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Sorpresa in Francia, trionfa la gauche. Le Pen solo 3/a

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Colpo di scena in Francia: si contavano i seggi mancanti a Marine Le Pen per la maggioranza assoluta ed è invece clamorosamente la gauche a trionfare, con il capo de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, a rivendicare il governo: “Siamo pronti, Macron riconosca la sconfitta, ha il dovere di chiamare il Nuovo Fronte Popolare a governare”. Emmanuel Macron e la sua maggioranza uscente non crollano, com’era stato previsto, ma arrivano addirittura davanti all’estrema destra del Rassemblement National di Le Pen, la grande sconfitta di stasera dopo il patto di desistenza siglato nei giorni scorsi contro di lei. La sorpresa è totale, alla sinistra mancano comunque circa 90 seggi per la maggioranza assoluta, quindi la ricerca di una coalizione resta pienamente attuale.

La prima reazione giunta dall’Eliseo è stata la rivendicazione da parte di Macron, per settimane sotto il fuoco delle critiche a 360 gradi, della sua scelta di sciogliere l’Assemblée Nationale: “L’affluenza – a livello record del 67% – dimostra che i francesi dovevano esprimersi”. Subito dopo, dall’entourage del presidente è arrivato un invito alla “prudenza”, poiché i risultati non garantiscono di poter creare “una coalizione coerente”. Il Nuovo Fronte Popolare avrebbe fra i 180 e i 215 seggi, lontano quindi dai 289 seggi necessari per la maggioranza assoluta. E il blocco di centro macroniano, a 150-180, non farà alcuna alleanza che comprenda Mélenchon e i melenchoniani. “Questa è la domanda – insiste l’Eliseo – se una coalizione coerente sia possibile per raggiungere i 289 deputati”. Poi, una fonte ufficiale dell’Eliseo ha chiarito che Macron “aspetterà la strutturazione della nuova Assemblée Nationale per prendere le decisioni necessarie. Il presidente, nel suo ruolo di garante delle istituzioni, veglierà sul rispetto della scelta sovrana dei francesi”.

Le ipotesi che si stanno improvvisando in queste ore sono un governo di unione nazionale orientato verso il centro, con i riformisti della gauche e i Republicains, che hanno ottenuto – senza Eric Ciotti passato con Marine Le Pen – un risultato lusinghiero, ad oltre 60 seggi. Mentre 20 giorni di dibattito sembrano ormai un ricordo – così come i proclami di Le Pen e Jordan Bardella che ancora 48 ore fa dettavano i loro obiettivi in politica estera, sull’Ucraina, o in politica economica e sociale, sull’immigrazione – la gauche già mostra tutte le sue profonde differenze. A tuonare in queste prime ore di commenti sono i vincitori de La France Insoumise, la sinistra radicale che ormai era quasi sicura di rimanere fuori da qualsiasi accordo, con Mélenchon isolato all’opposizione. Da Manon Aubry a Mathilde Panot a Manuel Bompard, i colonnelli di Mélenchon proclamano l’aumento del salario minimo e la pensione a 60 anni, chiedendo le dimissioni immediate del premier Attal. Ma si fanno strada anche i personaggi che, probabilmente, avranno voce nei prossimi giorni nel tentativo di negoziare la coalizione con il centro e la destra moderata, unica soluzione ipotizzabile per il governo.

“Stasera siamo in testa – ha detto Raphaël Glucksmann, che ha trascinato ancora in alto il Partito socialista – ma di fronte a un’Assemblée Nationale divisa dobbiamo comportarci da adulti. Bisogna parlare, bisogna discutere, bisogna dialogare”, ha insistito, sottolineando che “il cuore del potere è stato trasferito all’Assemblée Nationale, è necessario un cambiamento di cultura politica”. Mentre il popolo della gauche si è riversato spontaneamente a place de la République, a Parigi, per festeggiare una vittoria tanto più bella quanto insperata, è un brutto colpo per Marine Le Pen. Dopo qualche portavoce, è comparso sul palco del quartier generale un Jordan Bardella per la prima volta scuro in volto.

