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Ambiente

Azzurro Pozzuoli, dal successo del progetto nasce un nuovo polo per la pesca

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Il bilancio finale della settimana di eventi a Azzurro Pozzuoli ha sorpreso e deliziato tutti gli amanti del mare e della buona cucina. Con convegni, workshop, showcooking e la partecipazione attiva di quasi mille persone all’aperifish, l’evento ha catalizzato l’attenzione sia del pubblico che dei media. Il focus su pescato buono dei mari locali è emerso come elemento chiave di questo grande successo.

Il progetto, mirato a promuovere la sostenibilità ambientale e incoraggiare il consumo di pesce azzurro, si è concretizzato con l’apertura del Palazzo del Mare, ex Mercato Ittico, il quarto per dimensioni in Italia. Un passo audace che coinvolge non solo gli operatori del settore, ma anche i consumatori finali, invitati a abbracciare una scelta più economica e localmente sostenibile.

L’assessore alle Attività Produttive del Comune di Pozzuoli, Titti Zazzaro, esprime la sua soddisfazione: “Azzurro Pozzuoli finalmente è realtà, ciò che immaginavamo fin dal primo giorno del nostro insediamento è diventato concreto. Per sei giorni Pozzuoli è stata la capitale del pescato non solo flegreo, ruolo che compete a questa città per origini, tradizione e risorse.”

Pozzuoli, assessore Zazzaro e sindaco Manzoni

Il sindaco di Pozzuoli, Luigi Manzoni, e l’assessore alle attività produttive, Titti Zazzaro, hanno dato il via alle attività durante un convegno di presentazione. Gli assessori regionali Antonio Marchiello e Nicola Caputo hanno partecipato, evidenziando l’importanza dell’iniziativa.

La sostenibilità è stata al centro dell’attenzione, evidenziata dalla consegna di nuove casette riciclabili ed ecosostenibili ai pescatori. Grazie a una macchina innovativa dotata di un chip tracciante, è possibile seguire l’intero percorso del pescato locale, promuovendo pratiche più sostenibili nell’industria della pesca.

L’evento ha valorizzato l’industria ittica locale attraverso una serie di attività, alcune sotto l’egida della storica manifestazione Malazé. Convegni, dibattiti, workshop, laboratori didattici, seminari, incontri B2B, showcooking e il tradizionale mercato del pesce nella vigilia di Natale hanno arricchito la settimana. A fianco dei ristoratori, i produttori di vino dei campi flegrei.

Gli oltre venti ristoranti partecipanti hanno offerto un aperifish e cucinato zuppe di pesce con prodotti locali, sottolineando l’importanza del pesce del Golfo di Pozzuoli. La festa al mercato, con brindisi e ‘cuoppi’ di pesce fritto, ha evidenziato la tradizione campana delle spese di pesce per la Vigilia di Natale.

Nonostante la pausa dovuta alla pandemia di Covid-19, la spesa per i prodotti ittici è tornata a crescere nel primo trimestre del 2023, con un aumento del 6,7%. La categoria del fresco ha rappresentato oltre il 50% del comparto, registrando un incremento del 1,7% nei volumi, associato all’aumento dei prezzi.

La festa del pesce del golfo flegreo ha visto la partecipazione di pescatori, operatori del mercato ittico, produttori agricoli, aziende vitivinicole e ristoratori. Una full immersion tra tradizione, pesca ed enogastronomia ha unito il Mercato ittico all’ingrosso, la banchina di approdo dei pescatori, ristoranti e tavole calde, tutto all’insegna del pesce del Golfo di Pozzuoli, vero protagonista della kermesse. Azzurro Pozzuoli ha dimostrato che la sostenibilità può essere gustosa e coinvolgente, aprendo nuove prospettive per la valorizzazione delle risorse locali e la promozione di pratiche ambientali responsabili.

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L’Italia pensa al nucleare, 50 miliardi l’impatto sul Pil

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Il tema del nucleare di ultima generazione irrompe al forum Teha di Cernobbio con con gli imprenditori e operatori del settore che chiedono di “fare presto” per evitare di perdere l’opportunità per gli investimenti. Una tecnologia che porterebbe benefici alla crescita economica del Paese un impatto sul Pil di 50,3 miliardi al 2050. La posizione del governo non si fa attendere con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che annuncia l’arrivo “entro fine anno” di un “disegno di legge, che conterrà la normativa primaria e dove saranno previsti i soggetti regolatori”.

L’Italia, di fatto, rientrerebbe nel nucleare. Da Villa d’Este, sul lago di Como, sono Edison e Ansaldo Nucleare ad illustrare l’impatto dell’atomo sulla decarbonizzazione energetica e sull’economia italiana. Il nucleare di ultima generazione, secondo una analisi illustrata a Cernobbio, può abilitare al 2050 un mercato potenziale fino a 46 miliardi di euro, con un valore aggiunto attivabile pari a 14,8 miliardi di euro. Ma c’è di più perché considerando anche i benefici indiretti e dell’indotto, sarà possibile creare oltre 117.000 nuovi posti di lavoro. Il nuovo nucleare non è soltanto una “risorsa preziosa per raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica ma costituisce una vera e propria occasione di rilancio industriale per il Paese”, spiega Nicola Monti, amministratore delegato di Edison.

