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Politica

Renzi ‘chiama’ Schlein, prove di alleanza in Liguria

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Dopo Emilia Romagna e Umbria, anche in Liguria c’è sentore di campo largo. Nelle prime due regioni, la coalizione è al lavoro. Nella terza è tutta da costruire, ma i presupposti ci sono. Insomma, le realtà chiamate al voto in autunno possono trasformarsi in terreni di prova. A dimissioni ancora calde del governatore Giovanni Toti, il presidente di Iv Matteo Renzi ha aperto il fronte: noi staremo col centrosinistra anche in Liguria. Poi si è avventurato in scenari di là da venire, quando ci saranno le politiche: “Elly Schlein è la leader del Pd – ha detto – se vince le elezioni tocca a lei fare la presidente del consiglio”. La prospettiva di un campo largo ligure ha diverse chance.

Il passo indietro di Toti ha creato “l’occasione per le forze alternative alla destra per costruire un progetto che guardi al futuro della regione”, ha detto la segretaria Pd. Ma qualche scalino da superare ci sarà. Per esempio, dal M5s fanno sapere che per adesso l’accordo “non è scontato”. Perché in Umbria e in Emilia Romagna c’è stato un percorso lungo, confronti, un delicato lavoro di preparazione, mentre in Liguria siamo agli albori, ancora c’è da cominciare a discutere e i nodi da sciogliere non mancano.

E infatti la segretaria del Pd, che si è assunta il compito di comporre la coalizione, ha ricordato a Renzi il tragitto che intende seguire: “Noi abbiamo da costruire una coalizione alternativa che sia vincente, che sia competitiva con il governo – ha detto – Molto prima che ragionare sui perimetri delle corse politiche e sui modi, dobbiamo metterci d’accordo sulle cose da fare per l’Italia. Partiamo da lì”. Comunque, anche a Genova qualche base di campo largo già c’è. Solo una settimana fa, Schlein, Conte e i leader di Verdi-Sinistra Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni erano insieme in città, tutti sul palco, per chiedere le dimissioni di Toti. “Il centrosinistra lavori per presentarsi compatto alle elezioni”, ha esortato il segretario di Più Europa, Riccardo Magi. Già da un po’ circola anche il nome di un papabile candidato governatore: il deputato Pd ed ex ministro del lavoro Andrea Orlando. Che ha in dote aperture da diversi alleati, come quelle di Fratoianni e del consigliere regionale Ferruccio Sansa della lista Sansa.

Anche se il M5s è cauto: l’ipotesi “non scalda il cuore”. Insomma, è ancora tempo di tattica politica e attesa degli sviluppi. Però già c’è chi ha in mente un abbozzo di programma ligure, con alcuni temi che uniscono tutti, dal rilancio della sanità pubblica alla trasparenza per evitare accordi presi a cena o sugli yacht, all’accelerata sulle infrastrutture, come la nuova diga di Genova. I primi passi saranno compiuti con un tavolo dei segretari regionali dei partiti, che dovrebbe aprirsi nei prossimi giorni. Con l’incognita Azione. Il deputato Andrea Costa ha frenato: “Le forze del campo largo non vanno d’accordo su nulla, tranne che su un punto: abbattere l’avversario per via giudiziaria”. Ma il partito ligure è apparso meno tranchant: “Continueremo a lavorare su proposte per un Governo alternativo”.

Manca per adesso la data del voto ligure. Lo statuto della Regione prevede che le elezioni si tengano entro 90 giorni dalle dimissioni del presidente, ma non è escluso che il governo possa optare per un election day con Emilia Romagna, dove le urne si apriranno il 17 e 18 novembre, e Umbria, che ancora non ha fissato il giorno. In Emilia Romagna, a sostegno del candidato governatore Michele de Pascale (Pd), attuale sindaco di Ravenna, si sta formando un campo larghissimo con anche Azione. In Umbria, si sta replicando il campo largo che ha portato alla vittoria a Perugia della sindaca Vittoria Ferdinandi. In pole per la corsa alla guida della Regione c’è la sindaca di Assisi Stefania Proietti.

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Politica

Legge elettorale in Campania, sbarramento al 2,5%

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La prima commissione del Consiglio regionale della Campania ha approvato la proposta di modifica della legge elettorale. Stabilita una soglia minima del 2,5% per le liste. I sindaci al di sotto dei 5mila abitanti che vogliano candidarsi al Consiglio regionale devono dimettersi tre mesi prima del termine della legislatura. Via libera anche alla legge attuativa della autonomia differenziata, a maggioranza, con il voto contrario del centrodestra e l’astensione del Movimento 5 Stelle.

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Economia

Da web tax a taglio Irpef, fronti di modifiche a manovra

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Si scaldano i motori per la legge di bilancio, che lunedì comincerà ufficialmente la sua marcia in Parlamento con l’avvio delle audizioni, e i partiti si attrezzano per modificarla. Non solo, ovviamente, quelli di opposizione. Tra Lega e Forza Italia qualche voce si alza per rilanciare richieste e desiderata che mancano nella manovra e considerati irrinunciabili, o quasi. Un obiettivo che si prospetta arduo da centrare. Infatti, sebbene manchi il ‘diktat a zero emendamenti’ imposto l’anno scorso, né un numero massimo di modifiche ammesse, per ora vale l’appello del governo ai ‘suoi’ affinché la maggioranza sia responsabile, visti i pochi margine economici a disposizione.

