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Cronache

Sentenza storica della Corte Costituzionale: giustizia per i familiari delle vittime innocenti dei clan

La Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma sul “quarto grado di parentela”, restituendo giustizia ai familiari delle vittime innocenti della camorra. La sentenza impatta in particolare in Campania, dove numerosi familiari non hanno visto riconosciuti i benefici a causa di legami familiari con individui coinvolti in attività criminali.

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Dal caso di Gianluca Cimminiello, vittima innocente della camorra ucciso il 2 febbraio 2010 a Secondigliano (Napoli), a quello di Giuseppe Quadrano, ucciso da innocente il 7 luglio 1996 a San Cipriano d’Aversa. La lista è lunga e tristemente nota. Tuttavia, la recente sentenza 122 della Corte Costituzionale, emessa il 4 luglio scorso, ha dichiarato incostituzionale la norma sul “quarto grado di parentela”, un provvedimento che ha avuto un impatto significativo sulla vita di decine di familiari di vittime innocenti dei clan, specialmente in Campania.

La norma contestata prevedeva che i familiari entro il quarto grado di parentela con individui coinvolti in procedimenti per reati di mafia o gravi reati penali non potessero beneficiare di alcun supporto dallo Stato. Questa disposizione ha penalizzato molte famiglie, considerando colpevoli anche chi non aveva mai avuto contatti con la criminalità organizzata.

La sentenza della Corte Costituzionale

“La pronuncia della Consulta è storica perché restituisce giustizia ai tanti familiari di vittime innocenti delle mafie,” afferma Giovanni Zara, avvocato che ha seguito numerosi casi di vittime innocenti dei clan. “Chi non ha mai condiviso nulla con la criminalità organizzata, anche se ha un parente delinquente, ha gli stessi diritti degli altri,” ribadisce Zara.

Casi emblematici

Gianluca Cimminiello

Gianluca Cimminiello, ucciso nel quartiere napoletano di Secondigliano, era completamente estraneo agli ambienti delinquenziali. La madre di Gianluca ha chiesto il riconoscimento dei benefici di legge, ma la sua istanza è stata rigettata perché alcuni nipoti del marito, suoi affini di quarto grado, avevano precedenti penali. Nonostante la separazione dal marito risalisse a 1987 e il fatto che non avesse contatti con la famiglia da oltre 30 anni, la madre di Gianluca non ha ottenuto alcun supporto fino ad ora.

Giuseppe Quadrano

Giuseppe Quadrano, postino di San Cipriano d’Aversa, fu ucciso il 7 luglio 1996. I figli di Giuseppe hanno richiesto il riconoscimento, ma la loro istanza è stata respinta perché un cugino della vittima, omonimo e killer di don Giuseppe Diana, è collaboratore di giustizia.

Salvatore Barbaro

Salvatore Barbaro fu ucciso per uno scambio di persona a Ercolano il 13 novembre 2009. Alla madre è stato negato il diritto per presunte parentele con soggetti criminali, sebbene non li avesse mai frequentati.

Impatto della sentenza

La sentenza della Corte Costituzionale offre un cambiamento significativo. “A differenza di quanto sostenuto dai dirigenti del Ministero dell’Interno e da alcuni giudici, chi ha parenti con precedenti penali è ora considerato uguale a chi tali parentele non le ha,” sottolinea Zara. Questo principio sancisce l’uguaglianza di diritti per tutti, indipendentemente dai legami familiari.

Questa sentenza rappresenta un passo avanti nella giustizia per i familiari delle vittime innocenti della camorra, correggendo una grave ingiustizia che ha afflitto molte famiglie per anni. L’abolizione della norma sul “quarto grado di parentela” permette finalmente di riconoscere i diritti di chi è rimasto colpito dal crimine organizzato senza aver mai avuto alcun legame con esso.

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Vannacci show sul pratone, il ‘predellino’ del generale

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Dalla Lega del capitano alla Lega del generale. Va in scena a Pontida Roberto Vannacci (nella foto di Imagoeconomica in evidenza) e diventa la star del giorno. Osannato dal popolo leghista sulla terra più sacra al partito, che per la prima volta lo accoglie nel suo raduno. Al generale dell’esercito, volato a Bruxelles con il record di voti, vanno i cori da stadio (“Un generale, c’è un solo generale!”).Ma anche la corsa ai selfie, le strette di mano, i baci delle signore padane stampati col rossetto. Lui si vanta delle impronte sulla guancia, li chiama “medaglie”.

