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Ambiente

Anche le piante fanno movimenti intenzionali

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Sorprese dal mondo delle piante: anche questi esseri viventi privi di cervello sono capaci di fare movimenti intenzionali, ossia movimenti programmati per svolgere determinate azioni: lo ha scoperto la ricerca condotta dall’Università di Padova nell’ambito del progetto europeo ‘RooMors – At the roots of motor intentions’, finanziato con quattro milioni di euro dal Consiglio Europeo della Ricerca. Grazie al progetto quinquennale, che punta a scoprire le radici dell’intenzionalità, è nato in Italia il primo laboratorio specializzato nello studio di queste insospettabili capacità delle piante. La scommessa è decodificare il linguaggio chimico che le piante utilizzano per comunicare e “prendere decisioni importanti per risolvere i problemi dettati da un ambiente in continua mutazione”, osserva dice Umberto Castiello, responsabile scientifico del progetto e professore ordinario di Neuroscienze cognitive al dipartimento di Psicologia generale dell’Università di Padova.

“Abbiamo dimostrato per la prima volta, attraverso l’utilizzo di sofisticate tecniche di analisi del movimento, che le piante sono in grado di pianificare una risposta in base alle caratteristiche degli stimoli ambientali e al contesto in cui si sviluppano”, dice Castiello. “Le nostre ricerche – prosegue – indicano che le piante sono in grado di riconoscere l’attitudine sociale espressa da altre piante e agire di conseguenza. Piuttosto che studiare le piante per scopi legati alla produttività e allo sfruttamento cerchiamo di capire come le piante vivono la loro vita e applicano soluzioni ‘intelligenti’.

– L’obiettivo del progetto è decodificare il linguaggio chimico che guida il comportamento delle piante “per farci dire da loro come salvaguardare l’ambiente e la nostra specie”. Bioinformatica, bioingegneria, chimica analitica, filosofia uniscono le forze in questo compito complesso, insieme a fisiologia vegetale, psicologia fisiologica e comparata. Nel laboratorio si studia la pianta di pisello, scelta come modello sperimentale per le caratteristiche del suo movimento verso un potenziale supporto. Illuminazione, irrigazione, temperatura e umidità sono controllate in modo da consentire l’analisi 3D del movimento in tempo reale, l’analisi delle molecole volatili utilizzate per comunicare e quella dei potenziali elettrici utilizzati dalle piante per scandagliare l’ambiente circostante.

“L’acquisizione simultanea di tutti questi segnali e la possibilità di poterli correlare rende il nostro laboratorio unico al mondo”, osserva Castiello. E’ l’inizio di un campo di ricerca pieno di promesse e che, secondo Castiello, potrebbe “portare ad esplorare parallelismi con le specie animali per comprendere le origini comuni di tali processi”, considerando che “noi esseri umani condividiamo con le piante tra il 30% ed il 50% dei geni”. L’obiettivo ultimo è dimostrare che, nonostante i loro destini si siano divisi nel corso dell’evoluzione, piante e animali hanno adottato soluzioni simili per sopravvivere. Per la direttrice del dipartimento di Psicologia generale dell’Università di Padova, Francesca Pazzaglia, questa “visione integrata dei processi cognitivi” potrà aiutare a comprendere se “i meccanismi che permettono alle piante di percepire, agire e comunicare sono influenzati dai cambiamenti climatici in atto”. (

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Ambiente

Il pesce cappone: una creatura unica che cammina e assapora il cibo con le gambe

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Il pesce cappone ha da sempre catturato l’attenzione degli scienziati per le sue caratteristiche peculiari. Con il corpo di un pesce, le ali simili a quelle di un uccello e le gambe di un granchio, rappresenta una vera e propria anomalia nel mondo animale. “Gambe su un pesce… questa è una delle cose più strane che abbia mai visto”, ha dichiarato David Kingsley, biologo dello sviluppo presso la Stanford University, paragonando i pesci cappone ai “centauri acquatici”.

Recenti studi, pubblicati sulla rivista Current Biology da Kingsley e altri ricercatori, hanno svelato che queste gambe non servono solo a camminare, ma hanno anche la funzione di assaporare il cibo.

