Undici mesi fa, un presunto caso di violenza sessuale di gruppo ha sconvolto il mondo della scherma italiana. Tre schermidori, tra cui un minorenne, sono stati accusati di aver abusato sessualmente di una loro compagna di squadra, una schermitrice 17enne uzbeka, e di averle somministrato alcol e sostanze stupefacenti. Oggi, il Coni e la Federscherma sono stati denunciati per inerzia disciplinare per non aver preso provvedimenti adeguati nei confronti degli atleti coinvolti.
Il fattio sarebbe avvenuto lo scorso agosto in un hotel di Chianciano Terme (Siena), dove la giovane schermitrice, chiamata Olga per proteggere la sua identità, era in ritiro con la sua squadra. Dopo una serata trascorsa in un pub con alcuni compagni, Olga si è risvegliata in una stanza che non riconosceva, con forti dolori al corpo. Su consiglio della madre, Olga ha denunciato l’accaduto alla Procura di Siena.
Le indagini hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Emanuele Nardella, 21 anni, di Foggia, e Lapo Pucci, 19 anni, di Milano, entrambi schermidori di livello internazionale. Il terzo accusato è minorenne. Nonostante la testimonianza della ragazza sia stata ritenuta “attendibile” dai pm, i vertici della Federscherma non hanno mai convocato Olga né preso misure disciplinari nei confronti degli atleti indagati.
L’avvocato della ragazza, Luciano Guidarelli, insieme all’associazione contro la violenza Changethegame, ha presentato un esposto ai vertici delle società sportive, accusandole di non aver sanzionato adeguatamente i propri atleti. “Si realizza così una vera e propria vittimizzazione secondaria della giovane atleta. Prima abusata, quindi emarginata per aver osato chiedere giustizia,” ha dichiarato Guidarelli.
La Federscherma ha dichiarato di aver agito in modo corretto, senza adottare misure cautelari nei confronti degli atleti indagati. “Il nostro comportamento è stato fin dall’inizio responsabile e volto alla tutela dei più basilari diritti della denunciante e degli altri soggetti coinvolti,” ha affermato la federazione.
Tre mesi dopo l’incidente, la federazione ha organizzato nuove gare, tra cui una a Istanbul, dove Olga ha alloggiato nello stesso hotel dei suoi presunti aggressori. La giovane ha dovuto affrontare non solo la presenza dei suoi accusatori, ma anche un atteggiamento di velata ostilità da parte degli altri atleti, che sembravano rimproverarla per aver denunciato.
Gli avvocati lamentano la mancanza di azioni disciplinari contro i presunti aggressori, nonostante le gravi accuse. “Uno di loro non è nuovo all’introduzione di droghe,” ha aggiunto Guidarelli. Olga, nel frattempo, continua ad allenarsi con determinazione. “Voglio andare avanti nelle competizioni,” ha dichiarato.
La denuncia contro il Coni e la Federscherma sottolinea l’importanza di un’azione disciplinare tempestiva e adeguata nei confronti di chi è accusato di gravi reati. La vicenda di Olga mette in luce la necessità di proteggere le vittime e di garantire che le istituzioni sportive agiscano con responsabilità e trasparenza. Il caso continua a sollevare interrogativi su come la giustizia sportiva e civile possano lavorare insieme per prevenire e punire episodi di violenza e abuso.