E le mostra orgoglioso al circo mediatico che lo assedia dalla mattina al pomeriggio, per dire: “Vedete quanto calore. Dimostra che sono già nella comunità della Lega, anche se non ho la tessera. Quella è un atto formale, vedremo”. Risposte e principi che Vannacci dispensa da un predellino improvvisato (un nascondi cavi rialzato, vicino allo stand del suo libro ‘Il mondo al contrario’) su cui sale per farsi sentire meglio. Non ha paura della ressa nè del fango che mette in pericolo tutti sul pratone. “Non è un assedio ma un piacevole momento”, spiega con il sorriso largo.

Insomma per ora basta così, sembra dire. Anche senza tessera, a Pontida è Vannacci a incarnare l’anima sovranista della Lega. Salvini quella del partito nazionale. E pazienza se l’ultimo arrivato ruba la scena al segretario per un giorno. Succede plasticamente quando, al termine del raduno, i due si incrociano sotto il palco. Salvini è lì dopo aver ringraziato gli ospiti stranieri, gli alleati venuti da mezza Europa per sancire la santa alleanza dei patrioti. Vannacci, che sta dribblando militanti e giornalisti a cui ha dato appuntamento sull’altro lato del prato, lo saluta. Poi prosegue,seguito da tutto il codazzo di fan e telecamere. Calore e vicinanza che il militare si prende anche sul palco.

Parla dopo i ministri, prima dei leader stranieri, e respinge le accuse di aver usato la Lega come un taxi per il Parlamento europeo: “Invece no. Io sono qua, io ci credo nella parola data e nell’onore”. Pioggia di applausi e bandiere festanti. Quindi, incita i ‘suoi’ ad andare avanti con le battaglie sovraniste e li arringa soprattutto sulla cittadinanza: “La cittadinanza è l’eredità che ci siamo guadagnati con i nostri nonni sul Carso e i nostri padri attraverso sacrifici e lavoro”. Perciò chiede alla platea: “Voi se andate in Arabia saudita, dopo 5 anni vi sentireste arabi?”. Successivamente alla stampa che lo punzecchia proprio sullo ius scholae, lanciato ieri dall’alleato e vicepremier forzista Antonio Tajani, risponde secco: “Tajani ha espresso un’idea che può essere condivisa o meno, io non la condivido”. I leghisti attorno apprezzano, e parte di nuovo il coro.

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Incidente a Secondigliano: muore Martina Guasco, 19 anni, in uno schianto frontale

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Un altro tragico incidente stradale si è verificato a Napoli, precisamente a Secondigliano, nella notte tra venerdì e sabato, dove Martina Guasco, di soli 19 anni, ha perso la vita. La giovane stava tornando a casa dopo una serata con gli amici, quando l’auto in cui viaggiava è stata coinvolta in uno scontro frontale. Martina è la ventiduesima vittima della strada a Napoli nel 2024, un numero che continua a crescere e che richiama l’attenzione sulle problematiche legate alla sicurezza stradale.

L’incidente: scontro frontale tra Panda e Smart

Martina si trovava a bordo di una Fiat Panda insieme ad altri tre amici, quando l’auto si è scontrata frontalmente con una Smart su via Cupa dell’Arco, a Secondigliano, in una porzione di strada a doppio senso di marcia. L’impatto, avvenuto ad altissima velocità, ha causato il ribaltamento della Panda, che è finita contro un muro di contenimento. Mentre gli altri occupanti della vettura sono rimasti vigili, Martina ha perso la vita sul colpo.

I soccorsi: il tragico epilogo

Nonostante l’arrivo immediato dei soccorsi, per Martina non c’è stato nulla da fare. È rimasta intrappolata tra le lamiere e, quando i vigili del fuoco sono riusciti a estrarla dall’auto, era già deceduta. Le altre persone coinvolte, inclusi i passeggeri della Smart, hanno riportato solo lievi ferite.

Le indagini: velocità e responsabilità al vaglio

Le autorità, guidate dall’unità Infortunistica Stradale della polizia municipale, stanno ora cercando di ricostruire con esattezza la dinamica dell’incidente. I conducenti delle due auto, sottoposti ai test per alcol e droghe, sono stati deferiti all’autorità giudiziaria, ma non è ancora chiaro quale delle due vetture abbia invaso la corsia opposta causando lo schianto. La velocità elevata delle due auto sembra essere stata uno degli elementi determinanti.