Quindi, no a stravolgimenti, sì a eventuali miglioramenti ma solo se ci saranno le coperture finanziarie. Tra i correttivi che stanno più a cuore a FI domina il taglio alle tasse per i ceti medi. I forzisti insistono per abbassare dal 35 a 33% il secondo scaglione Irpef e allargare la platea ai redditi fino a 60mila euro. Pur sapendo che il traguardo è condizionato da quanti soldi incasserà lo Stato dal concordato preventivo, la novità sbandierata da Palazzo Chigi che consente a lavoratori autonomi e partite Iva di regolarizzarsi con il fisco per le tasse pregresse dovute, allentando invece tasse e controlli per i prossimi due anni.

E soprattutto legato all’eventualità di un concordato bis su cui il governo sta ragionando. Non a caso il leader azzurro Antonio Tajani comincia la giornata con un tweet inequivocabile: “Rinviare il concordato fiscale è una scelta di buon senso. Più sono gli incassi più si tagliano le tasse al ceto medio. A cominciare dall’Irpef”. Molto meno pressante il partito della premier Meloni: bene se si aprirà una nuova finestra del concordato – è il ragionamento che circola tra i meloniani – altrimenti le misure sull’Irpef si faranno successivamente, extra manovra. Altro fronte “imprescindibile” per FI è la web tax, affinché siano colpiti i big dell’e-commerce ma salvate le piccole imprese e start up del digitale che, secondo FI, rischiano di essere penalizzate. In particolare al sud, come ha rimarcato più volte Mario Occhiuto, senatore azzurro. P

arallelamente corrono le speranze della Lega di strappare anche quest’anno la rateizzazione dell’acconto Iperf di novembre. Obiettivo è non solo la conferma della misura ma anche l’estensione della platea dei beneficiari fino a un fatturato di 170 mila euro. Una battaglia che in realtà, visti i tempi (va decisa entro fine novembre 2024) dovrebbe ricadere sul decreto fiscale che è in discussione al Senato. Entro il 7 novembre vanno presentati gli emendamenti e Alberto Gusmeroli, che è anche presidente della commissione Attività produttive della Camera, annuncia che la Lega ha già pronto un emendamento ad hoc. Altro tema caro ai leghisti il turnover per le forze dell’ordine: la manovra prevede che, per la pubblica amministrazione si fermi al 75% ma loro puntano a salvare, al 100%, quello per chi indossa la divisa. Sul fronte delle modifiche tace per ora Fratelli d’Italia: fedele alle indicazioni concordate fra Palazzo Chigi e via XX Settembre. considera le sue priorità – rendere strutturale il taglio del cuneo, coprire la rimodulazione Irpef e gli aiuti alle famiglie – già presenti nella legge di bilancio.

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In Evidenza

Via libera alla proposta per il terzo mandato di Vincenzo De Luca: martedì 5 novembre la decisione finale

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La Campania si prepara a un passo importante per la politica regionale: la proposta di legge che consentirebbe a Vincenzo De Luca (nella foto Imagoeconomica in evidenza) di candidarsi per un terzo mandato è stata approvata dalla prima commissione del Consiglio regionale. Questo recepimento della norma nazionale, che dichiara ineleggibile il presidente della giunta regionale al terzo mandato, inizierà a essere effettivo dalla prossima settimana, dopo la possibile ratifica del Consiglio regionale in programma per martedì 5 novembre.

La maggioranza sostiene il provvedimento

Durante la riunione della maggioranza che sostiene la giunta De Luca, il gruppo consiliare del Partito Democratico (PD) ha inizialmente valutato un possibile rinvio della discussione. Tuttavia, un ampio confronto ha portato alla conferma del voto nella seduta del 5 novembre. Come affermato in una nota dal PD, “l’ampio confronto che ne è scaturito ha evidenziato una netta prevalenza in favore del mantenimento del voto per la prevista seduta.”

Il gruppo del PD, riconoscendo questa posizione predominante, ha deciso di allinearsi alla coalizione per garantire unità e coerenza politica con la linea del presidente regionale. Tra i favorevoli, sono stati segnalati i voti dei rappresentanti del centrosinistra, tra cui il consigliere PD Mortaruolo, mentre Movimento 5 Stelle e centrodestra hanno espresso parere contrario.

Un provvedimento “tecnico” o politico?

I membri della maggioranza hanno definito il voto del 5 novembre un “atto tecnico” necessario per applicare la legge nazionale sull’ineleggibilità, già recepita da altre regioni. Tuttavia, il PD ha sottolineato che questa approvazione formale è separata dalla scelta del candidato presidente per il futuro. Tale decisione verrà presa in un secondo momento, in base al confronto all’interno della coalizione e al dialogo con i vertici nazionali del partito.

Modifiche alla legge elettorale

Durante l’incontro, si è discusso anche di possibili modifiche alla legge elettorale, allo scopo di mantenere una posizione unitaria e rafforzare l’armonia all’interno della coalizione in vista della prossima seduta consiliare. Questo provvedimento potrebbe avere implicazioni importanti anche per il contesto politico della regione, estendendo il supporto a schieramenti alleati sia a livello regionale che nazionale.

Conclusione

L’attesa è dunque per martedì 5 novembre, quando il Consiglio regionale della Campania prenderà la decisione finale sulla proposta di legge che potrebbe aprire la strada al terzo mandato per Vincenzo De Luca. Una votazione che, a livello simbolico e istituzionale, potrebbe rappresentare un’importante svolta per la politica campana.

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