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Spettacoli

De Piscopo, ’40 anni di Stop Bajon, vi racconto la mia storia’

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“Ho fatto davvero tante cose nella mia vita e nella mia carriera. Con questo tour vi racconto la mia storia, l’amicizia fraterna con Pino Daniele, gli aneddoti, le emozioni. Questa è la mia nuova batteria, guardate quanto è bella. Guagliu’ buon divertimento”. Il 27 luglio Tullio De Piscopo ha trascinato il pubblico di Taranto con lo spettacolo “40 anni di Stop Bajon”, uno degli eventi del “Mon Reve Summer Festival 2024”. Il percussionista e compositore napoletano ha proposto le hit che lo hanno imposto anche a livello internazionale con importanti collaborazioni.

“La musica – ha detto dal palco dopo un assolo alla batteria – è amore e passione”. “Stop Bajon” è la canzone che nel 1984 Pino Daniele scrisse per De Piscopo, “convincendolo” a cantare per la prima volta: fu un successo che da subito incontrò i favori della critica e del pubblico che amarono il rap ante litteram con un riconoscibilissimo “sound napoletano”. A 40 anni da quel trionfo Tullio De Piscopo ha reinciso su vinile “Stop Bajon”, riproponendo quel suo messaggio eterno ed universale.

Questo concerto è un viaggio musicale attraverso le esperienze di vita e di musica di Tullio De Piscopo, con brani dedicati a Pino Daniele, la versione originale di “Libertango” (con la quale nel 1974 avviò la collaborazione con Astor Piazzolla), in cui il musicista passa dal jazz al blues, per poi proseguire con le sue canzoni di maggior successo come la mitica Stop Bajon, E fatto ‘e sorde eh!!, Andamento Lento, E Allora E Allora. L’artista napoletano ha ricordato i tempi dei tour della super band con Pino Daniele, Tony Esposito, James Senese, Joe Amoruso e Rino Zurzolo, “quel viaggio in bus da Formia a Dortmund, la cena a base di salsiccette e birra, le risate con gli amici di sempre”. “Avevo già un accordo per un Lp – ha raccontato – con la Curci, etichetta milanese. Stavo per partire quando mi disse: lascia perdere: l’album te lo faccio fare io’. Gli dissi: ‘Ma come? Ho firmato un contratto, passo i guai’. E lui: ‘Non ti preoccupare, chiediamo la liberatoria’. Pino era fatto così”.

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Musica

Il megashow Rock in Rio celebra i suoi 40 anni con Mariah Carey

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Il festival Rock in Rio, il più grande di musica rock del Brasile, celebra quest’anno i 40 anni dalla sua nascita, nel 1985, anno della fine dell’ultima dittatura militare. Tra le star internazionali più attese Ed Sheeran (il 19 settembre), Cyndi Lauper, che si esibirà il giorno dopo dando il cambio alla pop star verde-oro Ivete Sangalo e Mariah Carey, che salirà sul palco domenica 22 settembre, subito dopo il mitico cantante brasiliano Ney Matogrosso e prima di Shawn Mendes. A Rio de Janeiro, quella iniziata venerdì scorso e che si concluderà il 22 di settembre, è però solo la decima edizione perché le altre trenta si sono celebrate nella penisola iberica, in Portogallo col nome di “Rock in Rio Lisboa” e in Spagna come “Rock in Rio Madrid”. Il mega-evento si svolge nella City of Rock, una struttura di 385.000 metri quadrati situata nel Parco Olimpico di Rio de Janeiro, con sette palchi. Si attendono almeno 700 mila spettatori per i prossimi giorni.

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Spettacoli

Emmy, a sorpresa ‘Hacks’ è la miglior commedia

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‘Hacks’ ha vinto a sorpresa come miglior serie comica alla 76ma edizione degli Emmy. Lo show Hbo/Max su una matura comedian che deve riconquistare pubblico e verve, ha strappato il premio più pesante tra le commedie per il piccolo schermo alla favorita The Bear, che si aspettava di bissare con la seconda stagione il trionfo della passata edizione. ‘Hacks’ vince anche per la scrittura (nella squadra anche la sceneggiatrice italiana Lucia Aniello) e per la protagonista, la 73enne Jean Smart. Nessun imprevisto, invece, all’apertura della busta per la migliore serie drammatica: ‘Shogun’ si è portata a casa la statuetta senza smentire i pronostici, arrivando a un montepremi da record di 18 Emmy in un’unica stagione, se si sommano i 14 ottenuti nelle categorie tecniche. Finora, deteneva il primato l’ultima stagione di ‘Games of Thrones’, che aveva guadagnato 12 Emmys. Lo show prodotto da Hulu-Disney+ e girato anche in giapponese è il primo in lingua non inglese a ottenere il riconoscimento più prestigioso degli ‘Oscar della televisione’. Solo il sudcoreano ‘Squid Game’ era arrivato in finale due anni fa, ma poi aveva vinto ‘Succession’.

