Collegati con noi

Lavoro

Occupati al 62,3%, il lavoro cresce ai massimi storici

Pubblicato

del

L’occupazione continua ad aumentare e ad aprile segna un nuovo record, assieme alla disoccupazione che tocca i suoi minimi da 15 anni. Il tasso di occupati sale al 62,3%, il picco più alto mai registrato dal 2004, anno di inizio delle serie storiche, mentre il tasso di disoccupazione scende al 6,9%, il più basso da dicembre 2008. Ma per i giovani trovare un lavoro resta ancora una sfida, tanto che il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) resta fermo rispetto al mese precedente, al 20,2%. I dati diffusi dall’Istat nelle sue stime provvisorie lasciano soddisfatto il governo: “Una bella notizia per gli italiani, l’intero mercato del lavoro si sta muovendo”, ha detto la ministra del Lavoro, Marina Calderone, mentre per il vicepremier Matteo Salvini vengono così smentiti con i fatti “i profeti di sventura”.

Rispetto a marzo, l’occupazione è cresciuta di 84 mila unità (+0,4%), portando il numero complessivo dei lavoratori a 23 milioni 975 mila. Ovvero 516 mila persone in più rispetto ad aprile 2023, la maggior parte con contratti stabili. Sono infatti aumentati, su base annua, soprattutto i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato (+444 mila) e gli indipendenti (+154 mila) mentre sono calati i dipendenti a termine (-82 mila). Se si guarda al dato mensile, buone notizie arrivano anche per il divario di genere: la crescita del lavoro tra le donne ad aprile è stata maggiore, con un aumento di 62 mila occupate rispetto ai 22 mila uomini.

Sull’anno, le lavoratrici sono cresciute di 247 mila unità, avvicinandosi ai lavoratori aumentati di 270 mila. I numeri sono migliorati per uomini e donne, per dipendenti e autonomi, e per tutte le classi d’età ad eccezione dei 25-34enni, che hanno invece registrato un calo del tasso di occupazione da 68,8% a 68,3%. Un dato che spinge il sindacato Ugl ad accendere un faro sulla “preoccupante” situazione dei giovani che faticano ad entrare nel mondo del lavoro. Dai dati Istat emerge anche un altro aspetto che porta governo e maggioranza ad esprimere soddisfazione per le scelte fatte: il tasso di disoccupazione ad aprile è sceso al 6,9%, il più basso da dicembre 2008. E anche se la disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è rimasta stabile al 20,2% di marzo, si tratta comunque del livello più basso da febbraio del 2008. Tanto che la ministra Calderone invita a guardare i dati incoraggianti: “Per la prima volta da oltre 15 anni, la disoccupazione in Italia scende sotto il 7%.

Nel complesso, è l’intero mercato del lavoro che si sta muovendo”, ha spiegato, sottolineando come siano positivi anche i dati sui giovani under 25 e le donne, “che costituiscono i target prioritari delle nostre politiche attive. È la conferma che la direzione è quella giusta. C’è la fiducia delle imprese e dei lavoratori”. Per questo, aggiunge, il governo continuerà “ad investire sui contratti stabili che crescono, sui giovani, sulle donne, sull’acquisizione delle competenze da parte dei lavoratori per colmare la distanza tra domanda e offerta di lavoro, e sulla riduzione dei divari territoriali”. Anche a livello trimestrale i dati confermano il trend positivo del lavoro.

Confrontando il trimestre febbraio-aprile 2024 con quello precedente (novembre 2023-gennaio 2024), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6%, per un totale di 136 mila occupati. Una crescita che si associa al calo delle persone in cerca di lavoro (-2,3%, pari a -44 mila unità) e degli inattivi (-0,2%, pari a -19 mila unità). La Cisl, che riconosce la dinamica positiva, invita però a riflettere sulla diffusione, tra i giovani, “di proposte di lavoro sottopagato e con mansioni modeste”, che respingono anche chi cerca un impiego. Mentre il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, invita a guardare anche alla qualità dell’occupazione: “Siamo un Paese che ha 4 milioni e mezzo di part time, vuol dire che ci sono 4 milioni e mezzo di persone di cui il 75% donne e donne soprattutto del Mezzogiorno, che non arrivano a 10 mila euro lordi l’anno”.

Advertisement

Economia

In 6 mesi 28mila in pensione con meno di 60 anni

Pubblicato

del

Circa la metà delle persone che vanno in pensione anticipata lo fa prima di aver compiuto 62 anni, mentre circa il 28% va a riposo prima di averne compiuti 60: gli assegni di pensione anticipata con decorrenza prima dei 60 anni, emerge dal Monitoraggio sui flussi di pensionamento riferito al primo semestre 2024, sono stati 27.962 su 99.707 pensioni anticipate complessive decorrenti nel periodo. Il dato è legato al lavoro precoce e al canale di uscita che consente il pensionamento una volta raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica e attesi i tre mesi di finestra mobile previsti.

Il numero più consistente è quello dei lavoratori dipendenti del settore privato con 17.074 pensioni anticipate erogate prima dei 60 anni con il 33% del totale. Le pensioni anticipate erogate prima dei 62 anni, età soglia per potere accedere a Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi oltre a 7 mesi di finestra mobile nel privato e 9 nel pubblico) sono circa la metà delle anticipate e il peso si può intuire dall’età media delle pensioni anticipate.

Ad eccezione di quelle della gestione dei commercianti che hanno un’età media alla decorrenza di 62 anni, emerge sempre dal Monitoraggio sui primo semestre 2024, le altre pensioni anticipate restano ampiamente al di sotto dei 62 anni con i dipendenti del settore privato a 61,2 anni, i coltivatori diretti a 61,1, gli artigiani a 61,3 e i pubblici a 61,7. Se si guarda all’intero 2023, a fronte di 228.570 pensioni anticipate con decorrenza nell’intero anno ce ne sono state 62.267 erogate prima dei 60 anni (27,2% del totale) mentre circa la metà nel complesso (oltre 100mila) hanno riguardato persone con meno di 62 anni.

