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Macron accetta le dimissioni di Attal, crisi gauche

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Tutto come previsto: primo Consiglio dei ministri della nuova legislatura, ultimo per il governo Attal ancora in carica. Il presidente Emmanuel Macron ha accettato le dimissioni del premier – sempre freddi i rapporti fra i due anche se Gabriel Attal gli ha oggi espresso “gratitudine” – ed ha lasciato in carica il governo solo “per gli affari correnti”, facendo intendere che la situazione dovrebbe ragionevolmente protrarsi alcune settimane, fino alla fine delle Olimpiadi di Parigi 2024 almeno. Lasciando così alle forze politiche – oggi più lontane che mai da una soluzione per individuare un primo ministro condiviso – il tempo di trovare un’intesa. Nella gauche però la situazione è diventata esplosiva.

Nove giorni dopo la vittoria elettorale alle legislative – che ha regalato la maggioranza relativa al Nuovo Fronte Popolare – i due poli dell’alleanza, a sinistra Lfi, La France Insoumise, al centro il Partito socialista, sono ormai muro contro muro. Non trattano più, non ci sono attività negoziali in corso, le ultime proposte sono state trattate come carta straccia dalle controparti: Huguette Bello, deputata de La Réunion proposta dai comunisti e approvata da Verdi e Insoumis, è stata scartata dai socialisti; Laurence Tubiana, economista e climatologa, proposta dal Partito socialista, è stata definita “non seria” da Lfi in quanto “Macron compatibile”.

Le reazioni sono state di rottura: “Olivier Faure (il segretario socialista, ndr) si oppone in modo totale a qualunque proposta non venga dal suo partito”, hanno tuonato i mélenchoniani; “con tre formazioni su 4 favorevoli, non vedo come Lfi possa pretendere di imporsi, noi costituiamo la maggioranza”, ha replicato Faure dopo la bocciatura dell’ipotesi Tubiana. Mentre Fabien Roussel, leader dei comunisti, ha maliziosamente suggerito che “Lfi preferisce stare all’opposizione”. Quanto al periodo di gestione degli affari correnti da parte del governo, Macron ha puntualizzato che “affinché questo lasso di tempo si abbrevi il più possibile, spetta alle forze repubblicane lavorare insieme per costruire un’unione”.

Macron ha congedato il ministri, li ha ringraziati, Attal ha risposto esprimendo “riconoscenza” per i membri del governo e per il capo dello Stato, oltre alla sua “passione per la Francia” e al suo senso del “dovere”. Ultimo appuntamento senza grandi sorprese, senza saluti commossi ma con toni moderati. Quelli che serviranno per una prima prova d’intesa giovedì, quando i deputati riuniti dovranno, per prima cosa, eleggere il loro presidente, una carica strategica. La strada sembra molto meno in salita rispetto a quella che dovrebbe portare all’intesa su un primo ministro. La sinistra ha fatto sapere, per una volta, di essere vicina ad un accordo, dal momento che Lfi non impone per forza un suo nome. Fra macroniani e repubblicani si cerca un’intesa sugli incarichi più importanti da assegnare, oltre quello di presidente. Qualcuno vorrebbe riproporre una sorta di Fronte Repubblicano anche nelle nomine parlamentari, per escludere il partito della Le Pen.

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Breton: von der Leyen non mi voleva, gestione dubbia

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Il francese Thierry Breton accusa Ursula von der Leyen di aver chiesto a Parigi di sostituire il suo nome nel quadro dei negoziati per la formazione della nuova Commissione Ue. Sviluppi che “testimoniano ulteriormente una governance dubbia” e che lo hanno portato alle dimissioni. “Lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome – per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente – e ha offerto alla Francia, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente. Le sarà ora proposto un altro candidato”, si legge nella lettera di dimissioni di Breton indirizzata a von der Leyen.

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Kiev invita Onu e Croce Rossa nella zona occupata del Kursk

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Il nuovo ministro degli Esteri dell’Ucraina, Andriy Sybiha, ha invitato le Nazioni Unite e il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) a visitare la porzione della regione russa di Kursk che le truppe di Kiev occupano. “L’Ucraina è pronta a facilitarne il lavoro ed a provare che rispetta il diritto umanitario internazionale” in quel territorio russo, ha scritto Sybiha su X.

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Comore, il presidente Assoumani accoltellato: è fuori pericolo

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Il presidente delle Comore, Azali Assoumani, è “fuori pericolo” dopo essere stato ferito venerdì in un attacco con coltello da parte di un poliziotto di 24 anni che è stato trovato morto nella sua cella il giorno dopo. Lo rendono noto le autorità dello Stato africano insulare, citate dai media internazionali. L’attentato è avvenuto intorno alle 14 ora locale a Salimani Itsandra, subito a nord della capitale Moroni. “Il presidente sta bene. Non ha problemi di salute, è fuori pericolo. Gli sono stati dati alcuni punti di sutura”, ha detto ieri sera il ministro dell’Energia comoriano Aboubacar Said Anli in una conferenza stampa. Azali è stato aggredito mentre partecipava a un funerale. Il movente dell’attacco non è stato ancora determinato.

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