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Economia

Le vendite dell’iPhone volano in Cina, a maggio +40,1%

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Apple corre ancora in Cina sulla spinta dei tagli ai listini di vendita. Le spedizioni di iPhone sono cresciute del 40,1% annuo a maggio, in base ai dati diffusi dalla China Academy of Information and Communications Technology (Caict), sia pure in calo rispetto al 52% di aprile e a dispetto dei forti sconti offerti dai principali rivenditori nelle settimane precedenti il festival dello shopping di giugno. In un mercato cresciuto di oltre il 16%, i marchi nazionali cinesi, secondo le rilevazioni del think tank governativo di Pechino, hanno totalizzato 25,30 milioni di telefonini (83,4% del totale), mentre quelli stranieri si sono attestati a 5,03 milioni di unità (+44,1% mensile), con la società californiana in posizione dominante.

Prima dell’aggressiva campagna promozionale Apple aveva subito cali delle vendite a doppia cifra dopo aver perso quote di mercato a favore di Huawei, prossima a raggiungere un miliardo di dispositivi consumer attivi con il proprio sistema operativo interno nel Dragone. Un trend che sottolinea come il gruppo di Shenzhen stia portando la battaglia contro Apple nel segmento premium, snobbando le sanzioni Usa. All’inizio di maggio, il numero uno di Apple Tim Cook aveva previsto la crescita delle vendite di iPhone in alcuni mercati, tra cui la Cina, ipotizzando un rimbalzo dei ricavi.

Gli sconti di prezzo fino a 2.300 yuan (circa 320 dollari) sul sito ufficiale della compagnia su Tmall, doppi rispetto a quelli di febbraio, hanno dato una spinta solida alle vendite. Huawei, invece, ha presentato ad aprile la sua nuova serie di smartphone di fascia alta Pura 70, dopo il lancio del Mate 60 dello scorso agosto. Le mosse finora fatte dal gruppo cinese sono state vincenti: Huawei ha superato Apple nel primo trimestre diventando il secondo fornitore di smartphone in Cina, spingendo ora la sua strategia di vendita al dettaglio con l’apertura di più flagship store e più distributori retail. Per i prossimi mesi gli analisti ritengono che la sfida negli smartphone sarà sempre più decisa dall’offerta di servizi legati all’Intelligenza artificiale.

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Economia

Alitalia-Ita, 11 miliardi di costi in 50 anni

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Con il via libera dell’Ue alle nozze con Lufthansa, per Ita Airways si apre una nuova fase dopo essere sorta dalle ceneri di Alitalia. Ecco di seguito una scheda di quanto sono costate le due compagnie ai contribuenti negli ultimi 50 anni, il conto è di circa 11 miliardi di euro. Il punto di partenza è uno studio di alcuni anni fa di Mediobanca che ha diviso la storia della ex compagnia di bandiera in due grandi tronconi: il primo fra il 1974 ed il 2007 ed il secondo fra il 2008 ed il 2014.

– Tra il 1974 e il 2007 – quando Alitalia è stata commissariata – lo Stato ha speso 5,397 miliardi di euro tra aumenti di capitale (4,949 miliardi), contributi (245 milioni), garanzie prestate (8 milioni) e altri contributi pubblici (195 milioni). Nello stesso periodo la compagnia, tra collocamenti e negoziazioni, imposte e dividendi ha generato entrate per lo Stato per 2,075 miliardi di euro. Il saldo finale è in rosso per 3,322 miliardi.

– Tra il 2007 e il 2014 inizia l’amministrazione controllata. Gli interventi da parte dello Stato sono diversi e variegati, la maggior parte dei quali spalmati su più esercizi. Si inizia nel 2008, quando il governo Berlusconi fermò la cessione ad Air France per puntare all’italianità, con i cosiddetti capitani coraggiosi, e con un prestito ponte da 300 milioni, per arrivare nel 2014, col governo Renzi, all’investimento da 75 milioni di euro di Poste che entra, in via indiretta, nel capitale azionario della compagnia.

Le uscite dal 2007 al 2014, anno dell’ingresso di Etihad con il 49% e della nascita della ‘nuova’ Alitalia svincolata dallo Stato, sono pari a 4,1 miliardi di euro, arrivando così ad un totale di 7,4 miliardi tra il 1974 e il 2014 tra aumenti di capitale, contributi e garanzie. – Finito il sodalizio con Etihad, nel 2017 il governo Gentiloni concede altri due prestiti ponte per complessivi 900 milioni di euro per tenere Alitalia in volo, facendo lievitare l’esborso da parte dello Stato a 8,3 miliardi di euro. Ma non è finita. A dicembre 2019 il governo M5S-Pd concede altri 400 milioni per una spesa statale di 8,7 miliardi.

