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Sinwar indebolito senza Deif, Haniyeh pronto al golpe

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La fonte è segretissima, di quelle che partecipano alle riunioni a porte chiuse della Cia in cui si studiano i destini delle guerre analizzando l’intelligence più riservata. Al centro del report riferito nello scorso fine settimana a Sun Valley ai pochi interlocutori presenti dal direttore della Central intelligence agency Bill Burns c’è il leader di Hamas a Gaza. Uno dei partecipanti, letteralmente innominabile, ha riferito alla Cnn le ultime valutazioni del capo della Cia su un Sinwar “decisamente indebolito”, sotto pressione costante degli altri comandanti del gruppo islamista, irritato dal crescente risentimento tra i palestinesi per le sofferenze causate dalle guerra. Ma soprattutto, secondo gli analisti più addentro all’argomento, a incrinare la sicurezza con cui si è mosso finora il capo di Hamas è l’incerto destino di Mohammad Deif, capo militare e numero 2 nella Striscia, obiettivo del raid israeliano di sabato scorso a Mawasi. Senza il cui continuo sostegno è altamente dubbio che Sinwar sarebbe durato come leader onnipotente e contemplato l’attacco del 7 ottobre, di cui proprio Deif sarebbe stato l’ideatore.

Un’inattesa fragilità, quella di Sinwar, che si concretizza in un’occasione unica per Ismail Haniyeh e gli alti funzionari di Hamas che vivono lontano da Gaza per trarre vantaggio nella feroce lotta interna alla fazione che comanda nella Striscia. Come ha scritto il commentatore di Canale 12 esperto di Medio Oriente Ehud Yaari, l’attacco a Deif porta a una drammatica svalutazione dello status di Sinwar, arrivando a rappresentare un grande punto interrogativo sulla sua capacità di guidare Hamas riducendo al silenzio gli oppositori che gli tramano contro dai loro lussuosi alberghi in Qatar, Turchia e Libano.

Per gli analisti insomma sarebbe alle porte un vero e proprio colpo di stato interno ad Hamas, che farà pendere l’ago della bilancia da Sinwar verso Ismail Haniyeh e il resto di coloro che furono effettivamente cacciati da Gaza quando il leader fu rilasciato dal carcere israerliano nel 2011 e salì a passi da gigante al potere grazie proprio al pieno appoggio di Deif. Intanto l’Autorità Nazionale Palestinese comprende cosa significherebbe un futuro guidato da Hamas per la sua stessa sopravvivenza e per quella dei palestinesi, e dietro le quinte collabora con Israele arrestando terroristi nelle città della Cisgiordania. Dal canto loro le influenti comunità imprenditoriali di Jenin e Nablus, nella Cisgiordania settentrionale, si oppongono fermamente ai tentativi dei giovani nei campi profughi di creare nuovi gruppi terroristici, facendo fallire il sogno di Hamas di risvegliare una terza intifada.

Ora, secondo la Cia, Sinwar continua a nascondersi nelle viscere della terra, nell’ultimo periodo nei tunnel di Khan Younis, nella parte meridionale di Gaza. “Abbiamo gli israeliani esattamente dove li vogliamo”, aveva detto l’imprendibile capo di Hamas. Con Israele diventato prima lentamente, poi rapidamente, oggetto di furibonde critiche internazionali, comprese quelle dall’America. Ma nelle ultime settimane qualcosa è cambiato. Ancor di più negli ultimi giorni. Adesso, anche se si scoprisse che Deif è fuggito di nuovo, il fatto che Israele sapesse esattamente dove si trovava e abbia stabilito che bombardare il complesso era legittimo, anche con civili nella zona, dovrebbe dare a Sinwar un’ulteriore ragione di preoccuparsi del suo destino.

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Breton: von der Leyen non mi voleva, gestione dubbia

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Il francese Thierry Breton accusa Ursula von der Leyen di aver chiesto a Parigi di sostituire il suo nome nel quadro dei negoziati per la formazione della nuova Commissione Ue. Sviluppi che “testimoniano ulteriormente una governance dubbia” e che lo hanno portato alle dimissioni. “Lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome – per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente – e ha offerto alla Francia, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente. Le sarà ora proposto un altro candidato”, si legge nella lettera di dimissioni di Breton indirizzata a von der Leyen.

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Kiev invita Onu e Croce Rossa nella zona occupata del Kursk

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Il nuovo ministro degli Esteri dell’Ucraina, Andriy Sybiha, ha invitato le Nazioni Unite e il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) a visitare la porzione della regione russa di Kursk che le truppe di Kiev occupano. “L’Ucraina è pronta a facilitarne il lavoro ed a provare che rispetta il diritto umanitario internazionale” in quel territorio russo, ha scritto Sybiha su X.

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Comore, il presidente Assoumani accoltellato: è fuori pericolo

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Il presidente delle Comore, Azali Assoumani, è “fuori pericolo” dopo essere stato ferito venerdì in un attacco con coltello da parte di un poliziotto di 24 anni che è stato trovato morto nella sua cella il giorno dopo. Lo rendono noto le autorità dello Stato africano insulare, citate dai media internazionali. L’attentato è avvenuto intorno alle 14 ora locale a Salimani Itsandra, subito a nord della capitale Moroni. “Il presidente sta bene. Non ha problemi di salute, è fuori pericolo. Gli sono stati dati alcuni punti di sutura”, ha detto ieri sera il ministro dell’Energia comoriano Aboubacar Said Anli in una conferenza stampa. Azali è stato aggredito mentre partecipava a un funerale. Il movente dell’attacco non è stato ancora determinato.

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