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Ambiente

Consorzi di bacino: al Sud rischio siccità in estate, Nord al sicuro

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“Se al Nord, stante la situazione che si va delineando, si prospetta una stagione estiva senza particolari apprensioni idriche, al Sud è già emergenza. Aumentare la cultura dell’acqua è fondamentale per accelerare gli investimenti necessari a traghettare il Paese verso i nuovi scenari climatici, incrementando le riserve idriche ed evitando di disperdere in mare, come continua ad avvenire, grandi quantità d’acqua”. Lo scrive Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi, l’associazione dei consorzi di bacino, nel suo bollettino mensile sulla situazione idrica in Italia. I territori più assetati della Sicilia non hanno beneficiato di una quantità di pioggia tale da riequilibrare il drammatico bilancio idrico negativo, maturato dopo 8 mesi di quasi totale aridità: le precipitazioni sono state, infatti, mal distribuite sul territorio, andando da una manciata di millimetri di pioggia, caduti sulle assetate province di Catania, Ragusa e Siracusa, ai mm. 271,4 in 72 ore su Prizzi, nel Palermitano. In Basilicata gli invasi trattengono solo il 35% della capacità complessiva. Analogo discorso vale per gli invasi a servizio del Tavoliere della Puglia. Al Nord i livelli dei grandi laghi registrano un buon incremento e si mantengono ben al di sopra delle medie storiche: il bacino di Garda è ora al 100% di riempimento. Il fiume Po, la cui portata registrava un generalizzato deficit attorno al 50%, ora si presenta in piena salute.

Le piogge recenti hanno rigenerato le portate dei corsi d’acqua in Campania. Se in Molise la grande diga del Liscione contiene molta meno acqua dell’anno scorso, in Abruzzo è tornata la neve alle quote alte dell’Appennino. Dopo molte settimane, arriva finalmente qualche notizia positiva sulla condizione dei laghi nel Lazio. “Miracolo” in Umbria dove, per la prima volta dopo tante settimane, c’è un innalzamento, seppur minimo, nel livello del lago Trasimeno. Insignificanti sono invece le precipitazioni cadute sulle Marche. In Toscana le precipitazioni sono state ben distribuite sul territorio; conseguenti sono stati gli aumenti di portata nei fiumi. Impennata nei livelli idrometrici dei corsi d’acqua in Liguria, dove le piogge sono state abbondanti. In Emilia-Romagna la neve si è riaffacciata timidamente, le piogge hanno solo lambito la già siccitosa pianura romagnola. Sul Veneto sono nettamente in crescita le portate dei fiumi. In Lombardia le precipitazioni nello scorso fine settimana sono state intense: mediamente 70 millimetri, superando però mm. 150 su alcune località a Nord. Sono cadute piogge copiose pure sul Piemonte , i livelli dei fiumi sono visibilmente cresciuti ed ora sono sopra la media. In Valle d’Aosta è finalmente arrivato il freddo invernale: il crollo delle temperature (anche -12° rispetto alla settimana scorsa) è stato accompagnato da intense nevicate.

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Ambiente

L’Italia pensa al nucleare, 50 miliardi l’impatto sul Pil

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Il tema del nucleare di ultima generazione irrompe al forum Teha di Cernobbio con con gli imprenditori e operatori del settore che chiedono di “fare presto” per evitare di perdere l’opportunità per gli investimenti. Una tecnologia che porterebbe benefici alla crescita economica del Paese un impatto sul Pil di 50,3 miliardi al 2050. La posizione del governo non si fa attendere con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che annuncia l’arrivo “entro fine anno” di un “disegno di legge, che conterrà la normativa primaria e dove saranno previsti i soggetti regolatori”.

L’Italia, di fatto, rientrerebbe nel nucleare. Da Villa d’Este, sul lago di Como, sono Edison e Ansaldo Nucleare ad illustrare l’impatto dell’atomo sulla decarbonizzazione energetica e sull’economia italiana. Il nucleare di ultima generazione, secondo una analisi illustrata a Cernobbio, può abilitare al 2050 un mercato potenziale fino a 46 miliardi di euro, con un valore aggiunto attivabile pari a 14,8 miliardi di euro. Ma c’è di più perché considerando anche i benefici indiretti e dell’indotto, sarà possibile creare oltre 117.000 nuovi posti di lavoro. Il nuovo nucleare non è soltanto una “risorsa preziosa per raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica ma costituisce una vera e propria occasione di rilancio industriale per il Paese”, spiega Nicola Monti, amministratore delegato di Edison.