Le gambe del pesce cappone: un mistero genetico

Il team di ricerca di Kingsley si è concentrato su come e perché queste appendici, simili a gambe, si siano sviluppate. Amy Louise Herbert, ricercatrice del laboratorio, ha osservato gli embrioni del pesce cappone per studiare la formazione delle gambe. Le pinne si sono trasformate in arti che permettono al pesce di camminare sul fondale marino.

Analizzando il genoma del pesce cappone, gli scienziati hanno scoperto che un gene chiamato tbx3a gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di queste gambe. Utilizzando la tecnologia CRISPR per modificare tbx3a, il team ha notato che alcuni pesci nascevano con protuberanze più piccole, simili a pinne, mentre altri sviluppavano più paia di gambe.

Gambe sensoriali: il pesce cappone “assaggia” il cibo

Oltre alla funzione locomotoria, i ricercatori hanno scoperto che le gambe del pesce cappone sono anche strumenti sensoriali. Nascondendo molluschi sotto la sabbia, gli scienziati hanno testato l’abilità del pesce nel rilevare il cibo. Sorprendentemente, le sue gambe a forma di pala sono coperte da piccole protuberanze simili alle papille gustative della lingua umana, permettendo al pesce di “assaporare” la preda prima ancora di scavare per trovarla.

Nicholas Bellono, biologo molecolare di Harvard e autore dello studio, ha paragonato questa capacità a quella dei polpi, che usano i loro tentacoli per gustare il cibo. Tuttavia, Bellono ha sottolineato che i recettori sensoriali e il modo in cui sono collegati al sistema nervoso nel pesce cappone sono completamente diversi.

Un’evoluzione affascinante

Queste nuove scoperte non solo arricchiscono la comprensione dell’evoluzione del pesce cappone, ma aprono anche nuove prospettive sull’adattamento delle specie marine. Le gambe di questo pesce non sono solo un’anomalia fisica, ma rappresentano un affascinante esempio di come la natura possa sviluppare soluzioni ingegnose per sopravvivere e prosperare in ambienti diversi.

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Ambiente

Newcleo raccoglie 135 milioni, trasferisce la sede a Parigi

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Newcleo, la società del nucleare pulito che ha appena finalizzato il trasferimento della sua sede da Londra a Parigi, ha raccolto 135 milioni di euro da nuovi investitori, inclusi Inarcassa, Walter Tosto e la francese Ingerop. Con l’operazione il totale raccolto dalla start up da investitori istituzionali e individuali raggiunge i 535 milioni mentre il numero dei soci sale a 700. “Il trasferimento della nostra sede a Parigi rappresenta una pietra miliare strategica nell’accelerare la nostra missione volta a fornire la prossima generazione di energia nucleare sostenibile – afferma il fondatore e amministratore delegato di Newcleo Stefano Buono (foto in evidenza di Imagoeconomica) -. Ora siamo in una posizione migliore per approfondire la nostra partnership europea e attingere alle risorse di finanziamento da parte di investitori istituzionali e industriali”.

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Ambiente

Monitoraggio del magma ai Campi Flegrei, rischio da non sottovalutare: studio Ingv e Università

Un team internazionale guidato dall’INGV ha tracciato l’evoluzione del bradisismo dal 2007 al 2023, rilevando il progressivo accumulo di magma a profondità superficiali nella caldera vulcanica dei Campi Flegrei.

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L’attività sismica, la deformazione del suolo e l’emissione di gas, fenomeni osservati dal 2007, sono oggetto di studio di un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con l’Università Roma Tre e l’Université de Genève. Il loro obiettivo è comprendere se questi fenomeni, legati al bradisismo in corso nel vulcano Campi Flegrei, siano associati al movimento o all’accumulo di magma in profondità.

I risultati dello studio, pubblicati su Nature – Communications of Earth and Environment, evidenziano che il vulcano ha mostrato segni di un progressivo accumulo di magma a profondità inferiori agli 8 km, con un continuo sollevamento del suolo di circa 1,3 metri a Pozzuoli dal 2006. Sebbene non ci siano segnali imminenti di eruzione, gli esperti avvertono che l’accumulo di magma e l’aumento della pressione nel sottosuolo rappresentano un rischio costantemente monitorato, anche grazie all’integrazione di tecnologie avanzate come il GNSS e i dati satellitari.

Questo lavoro rappresenta un passo cruciale per comprendere meglio la dinamica vulcanica in una delle aree più densamente popolate d’Europa.

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