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Musetti, bronzo olimpico: ripagati i miei sacrifici

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Il momento atteso cento anni è arrivato sulla terra rossa del Roland Garros: l’Italia del tennis torna a conquistare una medaglia alle Olimpiadi. Lo fa con Lorenzo Musetti, vincitore della finale per il bronzo del singolare maschile di Parigi 2024 in tre set con il canadese Felix Auger-Aliassime. Sempre nella capitale francese, nel 1924 fu il conte Uberto de Morpurgo a conquistare un altro bronzo, finora era stata l’unica medaglia a cinque cerchi per lo sport della racchetta che tante soddisfazioni sta regalando ai tifosi italiani e che, dopo la rinuncia del numero 1 al mondo Jannick Sinner, pensava di tornare a casa a mani vuote. E invece, come si sa già da ieri, domani il medagliere italiano si aggiornerà ulteriormente: nella finale del doppio femminile le azzurre Sara Errani e Jasmine Paolini sfideranno le russe, sotto bandiera neutrale, Mirra Andreeva e Diana Shnaider.

Sul campo Philippe-Chartrier, Musetti e Aliassime partono alla pari e accendono il Roland Garros con scambi a reti e sprazzi di spettacolo (tra cui un ‘tweener’ dell’azzurro, un colpo sotto le gambe), con l’italiano che conduce il match, si procura subito una chance di break ma poi la spreca a rete. Sul 4-4, però, il break si concretizza e Musetti chiude il primo set 6-4. La serata sembra insomma prendere subito la piega giusta, ma a inizio del secondo set il canadese alza il ritmo, Musetti sembra perdere in concentrazione, e tra i suoi errori e i servizi vincenti di Aliassime è subito break. Sullo 0-2, Musetti ha tre palle per strappare il servizio all’avversario e rimettersi in carreggiata, ma le spreca e tutte lasciando scappare sul 3-0 Aliassime. E’ il momento di crisi per Musetti, come conferma il secondo break subito.

Sul 5-1 Aliassime va al servizio per rimettere in sesto il match, e lo fa. All’ultimo duello, Musetti invece rimette in sesto la testa, e così game su game, in equilibrio fino al 3-3. Negli ultimi mesi il tennista azzurro ha compiuto grandi passi in avanti, in particolare sotto il punto di vista mentale. Non a caso, quindi nel momento decisivo, forse il più importante della carriera, viene fuori il suo miglior tennis. Uno smash per andare sul 4-3, poi il break del 5-3 mettendo in mostra colpi da maestro. Come la palla corta sul match point che chiude i conti. E fa scoppiare la festa azzurra.

“E’ stata durissima, ma mi sono sacrificato per la maglia azzurra e adesso sono contentissimo perché tutti questi sacrifici sono stati ripagati con un’importantissima medaglia”. Conquistata dopo una vera e proprio “maratona tennistica” cominciata con la finale di Umago della scorsa settimana e terminata con la vittoria nella finalina del Roland Garros. “Arrivato in semifinale – ha ammesso – pensavo di poter arrivare a un traguardo ancora più prestigioso”. Ma di fronte a lui c’era Nole Djokovic che domani, nella finalissima contro Carlos Alcaraz, cercherà di portare in Serbia il suo primo oro olimpico di una carriera in cui ha vinto tutto quello che c’era da vincere. “La sconfitta con Nole mi è servita da lezione per la partita contro Aliassime. Come mi hanno chiesto dalla tribuna, non ho mollato mai”. Il premio è stato di bronzo.

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Americas Cup, Luna Rossa batte American Magic e sfiderà Ineos per accedere alla finale contro New Zealand

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Luna Rossa si è qualificata per la finale della Louis Vuitton Cup, dove affronterà Ineos Britannia.

L’equipaggio italiano del team Prada Pirelli ha ottenuto il punto decisivo contro American Magic nell’ottava regata della semifinale, chiudendo la serie con un punteggio di 5-3. Nonostante un iniziale vantaggio di 4-0, Luna Rossa ha visto un parziale recupero da parte degli statunitensi, che si sono portati sul 4-3, prima della reazione decisiva degli italiani. La finale contro Ineos Britannia si giocherà al meglio delle 13 regate a partire dal 26 settembre, e decreterà chi sfiderà Team New Zealand nell’America’s Cup, che si terrà dal 12 ottobre.

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Attesa per Juve-Napoli, per Conte è un ritorno a casa: nessuno potrà cancellare mia storia

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Ritorno nella sua storia, quella che ha scritto prima in campo e poi in panchina e che “nessuno potrà mai cancellare”. Antonio Conte ha presentato, in conferenza stampa, la sfida che il suo Napoli giocherà contro la Juventus all’Allianz Stadium sabato. Gli azzurri arrivano al match dopo il sorpasso in classifica della settimana scorsa, un +1 che ha caricato l’ambiente partenopeo per quella che è sempre stata e sempre sarà la partita. Prima di ogni ragionamento, però, Conte ha voluto ricordare Totò Schillaci con cui ha condiviso i suoi primi passi proprio alla Juventus: “A soli 59 anni ci viene a mancare una persona che per noi del Sud è stato un emblema, una persona che ce l’aveva fatta. Sono veramente molto rattristato e dispiaciuto – ha detto Conte -. Un pensiero alla famiglia per la perdita di un’ottima persona”.