“L’Italia ha l’occasione – aggiunge – di essere protagonista, se da subito viene definito un piano industriale di medio-lungo periodo”. Sui tempi è il ministro Pichetto a fissare dei punti fermi. Per fine anno arriverà “l’analisi complessiva sul nucleare e su ciò che bisognerà introdurre come norma primaria che deve trasformarsi in disegno di legge”. I tempi li detterà il “parlamento, ma auspico che nel corso del 2025 che si possa chiudere quello che è il processo di valutazione normativa”. E sull’ipotesi di un nuovo referendum, “non faccio il mago di conseguenza la libertà di raccogliere firme e fare i referendum c’è”. In passato gli italiani si sono espressi su una “tecnologia di 60 anni fa, quella di prima e seconda generazione”, prosegue il ministro, ribandendo che “guardiamo al nuovo nucleare, che non prevede la costruzione di grandi centrali.

Pensiamo invece ai agli Small modular reactor e agli Advanced modular reactor”. In Italia c’è grande fermento tra i principali protagonisti del settore dell’energia per essere pronti ad affrontare la sfida del nuovo nucleare. Da mesi, infatti, sono stati siglati numerosi accordi di programma finalizzati allo ricerca ed allo sviluppo della tecnologia nucleare. Tra le ultime intese, ma solo in ordine di tempo, c’è quella tra Edison, Federacciai e Ansaldo Energia per decarbonizzare le acciaierie italiane. Per l’Italia si riapre una nuova “riflessione sul ruolo benefico che le nuove tecnologie nucleari disponibili o in via di sviluppo possono giocare nel mix energetico italiano”, spiega Daniela Gentile, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Il nucleare di nuova generazione conta attualmente, a livello globale, oltre 80 progetti in via di sviluppo.

Nello sviluppo del nuovo nucleare, secondo l’analisi di Edison, Ansaldo Nucleare e Teha, l’Italia può contare su competenze lungo quasi tutta la catena di fornitura e su un sistema della ricerca all’avanguardia. Lo studio, inoltre, ha identificato 70 aziende italiane specializzate nel settore dell’energia nucleare che confermano una “forte resilienza di questo comparto a tre decenni dall’abbandono della produzione in Italia”. Il valore strettamente legato all’ambito nucleare generato dalle aziende di questa filiera si attesta nel 2022 a 457 milioni di euro, con circa 2.800 occupati sostenuti, e l’Italia che si posiziona quindicesima a livello globale e settimana in Ue-27 per export di reattori nucleari e componenti tra il 2018 e il 2022.

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Copernicus, quella del 2024 l’estate più calda di sempre

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Gli scorsi mesi di giugno e agosto sono stati i più caldi mai registrati e nel complesso, l’estate boreale 2024 (ovvero giugno-luglio-agosto) è stata la più calda di sempre. E’ quanto spiega Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service, il servizio europeo sul clima. “Questa serie di temperature record sta aumentando la probabilità che il 2024 sia l’anno più caldo mai registrato. Gli eventi estremi legati alla temperatura osservati quest’estate diventeranno solo più intensi, con conseguenze più devastanti per le persone e il pianeta, a meno che non adottiamo misure urgenti per ridurre le emissioni”.

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Greenpeace, aziende petrolifere paghino per crisi climatica

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Le aziende petrolifere paghino per la crisi climatica. E’ la richiesta ribadita da Greenpeace in una nota a commento dello studio del World Weather Attribution, sulla siccità in Sicilia e in Sardegna. «A pagare il prezzo della siccità estrema in Sardegna e in Sicilia – amplificata da un uso inefficiente delle risorse idriche e da infrastrutture inadeguate – sono le persone che subiscono razionamenti di acqua, gli ecosistemi naturali e persino interi settori produttivi come l’agricoltura e il turismo. Danni gravissimi di cui si dovrebbe invece chiedere conto alle aziende del petrolio e del gas, come Eni, che con le loro emissioni di gas serra sono i principali responsabili della crisi climatica”, sostiene Federico Spadini, campaigner Clima di Greenpeace Italia.

“Gli sconvolgimenti climatici causati dalla nostra dipendenza da petrolio, gas e carbone sono destinati a peggiorare se non metteremo al più presto fine allo sfruttamento delle fonti fossili”, si legge ancora nella nota che ricorda la produzione di gas nell’impianto Cassiopea a largo della Sicilia. “Al di là dei proclami, il governo non intende far nulla per le Regioni italiane più colpite dalla siccità e dagli altri eventi climatici estremi”, sostiene ancora Greenpeace che ricorda la causa intentata contro il gruppo energetico.

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