A parte i dipendenti pubblici e i commercianti che avevano con un’età media alla decorrenza delle anticipate rispettivamente di 62,2 anni e di 62,1 anni per gli altri l’età media è sotto i 62 con i dipendenti del settore privato a 61,1. Se si intervenisse sulla finestra mobile per chi va in pensione indipendentemente dall’età, una delle ipotesi all’esame dei tecnici in vista della legge di Bilancio, la platea delle persone colpite in un anno dal prolungamento sarebbe di almeno 100mila unità, ma potrebbe sfiorare le 200mila se il canale di uscita prevalente a fronte della stretta sulle altre misure a partire da Quota 103 fosse i 42 anni e 10 mesi di contributi.

Continua a leggere

Economia

Più posti al bando per infermieri e fisioterapisti, quasi 36.000

Pubblicato

del

Futuri infermieri, ostetriche, fisioterapisti e, per la prima volta, anche osteopati. I bandi per i corsi di Laurea delle professioni sanitarie quest’anno prevedono circa 35.900 posti, in aumento del 3.9% rispetto ai 34.450 dello scorso anno. In vista dell’esame di ammissione (che per i 41 atenei statali sarà il 5 settembre) nelle università italiane agosto è il mese in cui scade il termine per la presentazione delle domande. Se finora è scaduto il termine di accettazione per 22 atenei (tra cui La Sapienza), la prossima scadenza è domani, martedì 27 agosto, e riguarda le Università di Milano Bicocca, Brescia, Padova, Genova, Parma, Chieti, Napoli Campania, Napoli Federico II, Napoli Parthenope e Sassari. Mercoledì 28 è la volta delle Università di Firenze, Roma Tor Vergata, Bari e Lecce. Giovedì 29 per l’Università di Campobasso e venerdì 30 per quella di Cagliari; infine sabato 31 ultima a chiudere, è l’Università di Foggia.

“A queste – spiega Angelo Mastrillo, docente in Organizzazione delle Professioni Sanitarie all’Università di Bologna – si aggiungono le università private, fra cui la Cattolica, che ha il maggior numero di posti a bando fra le private: ben 845 su 12 Corsi, distribuiti fra le Regioni Piemonte, Lombardia, Bolzano, Lazio e Basilicata”. Negli anni passati il rapporto era di quasi due domande per un posto a bando, considerando la media delle 22 professioni, ma con ampie differenze. “In dettaglio nel 2023 – aggiunge Mastrillo – il rapporto più alto era stato per fisioterapista con 6,8, logopedista 4,7, ostetrica 4,3 e dietista 3,7. A seguire tutte le altre 18, fra cui infermiere con 20 mila posti a bando e rapporto di 1,1 differenziato fra 0,9 nelle Università del Centro-Nord e quasi 2 nelle Università del Sud”. In generale per tutte le professioni sanitarie, gli sbocchi occupazionali sono relativamente certi e in tempi brevi. “Come evidenziato dai dati di AlmaLaurea, il tasso occupazionale è del 77% per le Professioni sanitarie, pari al doppio del 39% della media di tutte le aree disciplinari”, conclude Mastrillo.

Continua a leggere

Economia

Da ingegnere a estetista, tutti i lavoratori che non si trovano

Pubblicato

del

Tanto lavoro ma pochi lavoratori: ad agosto le imprese cercano 315 mila dipendenti, il 7,5% in più rispetto all’anno scorso, ma nella metà dei casi faticano a trovarli. È questa la fotografia scattata dal bollettino del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che elabora le previsioni occupazionali di questo mese. Il report, in particolare, segnala come alcune figure professionali non si riescano proprio a trovare. Le aziende lo lamentano nel 48,9% dei casi, confermando che i motivi principali sono l’assenza di candidati e la loro preparazione inadeguata.

A mancare sono soprattutto gli ingegneri, a cui si aggiungono gli insegnanti di scuola primaria e pre-primaria. In difficoltà anche le professioni tecniche, dove scarseggia personale nel campo ingegneristico e tecnici della salute. Estetisti, addetti della ristorazione, operai specializzati nelle rifiniture delle costruzioni, e poi fonditori, saldatori, lattonieri, calderai e montatori di carpenteria metallica sono altre figure professionali di cui c’è disperato bisogno.

A fronte di queste lacune la domanda di lavoratori aumenta, non solo per il mese di agosto, ma anche sul lungo termine: da qui a ottobre se ne cercheranno il 2,3% in più rispetto al periodo analogo del 2023. Le opportunità sono tante e arrivano soprattutto dai settori del turismo e del commercio, oltre che dai comparti delle costruzioni e delle industrie alimentari, di bevande e di tabacco.

“Questa situazione è causata da un disallineamento tra percorsi formativi e bisogni del sistema produttivo”, ha spiegato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, “per risolverla bisogna agire sulla formazione e l’informazione dei giovani perché sappiano dove è più facile che verranno soddisfatte le loro giuste aspirazioni”.

A pesare su questo mismatch è anche il problema della denatalità e, ha aggiunto Prete, “nel breve periodo uno sforzo importante di programmazione dei flussi migratori potrà certamente aiutare”. Le imprese, infatti, sono alla ricerca di lavoratori immigrati per coprire il 21,8% dei contratti programmati nel mese di agosto. La manodopera straniera è richiesta soprattutto nei servizi a imprese e persone, nel trasporto, nella logistica, nel magazzinaggio, nella metallurgia, nell’alimentare e nella ristorazione.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto