Nel giro di poche ore, un uomo è passato dal ruolo di soccorritore a principale sospettato. Quella che sembrava una mano provvidenziale si è trasformata in un’indagine inaspettata, legata alla tragica morte di una donna travolta da una barca nel mare di Posillipo. Le indagini ora puntano proprio sul soccorritore del sopravvissuto all’incidente.
La tragedia e le indagini
La barca che ha accolto e soccorso il professionista miracolosamente scampato all’impatto è la stessa che ha travolto la coppia di atleti in kayak, causando la morte di Cristina Frazzica, una donna di 31 anni. Una svolta drammatica e inattesa in una vicenda che ha sconvolto la comunità locale.
L’interrogatorio e le prime dichiarazioni
Ieri in Procura è stato interrogato il proprietario del cabinato Vega di 18 metri, considerato responsabile dell’investimento. Il primo indagato è il penalista napoletano Guido Furgiuele, che ha dichiarato di non essersi accorto dell’incidente. Ha sottolineato che nessuno dei passeggeri della barca aveva percepito qualcosa di anomalo, sostenendo di viaggiare a una velocità non particolarmente sostenuta.
Il soccorso e il dolore
Furgiuele ha raccontato di aver soccorso un uomo in mare dopo aver sentito le urla disperate. Era sotto choc e profondamente addolorato, collaborando con gli inquirenti per chiarire la dinamica dell’incidente. Attende ora gli esiti delle indagini tecniche sulla sua imbarcazione, mentre le verifiche continuano anche su altri due natanti sequestrati.
La dinamica dell’incidente
L’incidente è avvenuto domenica nove giugno tra le 17:30 e le 17:45, non lontano dalla baia di Trentaremi. Cristina Frazzica è morta sul colpo, mentre il suo compagno di kayak è sopravvissuto miracolosamente. Inizialmente, si pensava a un pirata del mare, ma le indagini si sono complicate con il tempo, rivelando un quadro più complesso.
Le prove e le indagini
Decisive sono state le telecamere del sistema di protezione di Villa Rosebery, che hanno registrato il passaggio di diverse barche. I sommozzatori hanno individuato tre imbarcazioni sospette, tra cui il cabinato di Furgiuele. Le barche sono state esaminate per isolare tracce di indumenti o residui organici e verificare eventuali segni di impatto.
Il dolore della famiglia
L’inchiesta, condotta dal pm Toscano sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Raffaello Falcone, è per omicidio colposo. I genitori di Cristina Frazzica, straziati dal dolore, hanno incontrato i magistrati, chiedendo di conoscere la verità sulla morte della loro figlia. L’autopsia dovrà chiarire se il corpo della donna è stato dilaniato dall’elica del cabinato e determinare il punto esatto dell’impatto, avvenuto probabilmente tra i 200 e i 300 metri dalla costa.
Questa tragica vicenda solleva importanti interrogativi sulla sicurezza in mare, specie nelle acque tra Mergellina e Procida. Le indagini continuano per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente e accertare tutte le responsabilità. Intanto, la comunità resta in attesa di risposte che possano portare giustizia e chiarezza su un dramma che ha sconvolto molte vite.