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Khelif: Bach chiude la porta alla politica, ‘basta odio’

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Fuori la politica dai Giochi. La parola d’ordine non scritta delle Olimpiadi (ma in realta’ contenuta nella carta olimpica per gli atleti) è ribadita con forza da Thomas Bach, perche’ dopo nove giorni di gare resta altissima la polemica su Imane Khelif, la pugilatrice algerina ammessa dopo l’esclusione della federboxe mondiale per valori ormonali da uomo. La rissa fuori dal ring è divenuta globale, e lo sport chiude la porta. Intanto, Imane è tornata sul ring in una bolgia di tifo per vincere dopo tre riprese e tanti pugni (dati e presi) e conquistare la certezza della medaglia: il suo incontro, che altrimenti sarebbe stato uno dei mille eventi sportivi della giornata olimpica, ha attirato tv e media da mezzo mondo.

Una vittoria che spazza via anche le polemiche minori del mondo del pugilato. In mattinata l’International boxing association aveva provocato il Cio, suo grande nemico, promettendo ad Angela Carini il premio come avesse vinto l’oro, nonostante il ritiro dopo 46″; ma l’Italia ha detto no alla proposta della federazione guidata dal russo Kremlev. Su tutto, c’è la barriera alzata da Bach, che ha abbandonato i tradizionali toni felpati da diplomatico. “Noi non partecipiamo alla polemica politica. E diciamo basta all’ondata di odio”. Il presidente del Cio, al nono giorno di Parigi 2024, si è presentato insolitamente di fronte alla stampa mondiale, nel punto solitamente riservato ai dirigenti, per ribadire quanto detto ieri, uscendo dall’incontro con la premier italiana, Giorgia Meloni.

“Imane Khalif è nata donna, cresciuta donna, ha passaporto femminile, ha gareggiato per anni come donna. Questa e’ una chiara definizione di donna”. Il discorso vale anche per l’altra pugilatrice con valori ormonali da uomo, la taiwanese Lin Yu Ting. Quanto sia complessa la questione anche per lo sport, e’ dimostrato dalla rettifica che il Cio e’ stato costretto a fare a posteriori sulle parole di Bach (“non parliamo di intersex”, ma intendeva dire “non parliamo di transgender”). A conferma di come banalizzare sia rischioso. La bufera mondiale ai Giochi si era scatenata attorno all’algerina, e anche prima di salire sul ring contro Carini. Non solo Jk Rowling, Salvini, Elon Musk, e poi grande parte del centrodestra hanno duramente attaccato la presenza di Khelif sul ring, spesso definendola quella che non e’ – atleta transgender -: e’ intervenuto il Cremlino, la ministra dello sport del neonato governo laburista britannico, e per ultima Budapest, con un video dell’avversaria Anna Hamori che definisce l’algerina “un uomo”.

La delegazione di Algeri ai Giochi ha annunciato che la denuncera’. Ma le polemiche che piu’ hanno impressionato sono state quelle dettate “dall’agenda politica”, per dirla con Bach. Il suo Cio e’ spesso accusato di rimanere in equilibrio precario su temi politici, ma dal punto di vista di Losanna lo sport olimpico vuole essere una bolla felice, dove i palestinesi e gli israeliani possono convivere, e i russi partecipano nelle stesse gare degli ucraini purché non schierati per la guerra. Ma il tema gender – vero o presunto – è trasversale e soprattutto mondiale: l’incrocio con l’evento più planetario che possa esistere ha creato la deflagrazione. “Sul fatto che Khelif sia donna – ha puntualizzato allora Bach – non c’è mai stato alcun dubbio.

Quello che stiamo vedendo ora è che alcuni vogliono appropriarsi della definizione di donna, invito queste persone a fornirci una definizione scientifica di cosa significhi essere donna… Ma non contribuiremo ai dibattiti politici e l’incitamento all’odio sui social media è inaccettabile”. In questo quadro, il tema del pugilato e dello scontro tra il Cio e l’Iba, la federazione mondiale ora guidata dal russo Kremlev, e’ collaterale. “Vogliamo il pugilato nel programma di Los Angeles 2028, perche’ e’ un sport popolare nel mondo e con implicazioni sociali: ma per farlo, abbiamo bisogno di una federazione mondiale che sia affidabile”. E che non ceda, anch’essa, ai giochi politici.

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Americas Cup, Luna Rossa batte American Magic e sfiderà Ineos per accedere alla finale contro New Zealand

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Luna Rossa si è qualificata per la finale della Louis Vuitton Cup, dove affronterà Ineos Britannia.

L’equipaggio italiano del team Prada Pirelli ha ottenuto il punto decisivo contro American Magic nell’ottava regata della semifinale, chiudendo la serie con un punteggio di 5-3. Nonostante un iniziale vantaggio di 4-0, Luna Rossa ha visto un parziale recupero da parte degli statunitensi, che si sono portati sul 4-3, prima della reazione decisiva degli italiani. La finale contro Ineos Britannia si giocherà al meglio delle 13 regate a partire dal 26 settembre, e decreterà chi sfiderà Team New Zealand nell’America’s Cup, che si terrà dal 12 ottobre.

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Attesa per Juve-Napoli, per Conte è un ritorno a casa: nessuno potrà cancellare mia storia

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Ritorno nella sua storia, quella che ha scritto prima in campo e poi in panchina e che “nessuno potrà mai cancellare”. Antonio Conte ha presentato, in conferenza stampa, la sfida che il suo Napoli giocherà contro la Juventus all’Allianz Stadium sabato. Gli azzurri arrivano al match dopo il sorpasso in classifica della settimana scorsa, un +1 che ha caricato l’ambiente partenopeo per quella che è sempre stata e sempre sarà la partita. Prima di ogni ragionamento, però, Conte ha voluto ricordare Totò Schillaci con cui ha condiviso i suoi primi passi proprio alla Juventus: “A soli 59 anni ci viene a mancare una persona che per noi del Sud è stato un emblema, una persona che ce l’aveva fatta. Sono veramente molto rattristato e dispiaciuto – ha detto Conte -. Un pensiero alla famiglia per la perdita di un’ottima persona”.

Schillaci nel cuore, la Juventus nella testa: “La mia storia parla di 13 anni trascorsi alla Juve da calciatore dove sono stato capitano e abbiamo vinto tutto. Ho avuto la possibilità di fare l’allenatore e di aprire un ciclo che è durato 9 nove anni. Faccio parte della storia della Juventus e nessuno me la potrà cancellare”, ha affermato Conte che non ha poi nascosto che per lui “sarà una grande emozione” tornare in uno ‘Stadium’ pieno. La prima volta che il tecnico salentino, infatti era tornato a Torino da allenatore, ai tempi dell’Inter, quando arrivò con lo scudetto appena conquistato sul petto, gli spalti erano vuoti a causa delle restrizioni imposte dal Covid: “Ci saranno i tifosi”, ha aggiunto Conte, che ha poi evidenziato che la partita arriva in una “fase di assestamento per le squadre”. Non un match scudetto, al momento, ma una partita da “tre punti”. Un test da affrontare “in modo serio”.

Per quanto riguarda l’avversario Conte si è detto sicuro: “Siamo su due piani diversi, ma credo che entrambe abbiamo voglia di rivalsa. La Juve non si può accontentare del terzo posto dell’anno scorso, noi dell’anno scorso”. Poi un pensiero su Thiago Motta: “È stato un mio calciatore, è un ragazzo molto serio, bravo – ha affermato Conte -. A Bologna ha fatto benissimo, gli auguro il meglio, ma non nelle partite contro di noi. L’eredità che raccoglie è un’eredità pesante, perché Allegri ha scritto parecchie pagine di storia. Allenare la Juve non è mai banale, perché la richiesta è sempre la vittoria”. Quella vittoria che è il centro del lavoro quotidiano di Conte, un lavoro che quest’anno può proseguire liscio perché non ci sono coppe europee. Un vantaggio? Conte ha analizzato le due facce della medaglia: “Non giocare le coppe dà il vantaggio di poter lavorare di più e quando arrivi in un nuovo club hai bisogno di tempo per lavorare sulle tue idee. Se avessimo dovuto giocare tante partite eravamo fregati – ha affermato Conte -. Lo svantaggio è che la rosa non è competitiva come quella di una squadra costruita per fare le coppe”.

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Champions: l’Inter argina il City, 0-0 all’Etihad Stadium

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L’avventura dell’Inter nella nuova Champions League inizia con un pareggio in casa del Manchester City. All’Etihad Stadium finisce 0-0 tra sofferenza e qualche potenziale occasione non sfruttata da parte dei nerazzurri, autori comunque di una bella prestazione a livello caratteriale.

Una gara quasi tutta d’attesa e ripartenze da parte degli uomini di Simone Inzaghi, costretti a serrare le linee per arginare nel miglior modo possibile i citizens, stranamente poco freddi sotto porta in diverse situazioni molto interessanti. Dopo le fatiche d’Europa ora l’Inter sara’ attesa dal delicato derby contro il Milan in campionato. In avvio gli inglesi provano subito a portare grande pressione nella meta’ campo avversaria, cercando il varco per far male ai nerazzurri. Gli uomini di Inzaghi serrano le linee, restano in attesa e appena recuperano palla tentano un paio di discese in contropiede potenzialmente pericolose, ma sempre innocue. Al 24′ la prima vera chance per il City capita sul mancino di Savinho dopo un cross da sinistra, ma il brasiliano impatta male e indirizza sul fondo.

Una decina di minuti piu’ tardi, invece, e’ Haaland a sfiorare il palo alla sinistra di Sommer con un diagonale strozzato dal limite dell’area. La risposta interista e’ affidata prima a Thuram, che al 42′ sbaglia la mira con un destro di prima intenzione su una palla messa al centro da sinistra, poi allo scadere del primo tempo e’ Carlos Augusto ad impegnare Ederson con un mancino da posizione ravvicinata.

Nella ripresa la squadra di Guardiola torna a fare la partita e al 69′ crea una palla gol gigante per il vantaggio: Grealish e Gundogan liberano Foden al tiro dopo un bellissimo scambio nello stretto, il giovane inglese pero’ non riesce ad angolare il destro e viene bloccato da Sommer. L’Inter soffre ma resta viva, tornando a farsi vedere in avanti al 76′ ancora grazie ad una ripartenza conclusa dai neo entrati Dumfries e Mkhitaryan: l’olandese scappa a destra e mette al centro dove arriva l’armeno che calcia alto da posizione invitante. Nel finale gli inglesi premono a caccia del gol vittoria, ma le due ultime chances capitate sulla testa di Gundogan non vanno a buon fine.

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