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Esteri

Ucraina: Kiev estende attacco in territorio russo

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L’Ucraina ha ampliato la sua offensiva in territorio russo e, dopo l’attacco dei giorni scorsi nella regione di Kursk, ha preso di mira la notte scorsa quella di Lipetsk, dove sono stati colpiti con i droni l’aeroporto militare e una centrale elettrica a circa 200 chilometri dal confine. L’offensiva transfrontaliera e’ l’attacco piu’ significativo contro il territorio russo dallo scoppio della guerra nel febbraio 2022. Secondo l’esercito russo, partecipano circa 1.000 soldati e una ventina di mezzi corazzati e carri armati. L’Ucraina non si e’ ufficialmente assunta la responsabilita’ dell’operazione, ma il presidente Volodymyr Zelensky ha affermato in un discorso ieri che la Russia deve “sentire” le conseguenze della sua invasione.

“La Russia ha portato la guerra nella nostra terra e dovrebbe sentire cio’ che ha fatto”, ha detto senza riferirsi direttamente all’offensiva. Nelle prime ore di venerdi’, le autorita’ di diverse regioni russe hanno avvertito di attacchi aerei. Il ministero della Difesa russo ha riferito che un totale di 75 droni sono stati abbattuti nelle regioni di Belgorod, Kursk o Lipetsk o nell’annessa penisola di Crimea.

Le agenzie di stampa russe TASS e RIA Novosti, citando i servizi di emergenza locali, hanno riferito di un incendio in una base aerea dell’esercito nella regione di Lipetsk, che non confina con l’Ucraina poco dopo che il governatore regionale, Igor Artamonov, aveva avvertito di “un massiccio attacco di droni” e aveva decretato lo stato di emergenza, revocato poche ore dopo. Ordinato l’evacuazione di quattro comunita’ a causa dell’attacco, che ha causato danni a una centrale elettrica e interruzioni di corrente.

Secondo le prime informazioni sarebbero rimaste ferite almeno sei persone. Queste offensive aeree si sovrappongono all’incursione delle forze di Kiev nella regione di Kursk. Secondo l’Istituto per lo studio della guerra (ISW), le truppe ucraine hanno ottenuto significativi guadagni territoriali dall’inizio dell’offensiva. “I video geolocalizzati e le affermazioni russe indicano che le forze ucraine hanno continuato ad avanzare rapidamente nella regione di Kursk l’8 agosto, e che sarebbero presenti in aree fino a 35 chilometri dal confine”, dicono gli analisti, pur se “molto probabilmente non controllano” tutto il territorio.

Il ministero della Difesa russo ha assicurato che “l’operazione per distruggere le unita’ dell’esercito ucraino continua” con bombardamenti, razzi e colpi di artiglieria contro le truppe che hanno attraversato il confine. Mosca ha inviato rinforzi per “sventare i tentativi di penetrazione” all’interno del Paese. Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di una “provocazione su larga scala” da parte di Kiev. Gli alleati internazionali dell’Ucraina sono rimasti sorpresi dall’incursione. Il Dipartimento di Stato americano ha espresso sostegno a Kiev ma non ha commentato direttamente l’operazione.

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Giudice sospende caso contro Trump per assalto al Capitol

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Tanya Chutkan, la giudice che supervisiona il caso contro Donald Trump per l’assalto al Capitol, ha accolto la richiesta del procuratore speciale Jack Smith di sospendere le procedure in corso e ha annullato tutte le scadenze pendenti nella fase pre-processuale. Un passo legato alla consolidata prassi del Dipartimento di Giustizia secondo cui un presidente in carica non può essere perseguito.

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Discussioni al Pentagono su come reagire a ordini illegali Trump

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Dirigenti del Pentagono stanno tenendo discussioni informali su cosa fare se Donald Trump dovesse dare un ordine illegale, come ad esempio dispiegare l’esercito internamente, e si stanno preparando all’eventualità che possa modificare le regole per poter licenziare numerosi funzionari pubblici di carriera. Lo riferisce la Cnn. Durante la campagna elettorale, Trump ha ventilato l’ipotesi di impiegare l’esercito contro i suoi nemici politici e anche per respingere i migranti al confine col Messico. La legge americana generalmente vieta l’impiego delle truppe attive per scopi di ordine pubblico. Esistono anche timori che possa smantellare il ruolo dei civili nel Pentagono e sostituire il personale licenziato con dipendenti scelti per la loro lealtà nei suoi confronti.

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Il futuro di Harris dopo la sconfitta

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Kamala Harris non pensa ancora al futuro. La ferita della sconfitta è ancora troppo fresca per consentirle di guardare avanti con lucidità. Ipotizzare la strada che intraprenderà, riferiscono amici e consiglieri, è prematuro ma la vicepresidente potrebbe avere varie opzioni fra cui scegliere una volta che i tempi saranno maturi. La possibilità che resti in politica è la più remota. Al momento anche solo pensare a una sua ricandidatura alle elezioni del 2028 appare un miraggio, considerata la facilità con cui Donald Trump ha vinto. Ma quattro anni in politica sono un’eternità e Harris ha accesso a una vasta rete di donatori che, se il mandato del presidente-eletto dovesse essere caotico, forse potrebbe sostenerla ancora nel cercare di realizzare il sogno di infrangere il soffitto di cristallo. Harris difficilmente – riporta il New York Times – potrebbe decidere di ricandidarsi per il Senato: i due senatori che rappresenteranno la California sono appena stati eletti ed è improbabile che lascino a breve. Nel suo stato Harris potrebbe aspirare a diventare governatrice, raccogliendo l’eredità di Gavin Newsom qualora decidesse, come si vocifera da tempo, di scendere in campo nel 2028.

Fra gli incarichi istituzionali c’è chi sogna che Joe Biden la nomini alla Corte Suprema prima del suo addio alla Casa Bianca. Un’ipotesi irrealizzabile visto che i democratici dovrebbero prima convincere la giudice Sonya Sotomayor a lasciare e poi premere sull’acceleratore per confermare Harris prima del 20 gennaio. Le ipotesi che, al momento, sono le più accreditate fra i sui alleati sono il settore privato, anche nei panni di lobbista, o l’ingresso in un think tank dove avrebbe la possibilità di portare avanti le sue cause senza le restrizioni imposte dal ruolo di vicepresidente di Biden. Harris potrebbe optare anche per scrivere un libro, sulla scia di quanto fatto da Hillary Clinton nel 2016 dopo la sconfitta contro Donald Trump. Quello che appare certo è che la vicepresidente, trascorsi questi ultimi 70 giorni alla Casa Bianca, si prenderà del tempo per sé stessa e per riflettere sulle sue prossime mosse fra passeggiate e cibo non consumato in aereo. Poco prima del voto, per l’esattezza il 27 ottobre, Harris aveva infatti chiarito che fra i suoi piani post-elezioni ci sarebbe stato “ingrassare qualche chilo”. “Mi stanno consumando”, aveva scherzato ignara di quello che l’avrebbe attesa solo qualche giorno dopo.

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