Ha subito denunciato le “alleanze contro natura” fra i macroniani e la sinistra, che secondo lui hanno provocato la sconfitta del suo partito: “Purtroppo – ha detto – l’alleanza del disonore e i piccoli accordi elettorali fra Macron e Attal con l’estrema sinistra privano” gli elettori di un governo del Rassemblement e “gettano la Francia nelle braccia di Mélenchon”. Poi ha reso omaggio, con poca convinzione e non riuscendo a sorridere, “alla dinamica di cui gode il Rn che l’ha portato in testa al primo turno” e gli consente comunque di ottenere un numero storico di deputati, tra 120 e 150. Una magra consolazione stasera, per un partito che era incerto fra il trionfo e la semplice vittoria. Il soffitto di cristallo che impedisce all’estrema destra di governare la Francia è oggi più solido che mai.

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Nuovi attacchi a Hezbollah, esplodono i walkie talkie: ancora morti e feriti

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Caos e rabbia in Libano dove per il secondo giorno consecutivo l’esplosione sincronizzata di dispositivi wireless in dotazione ai miliziani di Hezbollah e anche di pannelli solari ha fatto almeno 14 morti e 500 feriti. Dopo le migliaia di cercapersone scoppiate martedì alla stessa ora in tutto il Paese dei Cedri, a Damasco e nella Siria orientale (in un’operazione che anche il creatore di Fauda Avi Issacharoff ha definito “al di sopra di ogni immaginazione”), nel pomeriggio di oggi un’altra ondata di deflagrazioni ha scosso i cittadini libanesi. La situazione è tale che in serata il premier libanese Najib Mikati ha dichiarato che il suo governo si sta preparando a “possibili scenari” di una grande guerra con Israele. In molte città i residenti si sono riversati per strada protestando nel disorientamento più totale.

Un’auto dell’Unifil è stata assaltata con lanci di pietre a Tiro da un gruppo di civili. Walkie talkie militari e strumenti per rilevare le impronte digitali sono detonati in diverse località del Paese, tra cui il distretto di Dahiya a Beirut, roccaforte del gruppo sciita, e nel Libano meridionale. Le immagini rilanciate dai media locali mostrano appartamenti in fiamme dentro condomini, auto bruciate, denso fumo nero, gente che fugge e si dispera. Testimoni hanno riferito di numerose ambulanze che portavano i feriti in ospedale. Altre esplosioni sono state segnalate dai media sauditi in Iraq, nel quartier generale dell’organizzazione terroristica al Hashd al Shaabi a Mosul, nello stesso momento delle deflagrazioni in Libano. Alla periferia sud di Beirut, esplosioni di dispositivi sono avvenute mentre si svolgevano i funerali di membri di Hezbollah uccisi martedì negli attacchi con i cercapersone. In 1.600 sarebbero ancora ricoverati negli ospedali con ferite anche molto gravi. Cinquecento miliziani hanno perso la vista quando il loro pager è finito in mille pezzi.

E anche l’ambasciatore iraniano a Beirut avrebbe perso un occhio e 19 pasdaran sarebbero rimasti uccisi in Siria. Ma gli ayatollah negano. Alla vigilia del discorso pubblico del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il cugino e presidente del Consiglio esecutivo del gruppo Hashem Safieddine è stato chiaro: “Questi attacchi saranno sicuramente puniti in modo unico, ci sarà una vendetta sanguinosa”, ha detto. Nel mentre Israele tace. Nonostante l’esecrazione di mezzo mondo, le istituzioni di Gerusalemme non hanno battuto ciglio sul ‘beeper affair’ per due giorni consecutivi. Teheran ha accusato l’intero Occidente di “ipocrisia” e Israele di “strage”. Mosca ha parlato di “guerra ibrida”, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha avvisato del “grave rischio di drammatica escalation in Libano”, con il Consiglio di sicurezza che ha fissato una riunione di emergenza per venerdì. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, in visita al Cairo per i negoziati su Gaza che continuano sottotraccia, ha escluso che Washington fosse a conoscenza o coinvolta nel cyberattacco.

