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Salernitana, Giovanni Martusciello è il colpo di Iervolino per il ritorno in Serie A

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Salerno, si cambia tutto e si punta in alto, altro che ridimensionamento: Giovanni Martusciello, che compirà 53 anni il prossimo 19 agosto, è il nome a sorpresa su cui il direttore sportivo Gianluca Petrachi ha puntato per rilanciare la Salernitana nel prossimo campionato di Serie B. La scelta del presidente Danilo Iervolino di affidare la guida tecnica a Martusciello si presenta come il miglior acquisto per riportare i granata in Serie A con un piano a uno o due anni.

Martusciello, storico vice allenatore di Maurizio Sarri sia alla Juventus che nelle ultime stagioni alla Lazio, è diventato il favorito per prendere il posto di Andrea Sottil. Sottil, che ha allenato la Salernitana per poco più di dieci giorni, ha risolto anticipatamente il suo contratto biennale, aprendo la strada a Martusciello.

Con un’esperienza significativa al fianco di tecnici di alto profilo come Luciano Spalletti e Maurizio Sarri, con un’esperienza all’Empoli, Martusciello porta con sé un bagaglio di competenze e strategie vincenti. Il suo debutto come primo allenatore potrebbe segnare una svolta decisiva per la squadra.

Danilo Iervolino

 

Martusciello ha incontrato Petrachi ieri sera, raggiungendo un’intesa di massima per formalizzare il suo ingaggio. L’ufficializzazione dell’operazione è prevista nelle prossime ore, probabilmente prima della conferenza stampa di presentazione della nuova stagione, in programma alle ore 16 allo stadio Arechi. Alla conferenza prenderanno parte lo stesso Petrachi e l’amministratore delegato Milan.

La scelta di Martusciello arriva dopo alcune incertezze e difficoltà. L’ingaggio di Gaetano Fontana non ha convinto pienamente i tifosi granata, e le trattative per Fabio Caserta, destinato a guidare il Catanzaro, non sono andate a buon fine. Martusciello rappresenta quindi una scelta di peso, capace di rassicurare l’ambiente e dare nuova linfa alla squadra.

L’arrivo di Martusciello alla Salernitana segna l’inizio di un progetto ambizioso voluto da Iervolino. Con l’obiettivo di riportare la squadra in Serie A entro uno o due anni, il club punta su un allenatore con un solido background e una chiara visione tattica. La sua esperienza al fianco di grandi tecnici e la sua conoscenza approfondita del calcio italiano saranno fondamentali per affrontare le sfide del campionato di Serie B e costruire una squadra competitiva. Con Martusciello al timone, la Salernitana si prepara a un nuovo capitolo, con la speranza e la determinazione di tornare presto nella massima serie.

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La mappa del voto, Le Pen resta prima nei consensi

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Il Nuovo Fronte Popolare, grazie innanzitutto alla strategia delle desistenze, ha impedito la vittoria delle destre in Francia conquistando la maggioranza relativa dei seggi, ma il Rassemblement National di Marine Le Pen resta di gran lunga il partito più votato Oltralpe, pur avendo perso oltre un milione di voti rispetto al primo turno delle politiche. Secondo i dati del ministero dell’Interno francese, Rn ottiene infatti 8.745.240 consensi (il 32,05%), mentre al primo turno di domenica 30 giugno aveva incassato 9.379.092 voti, ovvero il 29,25% (ma bisogna calcolare, per tutti i partiti, che molti collegi non erano chiamati al voto in quanto avevano già eletto i loro candidati domenica 30 giugno); il Nuovo Fronte Popolare ha avuto 7.005.514 preferenze (il 25,68% contro il 28,06%) del primo turno.

Tra i due grandi contendenti si è inserito a sorpresa Ensemble! (i macroniani) con 6.314.418 voti (il 23,14%), contro i 6.425.707 (il 20,04%) della settimana scorsa. Infine Les Républicains sono stati votati da 1.474.648 di francesi (il 5,41%): al primo turno avevano 2.106.166 voti (il 6,57%). Con un’affluenza del 66,63%, nessun campo politico riesce a superare la soglia dei 289 deputati: il Nuovo Fronte Popolare ha fatto eleggere 182 deputati, Ensemble raggiunge i 168, il Rn e i suoi alleati Les Républicains che hanno seguito Eric Ciotti hanno ottenuto 143 deputati. La sera di domenica 30 giugno, il Rn e i suoi alleati avevano già fatto eleggere 39 deputati ed erano in testa in 258 circoscrizioni ancora da decidere: grazie alle desistenze che hanno ridotto il numero dei triangolari da 306 a 89, l’estrema destra è finita molto lontano dalla maggioranza assoluta, relegata addirittura al terzo posto. Con questa strategia, i numeri degli spostamenti del voto sono stati davvero impressionanti.

Secondo uno studio realizzato da Ipsos-Talan, gli elettori del Nuovo Fronte Popolare al primo turno hanno votato massicciamente – scegliendo il candidato schierato contro il Rassemblement National – al secondo turno, quando i loro esponenti si sono ritirati. Ipsos quantifica nel 72% gli elettori del Nfp che hanno scelto di sostenere un candidato macronista, mentre il 70% ha optato per il candidato dei Républicains laddove era l’unica alternativa a Rn. Secondo un’analisi di Le Monde, i candidati Rn e Les Republicains-Rn sono stati eletti solo in 10 triangolari su 69 in cui erano presenti, e hanno vinto solo 94 duelli sui 353 in cui erano candidati domenica. Un bilancio che mostra che le desistenze – quasi automatiche da parte della sinistra, in misura minore nelle fila della maggioranza presidenziale – hanno avuto un ruolo decisivo.

