Quando il lavoro diventa un calvario scandito da avance, oscenità, molestie. E sempre per opera del capo. A Torino la magistratura si sta occupando di due presunti casi di violenza sessuale, entrambi denunciati nel 2022, avvenuti nella zona di Pinerolo. La prima è ancora nella fase delle indagini preliminari e riguarda una quarantanovenne ex operaia di un caseificio che sostiene di avere essere stata aggredita per trenta sere consecutive durante il turno di notte. La seconda è approdata in tribunale e vede come parte civile una giovane (diciannovenne all’epoca dei fatti) che accusa il titolare di un piccolo esercizio di ristorazione, dove collaborò per tre settimane prima di essere allontanata, di averla pesantemente importunata con frasi volgari, allusioni sgradevoli, proposte indecenti.
Il ristoratore nega ogni addebito e ipotizza una vendetta: “La mia compagna mandò via la ragazza perché non era contenta di come lavorava. Si presentava alle 11 con gli occhi gonfi perché aveva tirato tardi, non si concentrava. Persino tagliare l’insalata era un problema. Mentre se ne andava mi fissò negli occhi dicendo ‘te la farò pagare’. Pensai ai soldi, che le avrei comunque dato perché era regolarmente sotto contratto. Invece ci mise anche dell’altro”. Fra le carte in mano all’accusa, sostenuta in aula dalla pm Lisa Bergamasco, c’è la testimonianza di una cugina della giovane: “Mi raccontava tutto. Per esempio, che il padrone le passava vicino e la sfiorava.
Una volta venne a trovarmi e scoppiò a piangere. Io le consigliavo di dimettersi ma lei era dubbiosa perché era al suo secondo impiego”. In aula è stato fatto ascoltare un audio che le mandò la ragazza: “Lui mi dice delle cose e non capisco mai se è il suo modo di scherzare. Ma io sono in difficoltà”. L’imputato afferma di essersi sempre comportato correttamente. “Il mio negozio è talmente piccolo che nello stanzino dove stavano lei e la mia compagna non potevo neanche entrare. Le frasi? Io credo che mi abbia sentito scherzare con gli amici che ho fra i clienti, tutta gente di 45/50 anni, e che ci abbia ricamato sopra”. Qui saranno i giudici, il prossimo aprile, a decidere.
Il destino dell’altro fascicolo, invece, dipende ancora dalle valutazioni della pm Antonella Barbera. La presunta vittima non ha solo raccontato con dovizia di dettagli le sopraffazioni che ha subito. Ha aggiunto che capitava anche ad altre operaie ma che tutte stavano zitte. E che quando protestò con i superiori si sentì dire di “stare bene attenta a ciò che andava a raccontare in giro perché se la voce si fosse sparsa non avrebbe più trovato un lavoro nella zona”. Fu il suo medico di base, cui si rivolse per i continui attacchi di panico, a risolvere la situazione: la mise in mutua e la indirizzò a un centro antiviolenza. Ma perse il lavoro. E da allora, sottolinea, nonostante abbia contattato 120 aziende e agenzie interinali, non ne ha più trovato uno.