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Economia

Potere d’acquisto in crescita, ma la pressione fiscale che aumenta frena i consumi

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Il potere d’acquisto delle famiglie italiane è in risalita, grazie alla diminuzione dell’inflazione che sta ridando fiato ai bilanci domestici. Tuttavia, nonostante questa maggiore capacità di spesa, i consumi non decollano allo stesso ritmo, e la pressione fiscale continua a gravare sulle famiglie. Questo è il quadro delineato dall’Istat per il primo trimestre del 2024.

Nei primi tre mesi dell’anno, il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato del 3,3% rispetto al trimestre precedente, continuando un trend di ripresa iniziato all’inizio del 2023. Parallelamente, il reddito disponibile lordo è cresciuto del 3,5%. Tuttavia, la spesa per consumi è aumentata solo dello 0,5%, indicando una tendenza delle famiglie a risparmiare piuttosto che a spendere. La propensione al risparmio, infatti, si è attestata al 9,5%, in aumento rispetto al minimo storico dell’ultimo trimestre del 2022.

La pressione fiscale è salita al 37,1% nel primo trimestre, con un incremento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo aumento delle tasse contribuisce a contenere la spesa delle famiglie, che sembrano essere ancora caute nel loro approccio ai consumi, cercando di recuperare le perdite subite durante i periodi di maggiore incertezza economica.

Sul fronte dell’occupazione, dopo tre mesi di crescita, a maggio si è registrato un lieve calo dello 0,1% rispetto al mese precedente, pari a una diminuzione di 17.000 unità. Tuttavia, su base annua, il numero degli occupati è aumentato del 2,0%, con un incremento di 462.000 unità rispetto a maggio 2023. Il tasso di occupazione è leggermente sceso al 62,2%, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 6,8%, con un incremento del tasso di disoccupazione giovanile al 20,5%.

Il calo mensile dell’occupazione ha colpito principalmente i dipendenti a termine e gli autonomi, mentre continua la crescita dei dipendenti permanenti, che sfiorano i 16 milioni. Particolarmente significativo è l’incremento dell’occupazione femminile, con 11.000 donne occupate in più in un mese e 295.000 in più in un anno.

La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha sottolineato i dati positivi riguardanti la crescita dei contratti a tempo indeterminato, il lavoro femminile e l’occupazione dei giovani tra i 25 e i 34 anni, affermando che la lieve riduzione degli occupati non è motivo di preoccupazione immediata. Tuttavia, l’Ufficio studi di Confcommercio invita a non sottovalutare alcuni segnali di criticità, come la nuova riduzione degli autonomi. Inoltre, il Codacons richiama l’attenzione sugli aumenti dei prezzi nel settore turistico, che potrebbero nuovamente pesare sui bilanci familiari.

Il primo trimestre del 2024 presenta un quadro complesso per le famiglie italiane, con un potere d’acquisto in aumento ma una spesa per consumi ancora timida. La crescente pressione fiscale e alcune criticità nel mercato del lavoro rappresentano sfide da affrontare per consolidare la ripresa economica e garantire una crescita sostenibile nel lungo periodo.

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Tim tratta in esclusiva col Mef su Sparkle

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La vendita di Sparkle non solo porta nelle casse di Tim altri 700 milioni di euro ma risolverebbe una ‘anomalia’ nella struttura del gruppo che ormai si è dato un’impronta da ‘società di servizi’. Non è da escludere poi che la società dei cavi internazionali possa confluire nella rete unica a cui punta il Mef che, se realizzata entro il 2026, sbloccherebbe quei 2,5 miliardi di ‘earn out’ legati alla cessione di Netco a Kkr. La Borsa, dove il titolo ha fatto un altro piccolo passo avanti (+2% a 0,26 euro) e gli analisti leggono l’operazione come positiva e si aspettano che Tim accetti la proposta del Mef e, con una quota di minoranza, del fondo spagnolo Asterion, attraverso la controllata Retelit.

E Tim non perde tempo. Il cda, dopo meno di 24 ore, si riunisce, esamina la proposta e dà mandato all’amministratore delegato, Pietro Labriola, di avviare interlocuzioni con gli offerenti, in via esclusiva, finalizzate ad approfondire i profili economici e finanziari dell’operazione e a ottenere la presentazione – entro il 30 novembre – di un’offerta vincolante secondo i migliori termini e condizioni.

