 12 milioni dall’Anversa) entra al 10′ ed esce per doppia ammonizione dopo soli 18 minuti. L’Udinese a quel punto deve solo affondare il colpo, e lo fa. Al 32′ Thauvin, ancora su un’iniziativa di Davis, va a segno. L’arbitro annulla per fuorigioco, ma il Var, giustamente, lo corregge e convalida la rete friulana. Le forze cominciano a calare e gli innesti freschi di Pecchia non sortiscono alcun effetto. Unico guizzo, nei minuti di recupero, di Camara, entrato al posto di Mihaila, ma il risultato non cambia. Vince l’Udinese, vince la nuova capolista del campionato di serie A.

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Alla Lazio basta un tempo, con il Verona sono 3 punti

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Grazie ad un avvio scoppiettante la Lazio coglie i tre punti contro un bel Verona e si accomoda al sesto posto in classifica. La seconda vittoria in campionato arriva al termine di una partita non facile, prima molto fisica, quindi meno dinamica ma più ragionata e tattica. Il 2-1 finale, con tutte le marcature concentrate nei primi 20 minuti, è lo specchio di 90′ ben interpretati da entrambe le squadre, decisa da quel tanto di intraprendenza in più mostrata dai padroni di casa. Baroni, che ritrova il suo club della scorsa stagione, conferma Castellanos come vertice offensivo.

Alle spalle dell’argentino Isaksen, Dia e Zaccagni. Zanetti in avanti si affida a Harroui e Lazovic per innescare Tengstedt, preferito a Mosquera. Il quinto minuto non è ancora trascorso e Dia si conferma uomo partita con la seconda rete consecutiva. Servito da Zaccagni, l’ex Salernitana si libera di Dawidowicz e con un rasoterra angolato batte Montipò. La reazione del Verona è però istantanea, favorita dal momento di euforia laziale. Kastanos vede un buco al centro della difesa per servire Tengstedt che a tu per tu con Provedel non sbaglia e fa 1-1 al 7′. La Lazio non ci sta e Rovella (16′) con un gran tiro costringe il portiere gialloblù a deviare in angolo.

Ma è Castellanos il protagonista del nuovo vantaggio laziale: prima si procura un angolo con una spettacolare ‘rabona’, poi devia la battuta di Zaccagni alle spalle di Montipò con un tocco al volo. E’ solo il 20′ e l’Olimpico ha già visto tre reti. Oltre che ricco di emozioni, il match è molto fisico e l’arbitro Zufferli deve distribuire un paio di gialli (Rovella e Tchatchoua) per farsi sentire. Dopo un avvio senza tatticismi, col passare dei minuti la Lazio prende l’iniziativa del gioco, col Verona pronto a pressare e ripartire. I padroni di casa vanno negli spogliatoi meritatamente in vantaggio, contro un avversario sempre presente nel flusso della partita. Poco dopo la ripresa, é Zanetti il primo a ricorrere alla panchina, inserendo Mosquera per Castanos. Il Verona è vivo e mostra di avere dei buoni palleggiatori. L’iniziativa è ancora prevalentemente laziale, ma con più fatica nel conservare il possesso palla.

Quando trovano spazio i biancocelesti sono però pericolosi. Al 16′ doppio miracolo di Montipò per impedire il 3-1 prima a Castellanos e poi Dia. Baroni ha visto i suoi abbassarsi troppo ed ordina un doppio cambio: fuori Castellanos e Isaksen, dentro Castrovilli e Tchaouna. Rispetto alla frenesia iniziale, ora la Lazio cerca di ragionare. Le discesa sulla sinistra di Tavares sono un pericolo costante per la difesa scaligera, ma non sempre sono assecondate dai compagni come meriterebbero. Tchaouna ci prova dalla distanza, gli risponde Montipò con l’ennesima parata.

Rischia anche la Lazio, come sul tiro di Tchatchoua, sul quale si immola Lazzari. Esce Rovella, in debito di lucidità, per Vecino. E’ il momento per la Lazio di gestire il vantaggio (dentro Marusic e Noslin per Lazzari e Zaccagni), per il Verona di alzare il ritmo (in campo Cisse e Sarr, escono Dailiuc e Dani Silva). Ma il forcing gialloblù non trova terminali. Guendouzi e Tavares sono l’ultima diga e dopo 5′ di recupero la Lazio può festeggiare.

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Tennis: Jasmine Paolini quinta nel ranking Wta

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Jasmine Paolini si conferma al quinto posto del ranking Wta. Pressoché invariate la prime 10 posizioni della classifica mondiale che vede in testa Iga Swiatek. Alle spalle della polacca la bielorussa Aryna Sabalenka, la statunitense Jessica Pegula e la kazaka Elena Rybakina. Dietro l’italiana la statunitense Coco Gauff, la cinese Qinwen Zheng e la statunitense Emma Navarro. Esce dalla top 10 la ceca Barbora Krejcikova (undicesima) a vantaggio della greca Maria Sakkari (nona) e della statunitense Danielle Collins (decima).

1. Iga Swiatek (POL) 10885 pts

2. Aryna Sabalenka (BLR) 8716

3. Jessica Pegula (USA) 6220

4. Elena Rybakina (KAZ) 5871

5. Jasmine Paolini (ITA) 5398

6. Coco Gauff (USA) 4983

7. Zheng Qinwen (CHI) 3980

8. Emma Navarro (USA) 3705 9. Maria Sakkari (GRE) 3416 (+1)

10. Danielle Collins (USA) 3178 (+1)

 

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