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Sindaco di Lenola nel mirino degli spacciatori, volevano ucciderlo perchè aiutava un ragazzo a non perdersi

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Un lavoro onesto che avrebbe tolto un giovane dalla vita di strada e dal giro di spaccio. È quanto bastato a una banda di pusher per scatenare ritorsioni al punto da mettere in atto e progettare più di un attentato per uccidere il sindaco di Lenola, piccolo comune di quattromila abitanti in provincia di Latina: un territorio difficile, dove la società civile si trova a fronteggiare clan della camorra ben radicati con i propri affari. In questo caso i problemi per il primo cittadino Lorenzo Magnafico, sessantenne in carica da diverso tempo, sono cominciati lo scorso anno, quando aveva deciso di offrire un impiego ad un giovane trentenne del suo paese, su richiesta di un suo conoscente. “Non lavora più, lo vedo sempre in giro, credo sia un po’ depresso.

Ha perso il padre da poco”, gli diceva un amico. E così il sindaco ha cercato di coinvolgerlo in attività lavorative per organizzare eventi. Di lì a poco, nel settembre 2023, Magnafico si è ritrovato l’auto in fiamme. Da quell’episodio, che i carabinieri definiscono un vero e proprio ‘attentato incendiario’, sono partite le indagini. “Non sapevo che quel giovane fosse coinvolto nello spaccio di droga, volevo solo aiutarlo”, spiega il sindaco. A minacciarlo era la gang che nel frattempo aveva assoldato il trentenne come corriere di hashish e cocaina tra Lenola e Fondi. E quel lavoro pulito, invece, rischiava per i trafficanti di distoglierlo dalle mansioni criminali. Per questo motivo uno dei capi della banda voleva vedere morto Magnafico, tanto da progettare altri attentati: con alcuni complici avrebbero simulato un investimento pedonale, per fortuna fallito dopo le misure di sicurezza messe in campo. Poi l’idea di incendiare un centro ricreativo di Lenola dove si sarebbe svolto un evento musicale. “Con quell’offerta di lavoro stavo dando fastidio a degli spacciatori e neppure me ne rendevo conto – spiega il sindaco – . L’attività dei carabinieri è stata silenziosa: mentre le indagini proseguivano, mi era stata assegnata una scorta che si muoveva con discrezione. Non mi sentivo più solo”.

Timori e sospetti sono finiti due giorni fa, quando i carabinieri della compagnia di Terracina hanno arrestato quattro componenti della gang, tra cui l’ideatore dell’attentato e lo stesso ragazzo a cui il sindaco aveva cercato di concedere una opportunità di vita migliore, andata in fumo per un giro di droga da cui non è riuscito a liberarsi. “Il mio tentativo è fallito, ma forse – riflette il sindaco – lui ha ancora la possibilità di capire il suo errore. È l’unica speranza che mi resta da questa vicenda”.

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Uccisa nel Casertano, Cassazione annulla ergastolo per il marito

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La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo pronunciata dalla Corte di assise di appello di Napoli nei confronti del 42enne Michele Marotta, accusato dell’omicidio della moglie, Maria Tedesco, 33 anni, commesso a San Felice a Cancello (Caserta) l’11 novembre del 2020. La Suprema Corte, nonostante il diverso avviso del procuratore generale, ha accolto il motivo di ricorso presentato dal difensore di Marotta, l’avvocato Dario Vannetiello, annullando senza rinvio la pena del carcere a vita, e rideterminandola in 26 anni e mezzo di reclusione. In primo grado la Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – era il 21 febbraio 2022 – aveva inflitto a Marotta proprio la pena di 26 anni e mezzo per omicidio aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione, poi però la procura sammaritana fece ricorso e la Corte d’Assise d’Appello di Napoli comminò l’ergastolo.

Oggi la Cassazione è tornata dunque alla prima condanna, e determinante nella decisione di annullare la sentenza di secondo grado è stato un cavillo giuridico scoperto dal legale di Marotta; l’impugnazione del pm, accolta in appello, avrebbe dovuto infatti essere dichiarata inammissibile perché il pubblico ministero non avrebbe potuto impugnare la sentenza emessa in primo grado nel punto in cui riteneva equivalenti le attenuanti generiche con le aggravanti contestate. Marotta uccise la moglie in una stradina sterrata di Cancello Scalo, frazione di San Felice a Cancello, sparandole sei colpi di pistola da distanza ravvicinata.

