Giorgia Meloni ha cercato di porre fine alle polemiche sul protocollo Italia-Albania annunciando il completamento dei lavori della struttura situata nel porto di Shengjin. Questa è una delle due strutture previste dall’accordo migratorio, insieme a quella di Gjader. La presidente del Consiglio, accompagnata dal primo ministro albanese Edi Rama, ha sorvolato in elicottero il cantiere di Gjader, che fungerà da Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr), e ha ispezionato la struttura di Shengjin, dichiarandone il completamento.
Meloni ha anche discusso i costi del progetto, un tema particolarmente contestato: “670 milioni di euro per cinque anni, pari a 134 milioni di euro l’anno, il 7,5 per cento delle spese in territorio nazionale”. La premier ha sottolineato che queste risorse non rappresentano un costo aggiuntivo poiché i migranti sarebbero comunque arrivati in Italia e generato costi. Ha inoltre affermato che questo approccio potrebbe fungere da deterrente, abbattendo ulteriormente i costi e trasformandoli in un investimento piuttosto che in una spesa aggiuntiva.
Il sostegno di Edi Rama è stato cruciale, soprattutto dopo le polemiche relative ad alcune sue dichiarazioni che avevano sollevato dubbi sul progetto. Rama ha difeso il protocollo, ribattendo a chi definisce l’Albania un “narco Stato” e esprimendo sollievo nel vedere tutti “sani e salvi” in un’area che alcuni media italiani descrivevano come il cuore della malavita albanese.
Durante la conferenza stampa, Meloni ha difeso l’investimento, descrivendolo come fortemente innovativo e auspicando che diventi un modello replicabile in altri paesi. Ha rivelato che quindici paesi hanno chiesto alla Commissione europea di seguire questo esempio, segno dell’interesse internazionale per questo approccio.
Rama, da parte sua, ha ribadito la tradizione di solidarietà dell’Albania, sottolineando che il paese non ha chiesto alcun compenso per l’accordo. Ha citato esempi storici di solidarietà albanese, inclusi il sostegno agli ebrei durante il Novecento e ai rifugiati afgani dopo il 2020. Rama ha evidenziato il rapporto speciale tra Albania e Italia, che ha portato alla disponibilità dell’Albania nel realizzare i due centri migratori.
Tuttavia, la visita di Meloni in Albania è stata segnata anche da polemiche. Riccardo Magi, segretario di +Europa, è giunto a Shengjin per protestare contro l’accordo e ha tentato di fermare il convoglio della premier, subendo l’intervento della sicurezza albanese. Meloni ha inizialmente espresso solidarietà a Magi, ma un diverbio è sorto incentrato proprio sul protocollo Italia-Albania.
Critiche sono arrivate anche da Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria Pd, che ha definito lo spettacolo messo in scena da Meloni “triste” e ha accusato il governo di spendere centinaia di milioni di euro per centri inutili. Anche i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno criticato l’accordo, definendolo un “fallimento totale” e prevedendo che i centri non raggiungeranno la capacità annunciata inizialmente.
Nonostante le critiche, Meloni ha rivendicato la conclusione dei lavori a Shengjin e ha annunciato che le due strutture saranno operative dal primo di agosto, con una capacità iniziale di oltre mille posti, destinati ad aumentare fino ai tremila previsti dal protocollo. La premier ha enfatizzato la volontà di riuscire in questo progetto, nonostante le numerose sfide e le critiche ricevute.