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Cronache

Fucilate contro la band heavy metal Burial of Babylon, un ferito

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Alcuni colpi di carabina sono stati esplosi sul palco allestito nel castello di Bereguardo, in provincia di Pavia, dove nella notte tra venerdì e sabato si stava esibendo il gruppo heavy metal Burial of Babylon. La musica ha coperto il rumore degli spari, provenienti da alcune decine di metri di distanza, e la band se n’è accorta soltanto quando il chitarrista, 20 anni, è andato in ospedale per un fastidio a una spalla: sentiva bruciore e ha pensato a una puntura di calabrone. Quando i medici del Policlinico San Matteo lo hanno visitato, però, gli hanno trovato sotto la cute un pallino calibro 4.5.

A quanto ricostruito dagli investigatori, nel corso del concerto sarebbero stati esplosi almeno altri due o tre colpi che hanno lasciato segni sugli strumenti musicali. Secondo gli agenti della Squadra Mobile di Pavia, che stanno tentando di identificare il responsabile con la Scientifica al lavoro sulla traiettoria, potrebbe essersi trattato di qualcuno che abita in zona e che era infastidito dalla musica alta.

L’esibizione dei Burial of Babylon è arrivata infatti poco prima di mezzanotte, quando il concerto rock metal stava volgendo al termine. Il sindaco di Bereguardo, Felice Bonizzoni, si è detto incredulo, spiegando che una vicenda del genere non era mai accaduta nel paese. “Non riesco proprio a immaginare chi possa essere stato a fare una sciocchezza simile. È vero – ha aggiunto -, organizziamo numerosi eventi musicali come quello di sabato scorso. Ma non mi sarei mai aspettato che qualcuno infastidito alla musica sparasse contro un complesso di ragazzi.

Nessuno si era mai lamentato negli uffici comunali per il volume alto”. L’episodio, che si è concluso con pochi giorni di prognosi per il chitarrista ma che avrebbe potuto avere conseguenze ben peggiori, ricorda quello di Padova, dove soltanto poche settimane fa un 75enne ha sparato con un fucile da caccia contro una festa di laurea, ferendo lievemente tre giovani.

L’anziano, che subito dopo si è tolto la vita, sarebbe stato infastidito dagli schiamazzi e dai festeggiamenti nell’abitazione di un vicino di casa. Appena 24 ore più tardi, un altro episodio analogo, ma fortunatamente senza feriti, era avvenuto ad Albenga, in provincia di Savona. In questo caso un 90enne stanco del chiasso della movida si era affacciato alla finestra imbracciando un fucile e intimando di spegnere la musica perché non riusciva a dormire. All’arrivo dei carabinieri nell’abitazione dell’anziano, l’arma era risultata scarica.

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Deteneva 12 kg droga, armi e munizioni, arrestato 32enne di Acerra a Lecce

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Più di dodici chili di droga, hashish, marijuana e cocaina, tre pistole pronte all’uso, centinaia di proiettili, una lanciarazzi e circa 5mila euro in contanti ritenuti il provento dello spaccio. È questo il bilancio del sequestro effettuato nel corso di una operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, che hanno arrestato un pregiudicato 32enne della zona. L’uomo, Antonio Baldassarre 32enne di Acerra (Napoli) ma residente a Lecce, aveva nascosto l’ingente quantitativo di droga e le armi all’interno di due garage nella sua disponibilità. Il nervosismo mostrato durante il controllo ha insospettito i militari. Dopo aver consegnato ai carabinieri un sacchetto contenente 2 kg e mezzo di hashish occultato sotto il sellino della moto, i militari hanno fatto scattare la perquisizione nei due garage di pertinenza dove poi è stato scoperto l’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

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Cronache

Uccide la moglie e si presenta ai carabinieri

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Femminicidio a Sestri Levante questa mattina. Un uomo di 74 anni, Giampaolo Bregante, ha sparato alla moglie, Cristina Marini. Dopo l’omicidio si è presentato dai carabinieri e ha confessato. Secondo le prime informazioni l’uomo ha detto di avere ucciso la moglie per “porre fine alla sua depressione e visto che la moglie si rifiutava di prendere le medicine per le cure”. Sul posto sono arrivati i medici del 118 e i carabinieri del nucleo investigativo. I militari sono coordinati dal pm Stefano Puppo.