A questi si aggiungono 1,35 miliardi stanziati per la newco Ita Airways a maggio 2020, nello stesso anno vengono stanziati 350 milioni per gli indennizzi Covid e altri 330 milioni per la cassa integrazione di oltre 6.800 dipendenti nel periodo novembre 2020-settembre 2021. – Arriva poi il decreto Sostegni bis che stanzia altri 100 milioni per garantire l’operatività della compagnia e il pagamento degli stipendi in attesa del decollo di Ita, mentre a fine giugno viene istituito un fondo biglietti da 100 milioni di euro per rimborsare i viaggiatori di Alitalia in vista del passaggio alla newco. – L’esborso totale dello Stato decolla così a 10,93 miliardi di euro in 50 anni.

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Ok al decreto Coesione, 2,8 miliardi di bonus per creare lavoro

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Una dote di 2,8 miliardi è destinata a favorire l’autoimpiego, le assunzioni di giovani, donne, nella zone economiche speciali del Mezzogiorno, i lavoratori delle grande imprese in crisi. Sono le misure previste dal decreto Coesione convertito oggi in legge dalla Camera. Varato in Cdm alla vigilia del primo maggio, il provvedimento contiene, oltre all’attesa riforma dei fondi strutturali per superare le storiche difficoltà del nostro paese nella spesa dei fondi Ue. Spiccano in particolare i tre bonus dedicati ai giovani, alle donne e a chi assume nella Zes unica per il Mezzogiorno, che prevedono l’esonero contributivo del 100% per due anni e potranno essere riconosciuti per le assunzioni a tempo indeterminato fatte dall’1 settembre 2024 al 31 dicembre 2025.

Tra le novità aggiunte durante l’esame in commissione, ci sono le risorse, per 1,33 miliardi nel 2024, per assumere 245 segretari comunali e provinciali; 18 milioni di qui al 2029 per gli extracosti relativi al prolungamento della linea M1 della metropolitana di Milano; l’incremento (da 5,8 a 24,2 milioni) del fondo desinato a finanziare la cig dei dipendenti di Alitalia

– BONUS AUTOIMPIEGO SETTORI STRATEGICI: Per incentivare l’occupazione giovanile, è riconosciuto un incentivo ai disoccupati con meno di 35 anni che, tra il primo luglio 2024 e il 31 dicembre 2025 avviano sul territorio nazionale un’attività imprenditoriale nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale ed ecologica.

– BONUS AUTOIMPIEGO PER LAVORO AUTONOMO: due gli interventi divisi per aree territoriali: l’ “Autoimpiego Centro Nord” e il “Resto del Sud 2.0”. Beneficiari sono giovani under 35, in condizioni di marginalità, vulnerabilità sociale e discriminazione, oppure inoccupati, inattivi e disoccupati o ancora disoccupati destinatari delle misure del programma di politica attiva Garanzia di occupabilità dei lavoratori Gol. Previsti finanziamenti per servizi di formazione e accompagnamento alla progettazione preliminare, il tutoraggio per l’incremento delle competenze o veri e propri sostegni all’investimento attraverso voucher ed interventi in regime de minimis.

– BONUS GIOVANI: La misura riconosce ai datori di lavoro privati che, dal primo settembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025, assumono under 35 (mai occupato a tempo indeterminato) con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, per un periodo massimo di 24 mesi, l’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati (con esclusione dei premi e contributi Inail). Il bonus vale al massimo 500 euro mensili. Per assunzioni presso sedi nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna l’esonero sale a 650 euro. Non vale per il lavoro domestico e l’apprendistato.

– BONUS DONNE. E’ un esonero, per un periodo massimo di 24 mesi, del 100% dal versamento dei contributi previdenziali dovuti dal datore di lavoro privato fino ad un tetto di 650 euro mensili per ciascuna dipendente donna, assunta a tempo indeterminato dal 1° settembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025. Le lavoratrici assunte possono essere di qualsiasi età ma devono essere: prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi e residenti nelle regioni della Zona Economica Speciale unica per il Mezzogiorno; oppure senza di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi, ovunque residenti. L’esonero non si applica ai rapporti di lavoro domestico e di apprendistato; oppure b) prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi operanti nelle professioni e nei settori con un tasso di disparità uomo/donna che supera almeno del 25% la disparità media uomo-donna.

– BONUS ZES (Zona Economica Speciale unica per il Mezzogiorno). La misura prevede l’esonero, per un periodo massimo di 24 mesi, del 100% dal versamento dei contributi previdenziali dovuti dal datore di lavoro privato nel limite massimo di 650 euro su base mensile per ciascun dipendente assunto a tempo indeterminato, dal primo settembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025. L’esonero è garantito esclusivamente ai datori di lavoro privati che occupano fino a 10 dipendenti nel mese di assunzione del dipendente per il quale è richiesto l’esonero. Il dipendente deve essere over 35, disoccupato da almeno 24 mesi, essere assunto in una sede nelle regioni Zes.