“L’Italia ha l’occasione – aggiunge – di essere protagonista, se da subito viene definito un piano industriale di medio-lungo periodo”. Sui tempi è il ministro Pichetto a fissare dei punti fermi. Per fine anno arriverà “l’analisi complessiva sul nucleare e su ciò che bisognerà introdurre come norma primaria che deve trasformarsi in disegno di legge”. I tempi li detterà il “parlamento, ma auspico che nel corso del 2025 che si possa chiudere quello che è il processo di valutazione normativa”. E sull’ipotesi di un nuovo referendum, “non faccio il mago di conseguenza la libertà di raccogliere firme e fare i referendum c’è”. In passato gli italiani si sono espressi su una “tecnologia di 60 anni fa, quella di prima e seconda generazione”, prosegue il ministro, ribandendo che “guardiamo al nuovo nucleare, che non prevede la costruzione di grandi centrali.

Pensiamo invece ai agli Small modular reactor e agli Advanced modular reactor”. In Italia c’è grande fermento tra i principali protagonisti del settore dell’energia per essere pronti ad affrontare la sfida del nuovo nucleare. Da mesi, infatti, sono stati siglati numerosi accordi di programma finalizzati allo ricerca ed allo sviluppo della tecnologia nucleare. Tra le ultime intese, ma solo in ordine di tempo, c’è quella tra Edison, Federacciai e Ansaldo Energia per decarbonizzare le acciaierie italiane. Per l’Italia si riapre una nuova “riflessione sul ruolo benefico che le nuove tecnologie nucleari disponibili o in via di sviluppo possono giocare nel mix energetico italiano”, spiega Daniela Gentile, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Il nucleare di nuova generazione conta attualmente, a livello globale, oltre 80 progetti in via di sviluppo.

Nello sviluppo del nuovo nucleare, secondo l’analisi di Edison, Ansaldo Nucleare e Teha, l’Italia può contare su competenze lungo quasi tutta la catena di fornitura e su un sistema della ricerca all’avanguardia. Lo studio, inoltre, ha identificato 70 aziende italiane specializzate nel settore dell’energia nucleare che confermano una “forte resilienza di questo comparto a tre decenni dall’abbandono della produzione in Italia”. Il valore strettamente legato all’ambito nucleare generato dalle aziende di questa filiera si attesta nel 2022 a 457 milioni di euro, con circa 2.800 occupati sostenuti, e l’Italia che si posiziona quindicesima a livello globale e settimana in Ue-27 per export di reattori nucleari e componenti tra il 2018 e il 2022.

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Ambiente

Copernicus, quella del 2024 l’estate più calda di sempre

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Gli scorsi mesi di giugno e agosto sono stati i più caldi mai registrati e nel complesso, l’estate boreale 2024 (ovvero giugno-luglio-agosto) è stata la più calda di sempre. E’ quanto spiega Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service, il servizio europeo sul clima. “Questa serie di temperature record sta aumentando la probabilità che il 2024 sia l’anno più caldo mai registrato. Gli eventi estremi legati alla temperatura osservati quest’estate diventeranno solo più intensi, con conseguenze più devastanti per le persone e il pianeta, a meno che non adottiamo misure urgenti per ridurre le emissioni”.

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Greenpeace, aziende petrolifere paghino per crisi climatica

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Le aziende petrolifere paghino per la crisi climatica. E’ la richiesta ribadita da Greenpeace in una nota a commento dello studio del World Weather Attribution, sulla siccità in Sicilia e in Sardegna. «A pagare il prezzo della siccità estrema in Sardegna e in Sicilia – amplificata da un uso inefficiente delle risorse idriche e da infrastrutture inadeguate – sono le persone che subiscono razionamenti di acqua, gli ecosistemi naturali e persino interi settori produttivi come l’agricoltura e il turismo. Danni gravissimi di cui si dovrebbe invece chiedere conto alle aziende del petrolio e del gas, come Eni, che con le loro emissioni di gas serra sono i principali responsabili della crisi climatica”, sostiene Federico Spadini, campaigner Clima di Greenpeace Italia.

“Gli sconvolgimenti climatici causati dalla nostra dipendenza da petrolio, gas e carbone sono destinati a peggiorare se non metteremo al più presto fine allo sfruttamento delle fonti fossili”, si legge ancora nella nota che ricorda la produzione di gas nell’impianto Cassiopea a largo della Sicilia. “Al di là dei proclami, il governo non intende far nulla per le Regioni italiane più colpite dalla siccità e dagli altri eventi climatici estremi”, sostiene ancora Greenpeace che ricorda la causa intentata contro il gruppo energetico.

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