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Esteri

La Cina benedice il possibile accordo di Pechino tra 14 fazioni palestinesi per un governo di riconciliazione

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La Cina, ormai affermata come potenza politica e militare globale, sta consolidando la sua influenza anche nel tumultuoso scenario del Medio Oriente, attualmente devastato dalla guerra nella Striscia di Gaza. In un’importante svolta diplomatica, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi (nella foto in evidenza) ha accolto con favore l’intesa raggiunta tra 14 diverse fazioni palestinesi per l’istituzione di un “governo di riconciliazione nazionale ad interim” a Gaza nel periodo successivo alla guerra.

La Dichiarazione di Pechino

Nei primi commenti seguiti alla firma della ‘Dichiarazione di Pechino’, Wang Yi ha sottolineato l’importanza dell’accordo per formare un governo di riconciliazione nazionale provvisorio attorno al governo di Gaza del dopoguerra. L’incontro, ospitato da Pechino, ha visto la partecipazione di alti funzionari di Hamas e Fatah, le due fazioni rivali che competono per il controllo di Gaza e Cisgiordania.

L’impegno della Cina per la pace

La Cina ha fortemente sostenuto e organizzato questo incontro con l’obiettivo di rafforzare la sua reputazione di “costruttore di pace” in Medio Oriente, ruolo che ha già svolto con successo nella mediazione tra Iran e Arabia Saudita. Musa Abu Marzuk, un alto funzionario di Hamas, ha descritto l’intesa come un passo cruciale verso l’unità nazionale, sottolineando l’impegno delle fazioni per perseguire e realizzare tale unità.

Le delegazioni palestinesi a Pechino

Ismail Haniyeh, ex premier della Palestina a Gaza e leader politico di Hamas, ha guidato la delegazione di Hamas. Da parte di Fatah, il vicepresidente Mahmoud al-Aloul e altri due funzionari hanno partecipato ai colloqui nella capitale cinese. Azzam al-Ahmad, figura di spicco del Comitato centrale di Fatah, aveva chiarito che il ministro Wang Yi avrebbe incontrato le fazioni palestinesi il 21 e il 23 luglio, auspicando un confronto diretto tra le due delegazioni.

Implicazioni per il futuro

L’accordo siglato a Pechino rappresenta un significativo passo avanti per la stabilità nella regione, con la Cina che si posiziona come mediatore chiave in uno dei conflitti più complessi del mondo. L’impegno cinese nel facilitare il dialogo tra le fazioni palestinesi non solo rafforza la sua posizione geopolitica, ma potrebbe anche aprire la strada a ulteriori iniziative di pace e cooperazione nel Medio Oriente.

La Cina, con la sua crescente influenza e capacità di mediazione, continua a svolgere un ruolo cruciale nella promozione della pace e della stabilità globale, dimostrando il suo potenziale come leader diplomatico anche nelle regioni più tormentate del mondo.

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Breton: von der Leyen non mi voleva, gestione dubbia

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Il francese Thierry Breton accusa Ursula von der Leyen di aver chiesto a Parigi di sostituire il suo nome nel quadro dei negoziati per la formazione della nuova Commissione Ue. Sviluppi che “testimoniano ulteriormente una governance dubbia” e che lo hanno portato alle dimissioni. “Lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome – per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente – e ha offerto alla Francia, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente. Le sarà ora proposto un altro candidato”, si legge nella lettera di dimissioni di Breton indirizzata a von der Leyen.

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Kiev invita Onu e Croce Rossa nella zona occupata del Kursk

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Il nuovo ministro degli Esteri dell’Ucraina, Andriy Sybiha, ha invitato le Nazioni Unite e il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) a visitare la porzione della regione russa di Kursk che le truppe di Kiev occupano. “L’Ucraina è pronta a facilitarne il lavoro ed a provare che rispetta il diritto umanitario internazionale” in quel territorio russo, ha scritto Sybiha su X.

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Comore, il presidente Assoumani accoltellato: è fuori pericolo

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Il presidente delle Comore, Azali Assoumani, è “fuori pericolo” dopo essere stato ferito venerdì in un attacco con coltello da parte di un poliziotto di 24 anni che è stato trovato morto nella sua cella il giorno dopo. Lo rendono noto le autorità dello Stato africano insulare, citate dai media internazionali. L’attentato è avvenuto intorno alle 14 ora locale a Salimani Itsandra, subito a nord della capitale Moroni. “Il presidente sta bene. Non ha problemi di salute, è fuori pericolo. Gli sono stati dati alcuni punti di sutura”, ha detto ieri sera il ministro dell’Energia comoriano Aboubacar Said Anli in una conferenza stampa. Azali è stato aggredito mentre partecipava a un funerale. Il movente dell’attacco non è stato ancora determinato.

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