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Ultima battaglia alla Camera, la manovra è legge

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Via libera della Camera alla legge di bilancio. La seconda manovra del governo Meloni è legge con 200 sì, 112 no e tre astenuti. Ventotto miliardi con i tre cardini da subito indicati dal governo del taglio del cuneo, della riforma dell’Irpef e degli aiuti per le famiglie. Una manovra blindata e che ha subito poche modifiche nel passaggio al Senato, l’unico che ha visto – come ormai accade da anni – un esame più approfondito. Tra quelle più di sostanza lo stop alla stretta sulle pensioni dei medici e la specifica sulla cedolare secca sugli affitti brevi che rimane al 21% per una delle case affittate ma anche la rimodulazione delle risorse per il Ponte sullo Stretto che attingono anche dal Fondo di coesione. Un passaggio quasi formale, invece, quello di Montecitorio.

Dopo un esame lampo in commissione Bilancio l’approdo in Aula con il via libera senza fiducia, come da accordi tra i gruppi.”Bene il sì alla manovra”, commenta il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che aggiunge: “Proseguiamo su un percorso di prudenza, responsabilità e fiducia. Avanti così”. Ma prima del via libera finale, soprattutto durante le dichiarazioni di voto, va in scena lo scontro più duro tra maggioranza e opposizione. Pienone sui banchi del governo: a Montecitorio si vedono il ministro Giancarlo Giorgetti e tutta la squadra di governo del Mef, non Federico Freni, assente per malattia; i ministri Antonio Tajani e Gilberto Pichetto Fratin, Adolfo Urso. A loro si rivolgono gli attacchi dell’opposizione. “E’ una manovra di tagli e tasse da far invidia ai peggiori governi tecnici”, il leader M5s Giuseppe Conte.

“Una manovra con cui Meloni, Salvini e Tajani continuano la stagione dei tagli ai danni dei pensionati”. “La manovra è figlia del vostro identitario disinteresse per le fasce più deboli”, accusa la segretaria del Pd Elly Schlein che ricorda l’unica misura sulla quale hanno puntato le opposizioni con la propria quota di tesoretto: “Ci abbiamo dovuto pensare noi – dice Schlien – a mettere a disposizione 40 milioni per il contrasto alla violenza di genere. Vi avevamo chiesto di unire le vostre risorse e invece avete preferito le vostre mance”.

“Scegliete di conservare le ingiustizie – accusa Avs con Marco Grimaldi che cita anche la patrimoniale – noi diciamo di no”. Il centrodestra, intanto, rivendica aiuti a imprese, lavoratori e famiglie. Una manovra vuota e di tagli, per le opposizioni che vanno all’attacco anche contro la blindatura del provvedimento rimasto fermo in Senato – accusa da Iv Luigi Marattin – per “l’incapacità del governo di passare dagli slogan alla Gazzetta Ufficiale”.

Di slogan e frasi ad effetto, come capita in favore di diretta tv, è fatto tutto il dibattito in Aula. Forza Italia dedica la manovra a Silvio Berlusconi. Un po’ commosso e tra gli applausi dei suoi Paolo Barelli ricorda che “questa è la prima legge di bilancio e anche il primo Natale senza il presidente” e ricorda il ruolo di FI anche sulla partita Superbonus: “con un intervento per tutelare imprese oneste e fasce deboli per il quale siamo fieri di esserci battuti”. Ma tra le citazioni spiccano quelle del capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti. ‘Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!'”, dice con enfasi con un aforisma di Filippo Tommaso Marinetti e tra gli applausi e la standing ovation dei suoi.

E ancora ‘Il domani appartiene a noi’ che rimanda alla Compagnia dell’Anello ed è stata anche la sigla di Azione Giovani, il movimento guidato da Giorgia Meloni nei primi anni della sua carriera politica. “Saranno pure al governo ma la puzza di fascismo non riescono a togliersela di dosso”, commenta al vetriolo il capogruppo Dem in commissione Lavoro alla Camera Arturo Scotto.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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