Caivano, una cittadina travolta dallo scandalo, emerge come simbolo di malaffare e compromessi tra politica e criminalità organizzata. L’ex assessore ai lavori pubblici Carmine Peluso ha gettato luce su un sistema corrotto, dove tangenti e favoritismi hanno dominato per anni.
Il “libro nero” di Caivano, un dossier di quaranta pagine, rivela accuse pesanti contro presunti boss mafiosi, ex politici e amministratori che gestivano milioni di euro destinati a progetti pubblici. Strade, gestione dei rifiuti, edilizia scolastica e cimiteriale sono stati influenzati dai clan locali, con gare truccate e appalti assegnati in cambio di tangenti.
Peluso, ora collaboratore di giustizia, ha descritto come le tangenti venivano “mascherate” con termini innocui come “Roccobabà”, mentre in realtà si trattava di somme consistenti per favorire determinate imprese nelle manutenzioni stradali e nella gestione ambientale.
Un altro aspetto oscuro riguarda la gestione dei rifiuti, con la società Green Line al centro di un patto mafioso. L’ex assessore ha raccontato di minacce e pressioni da parte della camorra per influenzare decisioni politiche cruciali, inclusa la proroga contrattuale della società.
Il cimitero locale è stato definito una “terra di nessuno”, dove il clan cercava di ottenere il controllo delle edicole funerarie e degli altri servizi associati, imponendo la propria volontà anche agli enti pubblici e alle aziende locali.
L’inchiesta condotta dai magistrati Francesca De Renzis e Ivana Fulco, sotto la guida del procuratore Nicola Gratteri, ha portato alla luce un intreccio perverso di corruzione e malgoverno che ha permeato ogni settore della vita civica di Caivano.
Il processo in corso ha già visto il coinvolgimento di diversi accusati, inclusi politici e esponenti della camorra, mentre le indagini sulle ditte coinvolte nei lavori pubblici continuano a scoprire nuovi dettagli su come il denaro pubblico è stato sottratto e distorto a beneficio di pochi.
Il governo, tramite un decreto urgente, ha stanziato trenta milioni di euro per risolvere emergenze come quelle emerse a Caivano, dimostrando la gravità della situazione e l’urgenza di ripristinare la legalità e la trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche.
Il caso di Caivano rimane un monito su come la corruzione e il crimine possono compromettere il futuro di una comunità, mettendo a rischio non solo la fiducia nelle istituzioni ma anche la sicurezza e il benessere dei cittadini.