“La cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, attesa con grande entusiasmo e concepita per celebrare la grandezza della Francia e l’unità del movimento olimpico, si è trasformata in un caos chiassoso, confusionario e autocelebrativo. Quella che doveva essere una solenne celebrazione della cultura francese ha preso una piega inaspettatamente negativa, divenendo una sfilata di errori banali, accompagnata da ideologismi triti e scontati”. Tra le tante critiche riscosse, in particolare da parte cattolica – in primis la Conferenza dei vescovi di Francia che ha deplorato le “scene di derisione e di scherno nei confronti del cristianesimo” – dalla serata inaugurale dei Giochi di Parigi, i vescovi italiani hanno affidato il commento più che negativo a un editoriale della loro agenzia Sir. “La controversa decisione di presentare drag queen che hanno riproposto ‘L’ultima Cena’ di Leonardo da Vinci si inserisce in un tentativo maldestro di forzare il tema dell’inclusività, senza tenere conto della sensibilità religiosa di miliardi di persone”, sottolinea mons. Doriano Vincenzo De Luca, prelato della Chiesa di Napoli.
“Ci si chiede quale sia stato il messaggio che si intendeva comunicare attraverso un gesto così provocatorio: l’inclusività, per quanto fondamentale, deve sempre andare di pari passo con il rispetto e la comprensione”, osserva. Secondo mons. de Luca, “offendere sentimenti religiosi profondi in nome di una presunta apertura mentale non solo tradisce i presunti valori espressi nel celebre motto ‘liberté, égalité, fraternité’, ma minaccia di sminuire lo spirito dei Giochi olimpici, che dovrebbero essere una celebrazione di unità e diversità, piuttosto che un’occasione per generare divisioni e conflitti”. “Se l’intento della Francia era quello di dimostrare grandezza e leadership sul palcoscenico mondiale, il risultato è stato invece uno spettacolo deprimente di disorganizzazione e superficialità, lontano dall’eleganza e dalla dignità che ci si attendeva da un evento di tale portata – dice ancora -. Quando si lascia prevalere la confusione e la disarmonia, si disperde l’atmosfera di celebrazione e si perde il rispetto non solo per gli atleti, ma anche per i valori di dignità e inclusività che i Giochi rappresentano”.
Le critiche dei vescovi italiani a questo “spettacolo talvolta grottesco”, che “ha finito per mettere in ombra i veri protagonisti, gli atleti”, toccano vari altri aspetti: come “l’immagine del presidente Sergio Mattarella, spettinato e inzuppato d’acqua”, “diventata emblematica di una gestione organizzativa fallimentare”. In aggiunta, “l’imbarazzante scivolone di issare la bandiera olimpica al contrario” “ha provocato sorpresa e perfino ilarità tra gli spettatori, minando il significato di unità e rispetto che il gesto avrebbe dovuto trasmettere”. Ugualmente tranchant il commento online sulla cerimonia del quotidiano dei vescovi, Avvenire: “che senso ha dover vivere ogni singolo evento planetario, per di più sportivo, come se fosse un Gay Pride?”. E ancora: “sbertucciare anche L’ultima cena con un apostolato di drag queen che in confronto le ballerine del Moulin Rouge passano per delle educande: un’offesa gratuita e di cattivo gusto ovviamente non soltanto all’arte, ma anche e soprattutto alla sensibilità religiosa di tanti, peraltro in lampante contrasto con quella sbandierata (ma a senso unico) volontà di tutelare qualsivoglia credo, preferenza e orientamento”.