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Cronache

Arrestato Louis Dassilva per la morte di Pierina Paganelli

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L’assassino di Pierina Paganelli doveva agire in quel preciso momento perché “il giorno successivo sarebbe stato troppo tardi. Tutto sarebbe venuto alla luce”. La sua relazione con la nuora di Pierina sarebbe inevitabilmente emersa in una sorta di “confidenza” della donna ai testimoni di Geova. E Louis Dassilva, lo sapeva. Il Gip del Tribunale di Rimini, Vinicio Cantarini, in 116 pagine di ordinanza cautelare nei confronti del 34enne senegalese, unico indagato nella vicenda, mette in fila tutti gli indizi portati alla luce in 10 mesi di indagini. Un lavoro certosino della Squadra Mobile riminese, coordinata dal sostituto procuratore Daniele Paci, a cui il Gip dà ampio riscontro.

Proprio la Squadra Mobile, diretta dal commissario capo Marco Masia, ha notificato all’ uomo, in via Del Ciclamino, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’omicidio pluriaggravato della 78enne, uccisa la notte del 3 ottobre nel garage di casa con 29 coltellate. La mattina seguente, il 4 ottobre, il suo cadavere era stato scoperto dalla nuora, Manuela Bianchi, che con il giovane senegalese aveva una relazione extraconiugale. La Bianchi quella mattina a mezzogiorno – mentre Dassilva era in procinto di essere trasferito dalla Questura al carcere dei ‘Casetti’ di Rimini – era in attesa di essere interrogata dal sostituto procuratore, Daniele Paci, come persona informata sui fatti. Ciò che dirà sarà di estrema importanza per il futuro di Dassilva. Perché gli inquirenti ne sono stati convinti fin dal primo momento: il movente per l’omicidio di Pierina Paganelli è da ricercare nella relazione tra la nuora Manuela Bianchi e il vicino di casa di 20 anni più giovane.

“Il Gip ha ritenuto la gravità indiziaria sulla base di una pluralità di indizi, connotati da gravità, precisione e tra loro di “indubbia concordanza”, ha detto la procuratrice capo di Rimini, Elisabetta Melotti. “Tra questi – ha spiegato – per la rilevanza e la svolta che ha impresso alle indagini, la videoripresa di una telecamera di via Ciclamino, quello della farmacia San Martino che, tra le 22.17.02 e 22.17.08, ritraeva un soggetto, ripreso di spalle, mentre camminava in direzione del portone del civico 31”. La procuratrice ha poi ribadito che “pur nella scarsa qualità dell’immagine, la persona raffigurata risultava di carnagione scura. Dagli accertamenti emergeva che l’unico abitante di colore nel condominio 31, come in quelli limitrofi, era l’indagato”.

Tale circostanza è stato di particolare interesse, poiché Dassilva, sia nelle dichiarazioni rese al pubblico ministero Daniele Paci, quale persona informata sui fatti prima e quale indagato poi, così come nelle plurime interviste rilasciate nelle varie trasmissioni televisive, ha sempre asserito di essere rimasto a casa dalle ore 20 del 3 ottobre sino alle 8 del mattino seguente. Meticolosità che il sostituto procuratore Paci ha messo soprattutto nell’analisi dei filmati di sorveglianza della farmacia che riprendono “l’ignoto 1” con la carnagione scura camminare di spalle. L’analisi di quella camminata che ha una propensione nella spalla destra è stata analizzata per la Procura dal dottor Mazzoli esperto del movimento e confrontata con quella dell’indagato.

Il risultato è stato una sovrapposizione quasi totale. Nell’ordinanza il Gip Cantarini affronta da un punto di vista scientifico tutti gli indizi raccolti dalla Polizia, le telecamere, la deambulazione di Dassilva, le risultanze autoptiche e quindi l’altezza del killer e le modalità di esecuzione dell’omicidio portato a termine in 11 secondi, (dalle 22.13.31 e 22.13.42) con colpi ripetuti e repentini da un’angolazione compatibile con la corporatura del 34enne. Non solo il Gip dice chiaramente che Dassilva non ha un alibi perché alle 22.10 la moglie in casa con lui dormiva pesantemente, alle 22.06 il suo collegamento con Netflix termina e il suo cellulare rimane fermo dopo aver ricevuto e risposto in pochi minuti a ben 14 messaggi di Manuela.

“Louis Dassilva ha agito per tutelare l’amante Manuela Bianchi e per se stesso. Agì quel preciso momento perché il giorno successivo sarebbe stato troppo tardi”. Il 4 ottobre infatti la sua relazione con la nuora di Pierina sarebbe inevitabilmente emersa. E Louis lo sapeva.

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Strage in famiglia: 17enne rivede i nonni in carcere

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A distanza di poco più di due settimane dalla strage di Paderno Dugnano, nel Milanese, avvenuta nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre, il 17enne, che ha ucciso a coltellate padre, madre e fratello di 12 anni, oggi ha incontrato nel carcere minorile Beccaria i nonni. Nonni che da giorni avevano chiesto di vederlo perché, comunque, malgrado ciò che è successo e che resta senza una vera spiegazione, hanno deciso di non abbandonare il nipote e di “sostenerlo”. Cinque giorni fa il Tribunale per i minorenni di Milano aveva autorizzato, su richiesta della difesa, il colloquio, dopo che sia il 17enne che i nonni, così come gli altri familiari, avevano manifestato la loro disponibilità. I nonni, ma allo stesso modo gli zii del ragazzo, hanno più volte ripetuto, infatti, che vogliono rimanergli vicino e vogliono aiutarlo nel suo percorso giudiziario. E oggi si è trattato ovviamente, da quanto si è saputo, di un incontro toccante, fatto di lacrime, parole e silenzi.

“Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima”, aveva messo a verbale, interrogato, il ragazzo parlando di un suo “malessere” che durava da tempo, ma che si era acuito in estate, e dicendo di sentirsi “estraneo” rispetto al mondo. E aveva spiegato, però, che non ce l’aveva con la sua famiglia nello specifico e non aveva, dunque, fornito un movente preciso per la strage. La difesa, con legale Amedeo Rizza, intanto, punta su una consulenza psichiatrica affidata ad un esperto per una successiva richiesta di perizia, affinché venga accertato se al momento dei fatti il giovane avesse o meno un vizio di mente. Per la difesa, inoltre, non può reggere nel procedimento l’aggravante della premeditazione, contestata, invece, dalla procuratrice facente funzione per i minori di Milano, Sabrina Ditaranto, e dalla pm Elisa Salatino nell’accusa di triplice omicidio. Aggravante riconosciuta dalla gip Laura Pietrasanta nella misura cautelare.

Il ragazzo, dopo l’incontro con i nonni di oggi, è stato poi trasferito, da quanto si è saputo, dal carcere minorile Beccaria di Milano a quello di Firenze.

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Maltempo: temporali e forti venti, allerta gialla in 10 regioni

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Una vasta perturbazione, attualmente centrata sull’area balcanica, determinerà un graduale inasprimento delle condizioni di maltempo sull’Italia, con precipitazioni sparse sul territorio, specie settori adriatici, più diffuse e persistenti su Emilia-Romagna e Marche. Inoltre, la formazione di un’aera di bassa pressione sul basso Tirreno genererà una intensificazione dei venti nord-orientali sui settori adriatici centro-settentrionali. Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse.

L’avviso prevede dalle prime ore di domani precipitazioni diffuse e persistenti, anche a carattere di carattere di rovescio o temporale, su Emilia-Romagna e Marche, dalla mattinata, precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio o temporale, su Abruzzo e Molise, specie settori costieri, e su Campania, Puglia e Basilicata. Tali fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento. Attesi, inoltre, dal primo mattino di domani, venti da forti a burrasca nord-orientali, su Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche, specie su settori costieri e appenninici, con mareggiate sulle coste esposte. Sulla base dei fenomeni previsti e in atto è stata valutata per la giornata di domani allerta gialla su parte di Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, sugli interi territori di Molise, Basilicata e Puglia, su parte di Campania e Sardegna.

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Auto contro scooter, omicidio volontario dopo una lite

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Un incontro, questa volta casuale. Gli animi che si scaldano, ancora, per quella relazione sentimentale con sua sorella che proprio non gli andava giù. Il finestrino della sua auto frantumato con un martelletto, la rabbia che monta e l’inseguimento dello scooter a bordo del quale viaggiavano i due rivali. Infine la tragedia provocata da una collisione, a quanto pare voluta, che trasforma un diciannovenne nell’assassino di un ventenne. E’ il drammatico epilogo di una lite che andava avanti da qualche mese, caratterizzata anche da altri episodi su cui adesso si sta cercando di fare luce, la morte di Corrado Finale, speronato mentre era in fuga su uno scooter con un altro giovane che, per fortuna, è rimasto solo ferito. Contrariamente a quanto si era pensato in un primo momento non si è trattato di un incidente, uno dei tanti che funestano i weekend, ma di un atto voluto, deliberato, finalizzato a punire quei giovani suoi rivali.

E così ha trasformato la Fiat 500 in un ariete, facendo carambolare a terra i ragazzi che prima finiscono con lo scooter contro un palo e poi su una fioriera. Le condizioni di Corrado, disarcionato dal Beverly, sono sembrate subito molto gravi. E, purtroppo, il suo decesso è sopraggiunto poco dopo, per le gravi ferite riportate. Sarà l’esame autoptico disposto dalla Procura di Napoli Nord, a fornire l’esatta causa della morte. L’altro centauro, il ragazzino protagonista dell’osteggiata liaison amorosa, invece se l’è cavata: la sua prognosi è di 30 giorni, ma è vivo. E’ stato proprio lui a raccontare ai carabinieri la dinamica dell’accaduto (peraltro confermata dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza acquisite dagli investigatori), insieme con il movente: una relazione sentimentale contrastata con la sorella del 19enne fermato il quale, dopo l’incidente, si è allontanato senza prestare soccorso alcuno.

Solo successivamente si è consegnato in caserma accompagnato dall’avvocato. Ieri, l’investitore, che viaggiava su una Fiat 500, al termine dell’interrogatorio è stato sottoposto a fermo, non per omicidio stradale, come sembrava logico in un primo momento, ma per i ben più gravi reati di omicidio volontario e tentato omicidio. Nell’auto c’era anche la sorella la quale ha confermato la lite che da mesi andava avanti tra il fratello e il fidanzatino. In caserma, davanti al pm, sono stati convocati e ascoltati anche alcuni parenti del sopravvissuto. Uno ha fatto riferimento a un grave episodio risalente a qualche settimana fa, quando è stata lanciata una bottiglia incendiaria contro il portone della sua abitazione. Un episodio inquietante ma non denunciato. Secondo questa persona sarebbe stato proprio quel giovane fermato l’autore del gesto intimidatorio, ma lui, che ha reso dichiarazioni parzialmente confessorie, ha smentito di avere compiuto quell’attentato. Sequestrati per le perizie la vettura, il parafango bianco di una Fiat 500 trovato su via del Mare, teatro dell’incidente, e lo scooter sul quale viaggiava la vittima.

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