– ALTRE MISURE SUL LAVORO: Viene prorogata da 81 a 90 mesi l’istituzione dell’Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e per la riqualificazione professionale nella quale confluiscono i lavoratori in esubero delle imprese portuali. Viene prorogata dal 30 giugno al 31 dicembre la convenzione per i lavoratori socialmente utili. che effettuano operazioni portuali ivi compresi i lavoratori in esubero delle imprese titolari di concessioni di aree e banchine. Arrivano norme per la ricollocazione dei dipendenti di Alitalia e Alitalia Cityliner che possono essere cofinanziati dalle regioni.

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Nozze Ita Airways e Lufthansa celebrate, successo benedetto da Bruxelles

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Campane a festa per Ita Airways e Lufthansa, che hanno finalmente ricevuto la benedizione di Bruxelles per il loro tanto atteso matrimonio. La Commissione Europea ha approvato la proposta di acquisizione ‘emendata’ – dopo le osservazioni mosse nei mesi scorsi – di una quota del vettore nazionale da parte dei tedeschi, a fronte però di una serie di condizioni che riguardano le rotte a corto e lungo raggio e gli slot all’aeroporto di Linate.

Ma questo non fermerà la crescita della compagnia, il presidente Antonino Turicchi ne è sicuro: “I remedies – dice – non sono un elemento che ostacola la possibilità dell’azienda di essere produttiva”. E il governo finalmente può esultare. “Oggi chiudiamo una annosa vicenda: è un grande successo italiano ed europeo”, afferma il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nella conferenza stampa convocata al Ministero dell’Economia e delle Finanze all’alba del ‘Sì’, deciso a gettarsi alle spalle il burrascoso passato di Alitalia una volta per tutte, affermando che i miliardi di aiuti di Stato pagati nel tempo dagli italiani sono “un problema del passato”.

L’accordo tra via XX Settembre e Lufthansa – siglato ormai più di un anno fa, nel maggio del 2023 – prevede che il colosso dei cieli entri col 41% in Ita con un investimento di 325 milioni per poi salire in una seconda fase, entro il 2033, al 100% della newco con un investimento totale di 829 milioni. A dicembre però si era iniziata a ventilare l’ipotesi di un primo stop Ue, effettivamente giunto a marzo e dovuto ad una serie di criticità rilevate dalla Commissione sul fronte della concorrenza, che ha imposto alle parti un complesso processo di revisione.

Negli ultimi remedies, i tedeschi e il Ministero dell’Economia e delle Finanze si impegnano a garantire sul corto raggio ad uno o più vettori ‘rivali’ di poter continuare a operare i voli diretti tra Roma o Milano e l’Europa centrale e dar loro accesso alla rete nazionale di Ita per i collegamenti indiretti verso le altre città italiane. Sul lungo raggio invece saranno stipulati accordi con i competitor per “maggiori frequenze di voli diretti e/o migliori collegamenti per voli con uno scalo su ciascuna delle rotte”. Infine, Linate: 192 slot settimanali in inverno e 204 in estate (pari a circa 15 coppie di slot giornaliere per 30 voli in partenza e in arrivo) saranno trasferiti alle compagnie toccate dai rimedi per le rotte a corto raggio. Sarà la Commissione a valutare l’idoneità dei soggetti che adotteranno il rimedio.

Nei corridoi del quartier generale di Lufthansa però non si ragiona solo di slot e vettori rivali. Dalla fusione infatti dovrà nascere una nuova società, che avrà una sua governance e, dunque, una sua ‘testa’, un CEO, che – da accordi – saranno i tedeschi a dover indicare. Nomi non ne fa nessuno, e l’amministratore delegato Carsten Spohr ne traccia un identikit sommario: “Sarà una persona dalle spalle larghe, qualcuno che capisce Lufthansa, il settore dell’aviazione e l’Italia. Ma lo dirò prima al ministro, poi a voi”, aggiunge, scherzando con i cronisti.

Insomma, un matrimonio dall’impronta quasi manzoniana, “travagliato e difficile” per citare Giorgetti, che però è andato in porto. “E’ stato un lungo viaggio ma alla fine questo giorno è arrivato ed è un giorno con molti vincitori”, dice Spohr a cui fa eco Turicchi: “Ita ha oltre 400 milioni in cassa e un load factor dell’80%. Faremo trovare tutto in ordine: il matrimonio – assicura – sarà lungo”.

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