Comandante di lungo corso, Giampaolo Brigante è conosciuto come una persona tranquilla, amante del mare. Ieri era con alcuni suoi amici a giocare a pinnacolo, come tutti i giorni. “Amava raccontare le sue avventure per mare sui traghetti – raccontano gli amici – Era preoccupato solo per la depressione della moglie ma non faceva trapelare nulla”. Il primo ad accorrere sul luogo dell’omicidio è stato il figlio Righel avvisato dal padre dopo che aveva sparato alla moglie, assieme ai carabinieri che avevano ricevuto la telefonata da parte dell’omicida. Il corpo di Cristina Marini si trovava riverso in cucina. Giampaolo Bregante è stato quindi condotto nella caserma di via Val di Canepa a disposizione del magistrato di turno.

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San Gennaro fa il miracolo e il Cardinale chiede giustizia sociale per Napoli

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Questa mattina, alle 10 in punto, il miracolo di San Gennaro si è ripetuto nel Duomo di Napoli, portando con sé un profondo significato religioso e sociale. Come da tradizione, l’annuncio della liquefazione del sangue del santo Patrono è stato dato dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ai fedeli che gremivano la cattedrale. Il sangue, contenuto nella famosa ampolla, era già sciolto al momento in cui è stato portato sull’altare maggiore, trasportato dai seminaristi. La celebrazione eucaristica, come sempre, ha attirato numerosi fedeli e personalità illustri, tra cui il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il governatore Vincenzo De Luca, il principe Carlo di Borbone, il principe Emanuele Filiberto di Savoia e l’attrice Marisa Laurito.

La tradizione del miracolo di San Gennaro, atteso tre volte l’anno – il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre – è un momento di grande devozione per i napoletani, che vedono in questo evento un segno di protezione e speranza.

Durante la sua omelia, l’arcivescovo Battaglia ha collegato il miracolo del sangue con la sofferenza e le difficoltà vissute dalla città. “Questo sangue si mescola sempre con il sangue dei poveri, degli ultimi, con il sangue versato a causa della violenza e del degrado sociale”, ha dichiarato, ricordando tragedie recenti come il crollo di Scampia e l’esplosione di Forcella. Con queste parole, Battaglia ha voluto sottolineare la necessità di una risposta collettiva e solidale alle sfide che Napoli affronta quotidianamente.

L’arcivescovo ha proseguito il suo discorso ponendo l’accento sull’importanza di affrontare le emergenze sociali come opportunità per costruire un futuro di giustizia e pace. Ha menzionato l’emergenza educativa e abitativa come priorità che richiedono interventi immediati, ma che al tempo stesso offrono la possibilità di disegnare una nuova traiettoria per la città. “Occorre avere il coraggio di superare la logica della competizione ad oltranza per abbracciare quella della cooperazione”, ha esortato Battaglia, invitando la comunità a riscoprire il valore della solidarietà e della cura reciproca.

Napoli, città dalle profonde contraddizioni ma anche dalle grandi risorse umane, è stata al centro di un appello accorato a ripartire da quei gesti semplici ma fondamentali che la sorreggono ogni giorno: “Ricorda sempre di custodire con tutto te stessa e ripartire ogni giorno dalle poche cose che contano”, ha detto Battaglia, invitando i napoletani a non voltare mai lo sguardo di fronte alla sofferenza altrui e a lottare per una città più giusta e pacifica.

Il miracolo di San Gennaro, dunque, non è solo un evento religioso, ma un invito a riscoprire la dimensione della solidarietà, della cooperazione e della speranza, elementi essenziali per costruire una Napoli migliore e più equa. Concludendo, l’arcivescovo ha invocato la protezione del santo Patrono affinché il segno del suo sangue “ravvivi sempre in noi il desiderio di realizzare per la nostra terra e per il mondo intero il sogno di Dio”.

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