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Investimento a Lido di Camaiore, automobilista arrestata

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È finita agli arresti domiciliari, con l’accusa di omicidio stradale plurimo e lesioni gravissime, la donna che ieri ha investito con una Mercedes Gla a Lido di Camaiore (Lucca) sei persone, tra cui due giovani tedesche, entrambe decedute; Jasmine Bousnina avrebbe compiuto 19 anni fra un mese, mentre Elis Donmez avrebbe compiuto 18 anni domenica prossima. La polizia stradale e la procura di Lucca stanno conducendo gli accertamenti per chiarire come sia potuto accadere un incidente così grave. La donna alla guida dell’auto, Katia Pereira Da Silva, 44enne brasiliana che vive a Viareggio, è risultata negativa agli accertamenti per verificare se fosse alla guida in stato di ebbrezza o avesse assunto stupefacenti.

Andava certo a una velocità “molto elevata” lungo la via Italica, come specificato in una nota firmata dal procuratore Domenico Manzione, nella quale però non si fanno ipotesi specifiche sul perchè, dopo aver investito le due vittime e una loro amica all’altezza dell’incrocio con via Roma Capitale, salendo con l’auto sul marciapiede, la conducente abbia poi proseguito “la marcia per circa 250 metri, senza fermarsi e senza ridurre la velocita, andando prima ad impattare contro” un “palo del semaforo che abbatteva, quindi travolgendo altri tre pedoni per poi concludere la propria corsa quando urtava due veicoli in sosta”. Secondo quanto poi appreso sembra che l’auto, dopo aver investito le tre ragazze, avrebbe proseguito lungo la strada per poi risalire sul marciapiede, urtando poi il palo e investendo le altre tre persone, tutte di nazionalità francese. Nell’immediatezza la 44enne sarebbe apparsa in stato confusionale e avrebbe detto di non esserci accorta di nulla.

Con lei sulla Mercedes, auto che sarebbe stata presa a noleggio e ora è sottoposta a sequestro, viaggiava un’altra donna a sua volta finita in ospedale. L’unica illesa nell’incidente la 44enne: in ospedale è stata portata per gli esami tossicologici. Dei feriti portati in ospedale, si spiega dagli inquirenti, “due sono stati dimessi in mattinata, mentre altri tre sono ancora ricoverati ma, al momento, non sono in pericolo di vita”. Oggi qualcuno ha lasciato dei fiori nel luogo dove sono morte le due giovani tedesche, che facevano parte di una scolaresca proveniente da Duisburg, alloggiata in un hotel del Lido di Camaiore da dove la comitiva è ripartita stamani. In ricordo delle due ragazze domani a Camaiore sarà lutto cittadino: gli uffici comunali si fermeranno alle 12 per un minuto di silenzio con invito ad attività e comunità a fare altrettanto. Lo ha deciso il sindaco Marcello Pierucci che questo pomeriggio ha reso noto di voler contattare il primo cittadino di Duisburg “per esprimere il cordoglio e le condoglianze da parte di tutta la città”.

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Deteneva 12 kg droga, armi e munizioni, arrestato 32enne di Acerra a Lecce

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Più di dodici chili di droga, hashish, marijuana e cocaina, tre pistole pronte all’uso, centinaia di proiettili, una lanciarazzi e circa 5mila euro in contanti ritenuti il provento dello spaccio. È questo il bilancio del sequestro effettuato nel corso di una operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, che hanno arrestato un pregiudicato 32enne della zona. L’uomo, Antonio Baldassarre 32enne di Acerra (Napoli) ma residente a Lecce, aveva nascosto l’ingente quantitativo di droga e le armi all’interno di due garage nella sua disponibilità. Il nervosismo mostrato durante il controllo ha insospettito i militari. Dopo aver consegnato ai carabinieri un sacchetto contenente 2 kg e mezzo di hashish occultato sotto il sellino della moto, i militari hanno fatto scattare la perquisizione nei due garage di pertinenza dove poi è stato scoperto l’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

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