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Politica

L’Ue apre una procedura su TikTok sui contenuti online

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La Commissione europea si muove contro TikTok per verificare possibili violazioni agli obblighi di tutela dei minori, previsti dalla legge Ue sui servizi digitali (Dsa). Dopo aver chiesto informazioni al social cinese a più riprese nei mesi scorsi, l’esecutivo comunitario ha ora annunciato l’apertura di una procedura formale che potrebbe trasformarsi in una pesante multa per il social cinese. “Essendo una piattaforma che raggiunge milioni di bambini e adolescenti, TikTok deve rispettare pienamente la Dsa e ha un ruolo particolare da svolgere nella tutela dei minori online – ha dichiarato il commissario per il Mercato interno Thierry Breton – Oggi avviamo questa procedura formale di infrazione per garantire che vengano intraprese azioni proporzionate per proteggere il benessere fisico ed emotivo dei giovani europei. Non dobbiamo risparmiare alcuno sforzo per proteggere i nostri figli”.

L’indagine di Bruxelles si concentrerà tra l’altro sul design di TikTok, inclusi gli algoritmi che possono indurre dipendenze comportamentali o creare i cosiddetti effetti da tana del Bianconiglio (in pratica intrappolando in una realtà meravigliosa alienante, ndr). E sotto esame, ci saranno poi gli strumenti che il social utilizza per impedire che i minori accedano a contenuti inappropriati, e che potrebbero “non essere ragionevoli, proporzionate ed efficaci”.

“TikTok ha introdotto funzioni e impostazioni innovative per proteggere gli adolescenti e impedire ai minori di 13 anni di accedere alla piattaforma, una questione di cui si sta occupando l’intero settore – ha affermato un portavoce del gruppo – Continueremo a collaborare con esperti e player del settore per garantire la sicurezza dei giovani su TikTok e siamo lieti di avere ora l’opportunità di spiegare in dettaglio questo lavoro alla Commissione”. Se fosse giudicata colpevole di aver violato le nuove regole europee entrate in vigore in fasi successive a partire dall’anno scorso, TikTok potrebbe rischiare multe fino al 6% del fatturato globale. Quella contro TikTok è la seconda procedura formale aperta da Bruxelles ai sensi della Dsa, dopo quella avviata a dicembre contro X, relativa tra l’altro agli obblighi di contrasto alla diffusione di contenuti illegali e di combattere la manipolazione delle informazioni sulla piattaforma.

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Giorgetti: controlleremo case fantasma e ristrutturate

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“Si è fatta molta polemica sull’aumento delle tasse sulla casa, è assolutamente falso. Chiunque abbia un po’ di esperienza sa che chi fa una ristrutturazione edilizia ha il preciso obbligo di aggiornare i dati catastali e noi siamo tenuti, e lo faremo, a controllare che siano aggiornati”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (nella foto Imagoeconomica in evidenza), rispondendo al question time al Senato e precisando che i controlli saranno anche su chi non dichiara affatto la casa, cioè sui cosiddetti immobili fantasma.

Sul fronte delle accise, altro tema su cui si sono create polemiche, Giorgetti ha ribadito che a decidere sarà il Parlamento, in base a degli obblighi decisi in sede europea. “Il governo rimetterà al Parlamento come è giusto che sia” puntando ad un allineamento “graduale” tra la tassazione di benzina e diesel.

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Politica

Ministro della Cultura Giuli in Procura a Roma per essere sentito su caso Boccia-Sangiuliano

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Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, si trova in Procura a Roma dove sta incontrando il procuratore Francesco Lo Voi e l’aggiunto Giuseppe Cascini titolari dell’indagine che vede indagata l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia per minaccia a corpo politico dello Stato e lesioni gravi dopo l’esposto presentato dall’ex ministro Gennaro Sangiuliano. Nei giorni scorsi gli inquirenti hanno acquisito presso la sede del Ministero una serie di documenti.

Il ministro ha lasciato piazzale Clodio dopo essere ascoltato come persona informata sui fatti nella vicenda che coinvolge l’imprenditrice campana. Il colloquio durato circa un’ora si è svolto nella stanza del procuratore aggiunto Cascini alla presenza anche del procuratore Lo Voi.

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Politica

Tetto agli stipendi per i manager di enti pubblici

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Sforbiciata in arrivo per gli stipendi dei manager di enti pubblici e privati che ricevono contributi dallo Stato. La manovra introduce un tetto che fissa l’asticella dei compensi al livello dell’indennità del presidente del consiglio e dei ministri, che ammonta a circa 160mila euro (80mila netti). Una norma “di buonsenso”, dice la premier Giorgia Meloni. Che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti colloca tra le misure di “buon uso del denaro pubblico” della legge di bilancio. La novità, trapelata già ieri sera dopo il consiglio dei ministri, viene confermata dal ministro in conferenza stampa. “Anche tutto l’universo di quelli che sono enti, soggetti, fondazioni che non sono esattamente figlie dei ministeri ma ricevono contributi a carico dello Stato saranno chiamate a rispettare alcune regole elementari di buona finanza”, spiega Giorgetti. La premier cita anche gli “enti privati che prendono contributi pubblici”.

La stretta si tradurrà in un abbassamento del tetto per i compensi degli organi di vertice dagli attuali 240 mila euro previsto per i manager pubblici al livello “ragionevole ed equo” dell’indennità percepita dalla presidente del consiglio e dei ministri. Gli stipendi da considerare, precisa il ministro, saranno “omnicomprensivi”, inclusi quindi anche tutti i vari compensi che si possono percepire all’interno dell’ente a vario titolo, come gettoni o diarie. Il perimetro dell’intervento sarebbe ancora in via di definizione ed è probabile che vengano posti alcuni paletti, vista la mole di soggetti che rischiano di essere coinvolti. L’elenco degli enti che rientrano nel perimetro Istat delle pubbliche amministrazioni è lunghissimo. Secondo alcuni tecnici, la norma riguarderebbe in prima battuta tutte le entità partecipate che oggi anche in parte minoritaria si sentono escluse dai vincoli applicati a tutta la Pa.

Si fanno esempi come Aci, Camere di commercio, Cri, fondazioni e associazioni private che ricevono finanziamenti pubblici. Per chi non si adegua si prospetta la perdita dei contributi pubblici. “Può darsi che qualcuno possa rinunciare anche al contributo pubblico e decidere autonomamente cosa fare, qualcun altro altro continuerà a richiederlo ma si dovrà adeguare”, osserva Giorgetti. Che richiama anche gli organi di controllo a vigilare: “collegi dei revisori dei conti e gli ispettori della Ragioneria sono chiamati a far rispettare questa norma”. Quello del tetto agli stipendi dei manager pubblici è da sempre un tema che scalda gli animi della politica.

Il ministro della Pa Paolo Zangrillo chiede da tempo di aprire un ragionamento sulla possibile eliminazione del tetto, in modo da permettere anche alla Pa, come già avviene nel pubblico, di reclutare “i migliori” e diventare così più competitiva. La norma che ha introdotto il tetto risale al 2011, al ‘Salva-Italia’ del governo Monti allora alle prese con i conti pubblici da rimettere in sesto. Il governo Renzi ne ampliò la portata nel 2014, estendendone la platea. Nel settembre 2022, il Parlamento tentò un blitz tentando di escludere dai limiti alcune figure, dai capi di stato maggiore al segretario generale della presidenza del Consiglio: ma l’ira dell’esecutivo Draghi ristabilì rapidamente lo status quo.

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