L’epopea sugli intrighi del Giappone feudale ha vinto anche per la regia e per i migliori protagonisti con Hiroyuki Sanada, che interpreta l’imponente lord Yoshii Toranaga, e Anna Sawai, per il suo ruolo della finta placida Lady Mariko. La miniserie che è piaciuta di più alla Television Academy è stata la black comedy di Netflix ‘Baby Reindeer’, che conquista altri tre premi per la sceneggiatura e per il ruolo da protagonista a Richard Gadd, che ha raccontato la propria esperienza di vittima di stalking, e all’attrice secondaria Jessica Gunning, che veste i panni dell’ossessiva Martha. “Non pensavo che avrei rimesso insieme i cocci della mia vita dopo quello che mi è successo – ha detto il comedian accettando la statuetta, sul palco del Peacock con il kilt a ricordare le origini scozzesi -. Questa è per tutti quelli che attraversano periodi difficili: niente dura per sempre, alla fine la situazione migliora”. Anche ‘The Bear ha vinto quattro Emmy che, sommati a quelli vinti ai Creative Arts dello scorso fine settimana, diventano 11 vittorie quest’anno, rispetto alle 10 ottenute nella 75ma edizione del premio, che si è tenuta a gennaio, in ritardo rispetto alla consueta data di metà settembre, per via degli scioperi a Hollywood.

Anche se i Berzatto non sono più la commedia dell’anno, lo chef tormentato Carmy è ancora il miglior protagonista di una serie comica: un bis sul palco del Peacock per Jeremy Allen White, che ha dichiarato: “Questo show mi ha cambiato la vita e racconta che cambiare è sempre possibile. Basta crederci”. Vince per ‘The Bear’ anche Liza Colón-Zayas, 52 anni, alla prima nomination. La sua Tina, la cuoca latina che trova una seconda occasione proprio tra i fornelli e i piatti rotti del ristorante che dà il nome alla serie Fx, le ha fatto ottenere l’Emmy come miglior interprete non protagonista. Ebon Moss-Bachrach trionfa per la seconda volta di fila per il ruolo secondario del cugino Richie. Lo showrunner Chris Storer ha vinto per la regia, anche lui bissando la vittoria per la prima stagione. ‘Ripley’, la serie Netflix girata in Italia, ha portato a casa l’Emmy per la miglior regia di una serie limitata a Steven Zaillian, che era già stato nominato nel 2017 per ‘The Night Of’. “Fare ‘Ripley’ in Italia è già un premio, è stato un sogno. Condivido questo premio con le centinaia di persone che hanno lavorato con me, gli attori, la troupe e le maestranze”. Secondo il produttore romani Enzo Sisti, era italiano il 97% della crew che ha creato le otto puntate sull’enigmatico artista della truffa interpretato da Andrew Scott.

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Danza: morta a 29 anni Michaela DePrince, star in video Beyonce’

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E’ morta a 29 anni Michaela Mabinty DePrince, la ballerina nata durante la guerra civile in Sierra Leone, diventata famosa dopo la sua partecipazione al video dell’album ‘Lemonade’ di Beyonce’. L’annuncio e’ comparso sulla sua pagina Instagram ufficiale, senza nessuna informazione sulle cause del decesso. “E’ stata un faro di speranza per molti, dimostrando che, indipendentemente dagli ostacoli, la bellezza e la grandezza possono emergere dai luoghi piu’ oscuri”, si legge nel post, che riassume alcuni passaggi chiave della sua carriera. Michaela Mabinty DePrince e’ stata la piu’ giovane prima ballerina del Dance Theatre di Harlem, prima di trasferirsi nei Paesi Bassi per ballare con il Dutch National Ballet.

Al rientro negli Stati Uniti ha danzato come seconda balleria nel Boston Ballet. Rimasta orfana dopo l’uccisione del padre durante la guerra civile in Sierra Leone e la morte della madre per fame, DePrince era finita in un orfanotrofio, dove veniva chiamata ‘la figlia del diavolo’ e maltrattata dagli assistenti a causa della vitiligo che chiazzava la sua pelle nera di bianco. All’eta’ di tre anni era rimasta affascinata dalla copertina di una rivista trovata fuori dall’orfanotrofio in cui compariva una ballerina; l’aveva conservata, sognando di diventare un giorno come lei.

Poi la bambina era stata adottata, assieme alla sorella Mia, da una coppia statunitense del New Jersey, che ha incoraggiato la sua passione per la danza facendole prendere lezioni. Ma anche negli Stati Uniti ha inizialmente subito discriminazioni, da danzatrice nera in un ambiente dominato da ballerine bianche. La sua storia e’ raccontata nell’autobiografia, ‘Taking Flight: From War Orphan to Star Ballerina’, scritta assieme alla madre adottiva e pubblicata nel 2014. DePrince e’ stata anche ambasciatrice per l’organizzazione War Child Holland, impegnata a promuovere il benessere e la salute mentale dei bambini che vivono in zone di guerra.

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