Il dolore può essere un fardello insopportabile, capace di spezzare anche le anime più forti. Questo sembra essere stato il caso di Gerarda Picciariello, una donna di 61 anni che, dopo aver vissuto anni di tormento e disperazione, ha deciso di porre fine alla sua vita in modo tragico. Il 23 giugno di un anno fa, Gerarda si è lanciata contro un treno in corsa, lasciando dietro di sé una lettera straziante, che non solo rappresenta un addio ai suoi cari, ma anche una confessione che potrebbe cambiare le sorti della sua famiglia.
Gerarda Picciariello era la madre di Denise Schiavo, una donna che nel 2014 aveva dato alla luce una bambina, Chiara, nata prematura e che necessitava di cure ospedaliere prolungate. Tuttavia, la felicità della nascita si è presto trasformata in tragedia. La piccola Chiara è stata ricoverata nuovamente poco dopo la nascita a causa di ecchimosi, fratture alla testa e alle costole. Nonostante gli sforzi dei medici, la bambina è deceduta a soli due mesi di vita nell’ospedale pediatrico Santobono di Napoli.
Le indagini hanno presto portato all’accusa contro Denise Schiavo. La perizia medico-legale ha stabilito che la bambina è morta a causa della sindrome del bimbo scosso, una condizione che, secondo la Procura di Salerno, è stata provocata da Denise in un momento di esasperazione. Nonostante la difesa sostenuta dall’avvocato Michele Sarno, Denise è stata condannata a dieci anni di carcere per omicidio preterintenzionale.
Gerarda non ha mai accettato la colpevolezza della figlia. Convinta dell’innocenza di Denise, ha continuato a cercare la verità tra le carte processuali, fino a quando una memoria sepolta in profondità nella sua mente è riemersa. Nella lettera d’addio, Gerarda racconta un episodio che aveva rimosso: un incidente in cui, mentre cercava di adagiare Chiara nella carrozzina, la bambina avrebbe sbattuto la testa contro la portiera della macchina. Gerarda ha descritto quel momento come un flash improvviso, che l’ha portata a credere di essere la responsabile involontaria della morte della nipotina.
«Un velo mi si è alzato dalla mente», scrive Gerarda nella lettera, «mi rivedo con la bambina in braccio mentre cerco di adagiarla nella sua carrozzina… il capo della bimba sbatte vicino alla portiera. Giuro, avevo rimosso quell’episodio». Sentendosi sopraffatta dal senso di colpa, Gerarda ha deciso di porre fine alla sua vita, lasciando ai suoi familiari una richiesta di perdono e il peso di una verità che potrebbe cambiare tutto.
Ora, l’avvocato Michele Sarno intende presentare questa nuova informazione alla giustizia, cercando di ottenere la revisione del processo per Denise Schiavo. La lettera di Gerarda potrebbe infatti rappresentare un elemento chiave per rivedere le conclusioni che hanno portato alla condanna di sua figlia.
Intanto, la lettera sarà inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnata dalla rinnovata richiesta di grazia che Gerarda sperava potesse liberare sua figlia dal peso di una condanna che, forse, non merita.
La tragica fine di Gerarda Picciariello è un doloroso richiamo alla complessità e alla fragilità delle dinamiche umane e alla necessità di cercare sempre la verità, anche quando essa si nasconde tra le ombre dei ricordi più dolorosi.