La sinistra ottiene poi come di consueto buoni risultati nei grandi centri urbani. Ad esempio, tutte le cinque circoscrizioni di Lione hanno portato un candidato del Nfp all’Assemblea nazionale e 12 circoscrizioni su diciotto di Parigi saranno rappresentate da candidati di sinistra. Non c’è stata ancora un’analisi demografica del voto del 7 luglio: tuttavia, in occasione del primo turno delle legislative, un sondaggio sempre di Ipsos aveva rilevato che il Rassemblement National aveva fatto breccia tra gli over 35, mentre i giovani hanno votato soprattutto per la sinistra del Nuovo Fronte Popolare. Appena una settimana fa, la maggioranza (54%) delle persone che si autodefiniscono come “svantaggiate” aveva appoggiato in modo schiacciante il Rn: il 38%, con tre punti percentuali di vantaggio sulla coalizione di sinistra. Anche la maggior parte degli elettori che hanno dichiarato di arrivare a malapena alla fine del mese o di dipendere dai risparmi e/o dai prestiti per tirare avanti (rispettivamente il 41% e il 46%) aveva appoggiato il Rn, preferendolo ai rivali di sinistra.

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New York Times: Esperto di Parkinson alla Casa Bianca 8 volte in 8 mesi

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Un esperto di Parkinson ha visitato la Casa Bianca otto volte negli ultimi otto mesi. Lo riporta il New York Times, sottolineando che non è chiaro se Kevin Cannard, medico del Walter Reed National Military Medical Center, si è recato alla Casa Bianca per il presidente o per altri incontri con lo staff medico. “Molti specialisti del Walter Reed visitano la Casa Bianca per occuparsi del personale che vi lavora”, ha detto il portavoce della Casa Bianca Andrew Beats.

Joe Biden non e’ sotto trattamento per il Parkinson: lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, aggiungendo di non poter confermare perche’ uno specialista del Parkinson abbia incontrato il medico della Casa Bianca all’inizio di quest’anno. E ha spiegato la mancata diffusione integrale dei referti medici delle visite del presidente (anche con due neurologi) con la necessita’ di “proteggere la privacy”.

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Autonomia, parte dalla Campania l’iter per il referendum

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Parte dalla Campania il percorso delle cinque Regioni a guida progressista per il referendum abrogativo dell’autonomia differenziata. Il Consiglio regionale ha approvato oggi la richiesta di indizione, testo su cui ora dovrebbero convergere l’Emilia-Romagna, la cui assemblea è convocata per le prossime ore, e poi Sardegna, Puglia e Toscana. Come ha ricordato in aula il governatore Vincenzo De Luca, “non prendiamo una decisione per consolidare le bandiere ma per far prevalere la ragione”. Obiettivo, “ricreare uno spirito di difesa dell’unità d’Italia”.

A votare la richiesta sono stati i gruppi di centrosinistra, compreso il M5s (che è all’opposizione della Giunta e per “senso di responsabilità” ha ritirato i suoi emendamenti) e il rappresentante di Azione, che invece a livello nazionale con Calenda si è dissociata dalla campagna referendaria. Su 46 presenti in aula, 35 hanno detto sì, con 9 contrari e una astensione. Ad essere approvato è stato in primis il quesito referendario che propone l’abrogazione totale della riforma Calderoli.

Più tardi sarà messo in votazione anche un secondo quesito che chiede la cancellazione solo di alcune parti della legge, in modo da mettere al riparo il referendum da un eventuale giudizio di inammissibilità dell’abrogazione totale, ipotesi legata ai collegamenti tra il ddl Calderoli e la legge di bilancio. In base all’articolo 75 della Costituzione il referendum abrogativo può essere chiesto da 500mila cittadini oppure da cinque Consigli regionali. I partiti del centrodestra campano, nel dibattito in Aula, hanno accusato i promotori di puntare al referendum solo per consolidare il campo largo, ricordando come lo stesso centrosinistra in passato fosse a favore dell’autonomia.

“La riforma del titolo V – ha risposto De Luca – è stato un errore drammatico. È stata una scelta di debolezza ed opportunismo; scelta fatta a maggioranza, un errore che ha creato un precedente e l’attuale governo ripete quell’errore”. Ma il presidente della Campania non vuole “una crociata referendaria”: “Dobbiamo ritrovare i canali di un dialogo responsabile, è di questo che c’è bisogno”. Il governatore pugliese Michele Emiliano intanto oggi ha ribadito che l’autonomia differenziata “per come l’ha definita Calderoli è una guerra di tutti contro tutti”. Ma anche il presidente della Regione Calabria, il forzista Roberto Occhiuto, è tornato a manifestare preoccupazioni durante il consiglio nazionale del partito.

“Il mio auspicio – ha detto – è che Forza Italia non voti, in Consiglio dei ministri e in Parlamento, alcuna intesa con singole Regioni se prima non saranno interamente finanziati i Livelli essenziali di prestazione, e se non ci sarà la matematica certezza che determinate intese possano produrre danni al Sud”. Timori ai quali il segretario Antonio Tajani risponde rafforzando la proposta dell’Osservatorio sull’autonomia differenziata: “Non sarà un gruppo di studio ma una struttura politica che dovrà fare valutazioni politiche ed eventuali iniziative qualora ci fossero distrazioni nell’applicazione della riforma”.

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