Schillaci nel cuore, la Juventus nella testa: “La mia storia parla di 13 anni trascorsi alla Juve da calciatore dove sono stato capitano e abbiamo vinto tutto. Ho avuto la possibilità di fare l’allenatore e di aprire un ciclo che è durato 9 nove anni. Faccio parte della storia della Juventus e nessuno me la potrà cancellare”, ha affermato Conte che non ha poi nascosto che per lui “sarà una grande emozione” tornare in uno ‘Stadium’ pieno. La prima volta che il tecnico salentino, infatti era tornato a Torino da allenatore, ai tempi dell’Inter, quando arrivò con lo scudetto appena conquistato sul petto, gli spalti erano vuoti a causa delle restrizioni imposte dal Covid: “Ci saranno i tifosi”, ha aggiunto Conte, che ha poi evidenziato che la partita arriva in una “fase di assestamento per le squadre”. Non un match scudetto, al momento, ma una partita da “tre punti”. Un test da affrontare “in modo serio”.

Per quanto riguarda l’avversario Conte si è detto sicuro: “Siamo su due piani diversi, ma credo che entrambe abbiamo voglia di rivalsa. La Juve non si può accontentare del terzo posto dell’anno scorso, noi dell’anno scorso”. Poi un pensiero su Thiago Motta: “È stato un mio calciatore, è un ragazzo molto serio, bravo – ha affermato Conte -. A Bologna ha fatto benissimo, gli auguro il meglio, ma non nelle partite contro di noi. L’eredità che raccoglie è un’eredità pesante, perché Allegri ha scritto parecchie pagine di storia. Allenare la Juve non è mai banale, perché la richiesta è sempre la vittoria”. Quella vittoria che è il centro del lavoro quotidiano di Conte, un lavoro che quest’anno può proseguire liscio perché non ci sono coppe europee. Un vantaggio? Conte ha analizzato le due facce della medaglia: “Non giocare le coppe dà il vantaggio di poter lavorare di più e quando arrivi in un nuovo club hai bisogno di tempo per lavorare sulle tue idee. Se avessimo dovuto giocare tante partite eravamo fregati – ha affermato Conte -. Lo svantaggio è che la rosa non è competitiva come quella di una squadra costruita per fare le coppe”.

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Champions: l’Inter argina il City, 0-0 all’Etihad Stadium

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L’avventura dell’Inter nella nuova Champions League inizia con un pareggio in casa del Manchester City. All’Etihad Stadium finisce 0-0 tra sofferenza e qualche potenziale occasione non sfruttata da parte dei nerazzurri, autori comunque di una bella prestazione a livello caratteriale.

Una gara quasi tutta d’attesa e ripartenze da parte degli uomini di Simone Inzaghi, costretti a serrare le linee per arginare nel miglior modo possibile i citizens, stranamente poco freddi sotto porta in diverse situazioni molto interessanti. Dopo le fatiche d’Europa ora l’Inter sara’ attesa dal delicato derby contro il Milan in campionato. In avvio gli inglesi provano subito a portare grande pressione nella meta’ campo avversaria, cercando il varco per far male ai nerazzurri. Gli uomini di Inzaghi serrano le linee, restano in attesa e appena recuperano palla tentano un paio di discese in contropiede potenzialmente pericolose, ma sempre innocue. Al 24′ la prima vera chance per il City capita sul mancino di Savinho dopo un cross da sinistra, ma il brasiliano impatta male e indirizza sul fondo.

Una decina di minuti piu’ tardi, invece, e’ Haaland a sfiorare il palo alla sinistra di Sommer con un diagonale strozzato dal limite dell’area. La risposta interista e’ affidata prima a Thuram, che al 42′ sbaglia la mira con un destro di prima intenzione su una palla messa al centro da sinistra, poi allo scadere del primo tempo e’ Carlos Augusto ad impegnare Ederson con un mancino da posizione ravvicinata.

Nella ripresa la squadra di Guardiola torna a fare la partita e al 69′ crea una palla gol gigante per il vantaggio: Grealish e Gundogan liberano Foden al tiro dopo un bellissimo scambio nello stretto, il giovane inglese pero’ non riesce ad angolare il destro e viene bloccato da Sommer. L’Inter soffre ma resta viva, tornando a farsi vedere in avanti al 76′ ancora grazie ad una ripartenza conclusa dai neo entrati Dumfries e Mkhitaryan: l’olandese scappa a destra e mette al centro dove arriva l’armeno che calcia alto da posizione invitante. Nel finale gli inglesi premono a caccia del gol vittoria, ma le due ultime chances capitate sulla testa di Gundogan non vanno a buon fine.

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