Non bastava rubarle 43 anni di vita, condannarla ingiustamente per l’omicidio di una bibliotecaria, coprire le responsabilità del vero assassino in divisa e permettergli di farla franca. Anche quando un tribunale ha riconosciuto l’errore e disposto la sua scarcerazione, Sandra Hemme è rimasta chiusa nel carcere di Chillicothe.
Il 14 giugno scorso, un giudice d’Appello e la Corte Suprema del Missouri avevano approvato il rilascio di Hemme con poche scuse. Tuttavia, il procuratore generale dello Stato, Andrew Bailey, ha stabilito che la sessantaquattrenne non aveva diritto alla libertà. Bailey ha tirato in ballo due condanne sopraggiunte durante la detenzione, già ampiamente scontate, dichiarando che Hemme rappresentava un pericolo per sé e per gli altri. Illegittimamente, ha chiamato il carcere ottenendo che Sandra rimanesse dietro le sbarre. Solo il 18 luglio, il giudice Ryan Horsman ha dato un ultimatum al procuratore: liberare Hemme o finire davanti a una corte.
Venerdì scorso, Sandra Hemme è finalmente uscita all’aria aperta. Con una maglietta bianca, in un parchetto vicino alla prigione, ha abbracciato la sorella e la nipote. Non ha parlato con la stampa, non ha recriminato, non ha urlato di gioia. Con un sorriso disarmante e un’aria serena, è andata a trovare il padre, gravemente malato e ricoverato in hospice.
La tragica vicenda di Sandra Hemme inizia il primo novembre 1980, quando Patricia Jeschke, bibliotecaria, viene trovata morta nella sua casa di Saint Joseph, Missouri. Nell’aprile dell’anno successivo, la ventenne Hemme viene condannata al carcere a vita. Niente la legava alla vicenda, se non una traballante confessione di colpevolezza ottenuta mentre era in un ospedale psichiatrico sotto l’effetto di potenti farmaci. Un detective testimoniò all’epoca: «Non era pienamente cosciente, rispondeva in modo assente».
Grazie all’Innocence Project, un’organizzazione non profit che riapre casi di ingiustizie, è emerso che indizi cruciali puntavano verso un’altra direzione, precisamente all’interno del dipartimento di polizia. L’agente Michael Holman aveva usato la carta di credito della vittima il giorno dopo l’omicidio. Gli orecchini d’oro di Patricia furono trovati a casa di Holman e la sua auto fu vista nei pressi dell’abitazione della donna nelle ore in cui veniva uccisa. Holman è morto nel 2015, e ora il dipartimento di polizia di Saint Joseph rimane senza parole di fronte a questa ingiustizia.
Sandra Hemme è la donna che ha passato più anni ingiustamente in carcere negli Stati Uniti. Nonostante ciò, non perde tempo a recriminare. Certamente ci sarà un risarcimento da chiedere, ma per ora è concentrata sul presente e su ciò che resta del suo futuro. Ogni istante è cruciale per lei, per il padre morente, per chiunque incontrerà domani. La sua storia non è solo un esempio di ingiustizia, ma anche di resilienza e speranza.