L’offerta che c’è ora in campo, rispetto alla precedente di 625 milioni di euro più 125 milioni di euro di earn-out, è qualitativamente migliorativa perché i 700 milioni offerti dal Mef e da Asterion sarebbero ‘tutti subito’. “Gli 0,7 miliardi di euro di liquidità in entrata si aggiungerebbero agli 0,24 miliardi proventi dalla vendita di Inwit – ricordano gli analisti di Mediobanca – con un ulteriore taglio di 1 miliardo di euro alla posizione debitoria di Tim, portando il rapporto di leva finanziaria (ebitda/debito) ben al di sotto di 2 volte”.

Equita e Intermonte hanno invece colto le recenti dichiarazioni del direttore generale del Mef Marcello Sala a un convegno che ha espressamente indicato l’obiettivo del governo di avere “un’unica società nel Paese per la fibra ottica”. “Riteniamo che il governo italiano sia estremamente interessato a evitare un default di Open Fiber anche per il rischio di perdere 1,8 miliardi di euro di fondi Pnrr se il progetto Italia a 1Giga non sarà completato entro giugno 2026” scrivono gli analisti.

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Economia

Zuckerberg batte Bezos, è il secondo più ricco al mondo

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Mark Zuckerberg supera Jeff Bezos e diventa il secondo uomo più ricco al mondo alle spalle di Elon Musk. Zuckerberg vale 210,7 miliardi di dollari contro i 209,2 di Bezos. Musk ha una fortuna di 262,8 miliardi. E’ quanto emerge dal Bloomberg Billionaires Index.

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Salvo l’uso di ‘bistecca’ e ‘salsiccia’ per prodotti veg

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In Francia e in Unione Europea l’uso di nomi tipicamente associati alla carne per i prodotti a base vegetale è salvo: i cibi a base di proteine vegetali potranno continuare a chiamarsi ‘salsicce’, ‘bistecche’ o ‘hamburger’ e nessuno Stato membro può impedirlo. Lo ha messo nero su bianco la Corte di Giustizia dell’Ue accogliendo, in forma di sentenza, l’istanza di quattro organizzazioni francesi attive nel settore dei prodotti vegetali e vegani (l’Association Protéines France, l’Union vegetarienne européenne, l’Association végétérienne de France e la società Beyond Meat Inc.) che hanno contestato al governo di Parigi un decreto che vietava l’uso di termini come ‘bistecca’ o ‘salsiccia’ per indicare prodotti a base vegetale.

Un decreto pensato, secondo Parigi, per tutelare la trasparenza delle informazioni sui cibi, ma finito prima sul tavolo del Consiglio di Stato francese, e poi direttamente alla Corte di Lussemburgo. Per i giudici comunitari le norme sull’etichettatura alimentare tutelano già “sufficientemente i consumatori”, anche in questi casi. Dunque, uno Stato membro “non può impedire con un divieto generale ed astratto” ai produttori di alimenti a base di proteine vegetali di adempiere all’obbligo di indicare la denominazione di questi alimenti con “denominazioni usuali” o “descrittive”. A meno che il Paese non abbia adottato una “denominazione legale” per indicarli e purché le modalità di vendita o di promozione di quel prodotto non siano fuorvianti per i consumatori, inducendoli all’errore.

La Corte dell’Ue parla alla Francia, ma in realtà parla a tutta Europa, dove l’uso di termini associati a cibi contenenti proteine animali a quelli vegetali è sempre più dibattuto, soprattutto per via della diffusione di questi ultimi sul mercato europeo. Le prime divisioni a Bruxelles sono emerse nel 2020, quando nel quadro dei negoziati sulla Politica agricola comune (Pac) al Parlamento europeo di Strasburgo ci fu il tentativo di inserire nella revisione delle norme una serie di emendamenti per eliminare l’uso delle denominazioni di carne per i prodotti a base vegetale. Ma il blitz fallì e il blocco di emendamenti al regolamento sull’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli fu respinto. Il dibattito è rimasto aperto ed è, tra l’altro, particolarmente sentito in Italia. La sentenza, ad esempio, potrebbe non piacere a Lega e FdI, che del divieto di etichettatura tradizionale per i prodotti veg ne hanno fatto da tempo una bandiera.

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