La serata: l’ultima notte di Martina

Prima della tragedia, Martina e i suoi amici avevano trascorso la serata a Scampia, dove avevano pianificato di assistere a un concerto. Tuttavia, la grande affluenza di pubblico ha impedito loro di partecipare, e così avevano deciso di andare a cena insieme. Purtroppo, quel rientro a casa è stato fatale per Martina, che aveva parlato con la madre pochi minuti prima dell’incidente.

Un’altra vittima della strada: riflessioni sulla sicurezza

La morte di Martina Guasco aggiunge un altro triste capitolo alla lunga serie di incidenti stradali che stanno affliggendo Napoli e la sua provincia. Le cause di questa tragica sequenza sono spesso legate alla velocità e alla mancanza di prudenza alla guida, soprattutto tra i giovani. La comunità locale chiede ora maggiore attenzione e misure più efficaci per prevenire ulteriori perdite di vite umane sulle strade della città.

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Cortei e intifada degli studenti, l’allerta di ottobre

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I collettivi studenteschi sono pronti a far scattare la mobilitazione per l’ottobre dell’intifada mentre una serie di cortei e iniziative sono stati annunciati. Dopo la guerriglia di piazzale Ostiense a Roma, che ha confermato i timori della vigilia sul fronte della sicurezza, resta alta l’allerta per i prossimi eventi. L’ipotesi è che la strategia dei violenti, pronti a mettere in atto nuovi scontri, possa non essere finita. Proprio per questo il lavoro dell’intelligence prosegue nonostante i fermi e le decine di fogli di via emessi nell’ambito della manifestazione pro Pal di Roma, dove alcuni giovani incappucciati e vestiti di nero hanno provocato disordini e tensioni.

I dispositivi di sicurezza non allentano le maglie a Roma: sotto la lente c’è in particolare tutta l’area del ghetto, dove nelle prossime ore si svolgerà in sinagoga – a un anno esatto dall’attacco di Hamas in Israele – la cerimonia commemorativa alla presenza della premier Giorgia Meloni. Inoltre, in concomitanza con le commemorazioni, davanti al tribunale di Roma si ritroveranno i collettivi della Sapienza per protestare contro l’arresto di uno dei manifestanti al sit in di piazzale Ostiense (gli altri tre fermati sono stati rilasciati). Nella capitale le misure di sicurezza attorno agli obiettivi sensibili della comunità ebraica erano state già ulteriormente sensibilizzate nei giorni scorsi.

La prima tra le date attenzionate è quindi quella che riguarda la mobilitazione indetta per il 7 ottobre e l’obiettivo principale in questo caso sarà quello di scongiurare il rischio che gruppi contrapposti possano venire contatto. Non a caso anche in altre città come Torino e Brescia i rispettivi questori hanno vietato presìdi a sostegno della Palestina, con decisioni che hanno inevitabilmente provocato anche qualche malumore: il coordinamento bresciano per la Palestina ha già annunciato che nonostante tutto si ritroverà in città per una conferenza stampa pubblica. A lanciare sui social “il ritorno dell’intifada studentesca” subito dopo il 7 ottobre sono anche i Giovani Palestinesi d’Italia, con un reel dove vengono ripercorse le occupazioni e le manifestazioni degli studenti a sostegno di Gaza della primavera scorsa.

Le occupazioni erano iniziate già il 5 maggio all’università di Bologna, poi è stata la volta della Sapienza di Roma, della Federico II di Napoli e di molti altri atenei e dopo lo stop di alcuni mesi adesso si annuncia una nuova stagione calda negli atenei a cui, probabilmente, seguiranno agitazioni anche nei licei che già a Roma hanno compiuto azioni con tanto di foto di Netanyahu date alle fiamme. L’8 ottobre a Roma c’è poi un’altra manifestazione a rischio scontri: i movimenti e i collettivi manifesteranno in occasione della Cybertech Europe dove si parlerà di cybersicurezza.

Nel mirino delle proteste potrebbe finire Leonardo spa, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa e tra gli organizzatori dell’evento, già nel mirino dei movimenti pro Gaza, che chiedono all’Italia di fermare la vendita e l’invio di armi a Tel Aviv. Il 12 ottobre scenderà invece in piazza la comunità palestinese di Roma e del Lazio, l’associazione più vicina all’ambasciata palestinese in Italia e la stessa che – dopo il divieto imposto dal questore a Roma – si era sfilata dalla partecipazione al sit in di piazzale Ostiense. Sempre nella capitale, a Piazza del popolo è prevista il 19 ottobre la manifestazione dei sindacati su salario, salute e occupazione: un grande appuntamento che potrebbe essere l’occasione ancora una volta per gli ultrà dei disordini di virare la protesta verso la violenza.

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