Ma l’operazione che ha letteralmente lasciato storditi i miliziani sciiti a quanto pare non poteva più essere rimandata. Secondo fonti Usa citate da Axios, ad innescarla sarebbe stato il timore che l’intelligence di Hezbollah stesse per scoprire il creativo raid informatico: “È stato un momento ‘use it or lose it'”, avrebbe comunicato Israele agli Stati Uniti sul timing dell’attacco. Un ex funzionario israeliano ha spiegato che i servizi avevano pianificato di usare i cercapersone con trappole esplosive come colpo di apertura in guerra per paralizzare i combattenti di Nasrallah. E per ridurre le vittime civili. Ma negli ultimi giorni sembrava che il segreto stesse per trapelare e Benyamin Netanyahu ha dato segnale verde. In serata dallo Stato ebraico si è alzata la voce del ministro della Difesa Yoav Gallant: “Il centro di gravità si sta spostando verso nord attraverso il trasferimento di risorse e forze. Siamo all’inizio di una nuova fase del conflitto”, ha detto alle truppe. Confermando le indiscrezioni del mattino secondo cui un’intera divisione ha lasciato il sud di Gaza per raggiungere il confine con il Libano. A rafforzare il timore di un’escalation a breve il fatto che il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha approvato i piani di attacco e difesa per la regione settentrionale: “Israele è pronto a utilizzare capacità militari non ancora impiegate. Hezbollah dovrà pagare un prezzo elevato se continuerà il conflitto”, ha avvertito.

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Libano, ora scoppiano i walkie-talkie tra le mani degli Hezbollah: almeno 3 morti

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Secondo l’agenzia di stampa statale libanese, almeno tre persone sono rimaste uccise in alcune esplosioni avvenute nella zona della Bekaa, mentre fonti della sicurezza hanno riferito alla Reuters che centinaia di persone sono rimaste ferite in una serie di nuove esplosioni in tutto il Libano. Le radio portatili utilizzate dal gruppo terroristico Hezbollah sono esplose nel tardo pomeriggio nel sud del Paese e nella periferia meridionale della capitale Beirut, hanno riferito una fonte della sicurezza e un testimone.

Almeno una delle esplosioni e’ avvenuta nei pressi di un funerale organizzato da Hezbollah, sostenuto dall’Iran, per le vittime del giorno prima, quando migliaia di cercapersone utilizzati dal gruppo sono esplosi in tutto il Paese. “Diversi walkie-talkie sono esplosi nella periferia sud di Beirut”, afferma la fonte, mentre i soccorritori affiliati a Hezbollah confermano che i dispositivi sono esplosi all’interno di due auto nella zona.

Tre persone sono state uccise nell’esplosione di “apparecchiature di trasmissione” a Sohmor, nel Libano orientale, ha riferito l’agenzia di stampa nazionale (ufficiale). Il ministero della Sanita’ ha riferito che “piu’ di cento persone sono rimaste ferite in una nuova ondata di esplosioni di walkie-talkie”.

I walkie-talkie sono esplosi contemporaneamente nella periferia meridionale di Beirut, proprio mentre si svolgevano i funerali di quattro membri di Hezbollah uccisi ieri in esplosioni di cercapersone, secondo una fonte vicina al movimento islamista libanese e ai soccorritori. Le esplosioni hanno scatenato il panico. Altre esplosioni sono state segnalate a Saida (sud) e Baalbeck (est), dove 15 persone sono rimaste ferite, ha riferito una fonte ospedaliera.

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New York Times: Israele dietro all’attacco con i cercapersone

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Israele ha messo l’esplosivo nei cercapersone venduti a Hezbollah. Lo riporta il New York Times, citando alcune fonti americane. L’esplosivo sarebbe stato posizionato vicino alla batteria di ogni dispositivo e attivato tramite un messaggino.

I cercapersone che Hezbollah aveva ordinato alla taiwanese Gold Apollo sarebbero stati manomessi prima di raggiungere il Libano, riporta il quotidiano americano. La maggior parte dei cercapersone era del modello AP924, anche se nella spedizione erano inclusi anche altri tre modelli. I dispositivi erano programmati per emettere un segnale acustico di diversi secondi prima di esplodere. Alla Gold Apollo sono stati ordinati più di 3.000 cercapersone. Non è chiaro né quando sono stati ordinati né quando sono arrivati in Libano.

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