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Esteri

Mosca esclude la candidata pacifista dalle presidenziali

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“Lei è una donna giovane, ha tutta la vita davanti”. Con tono paternalistico, la presidente della Commissione elettorale russa, Ella Pamfilova, ha annunciato all’ex reporter e pacifista quarantenne Yekaterina Duntsova la bocciatura della sua candidatura alle presidenziali di marzo 2024. Ufficialmente per “errori nei documenti” presentati per la registrazione alla corsa elettorale, il no del Commissione centrale era tuttavia già stato messo in conto, visto che Duntsova intendeva sfidare frontalmente Vladimir Putin – che corre per il quinto mandato – con un programma che punta alla democrazia e, soprattutto, a porre fine alla guerra in Ucraina.

Pur conservando in pubblico la sua “retorica imperiosa” nei confronti di Kiev, stando al New York Times il capo del Cremlino sarebbe tuttavia disposto a “dichiarare la vittoria” in Ucraina pur di “voltare pagina”. Putin infatti già da settembre avrebbe “segnalato discretamente”, attraverso canali non ufficiali, di essere pronto a un cessate il fuoco che congeli l’attuale linea del fronte, ritenendosi soddisfatto del territorio conquistato, per potersi concentrare su altro rispetto a un conflitto dalla durata più lunga delle sue aspettative. Una simile disponibilità sarebbe inoltre già emersa nell’autunno del 2022. “L’interesse ripetuto di Putin a un cessate il fuoco è un esempio dell’opportunismo e dell’improvvisazione che hanno definito il suo approccio alla guerra dietro le quinte”, osserva il giornale americano.

Duntsova nel frattempo non si dà per vinta. L’ex giornalista e consigliera comunale della sua città natale Rzhev ha definito “triste” la decisione della Commissione elettorale e ha annunciato che presenterà ricorso alla Corte Suprema: “Non è finita qui!”, ha assicurato ai suoi sostenitori su Telegram. Quindi ha invitato i dirigenti del piccolo partito liberale Yabloko a sostenerla. “Non possiamo rimanere con le braccia conserte. E’ l’ultima occasione legale affinché i cittadini possano esprimere il loro disaccordo con la politica delle attuali autorità”, è stato il suo appello. “I russi devono poter scegliere! Migliaia di vite dipendono dalla vostra scelta!”. Se alla fine sarà ammessa, dovrà comunque presentare 300.000 firme entro il 31 gennaio. Intanto Boris Nadezhdin, politico di opposizione ed ex alleato di Boris Nemtsov, assassinato nel 2015 a due passi dal Cremlino, è stato ufficialmente presentato come candidato del partito di centrodestra Iniziativa Civica. Già la scorsa estate Nadezhdin – anche lui favorevole a fermare la guerra in Ucraina e a ricostruire le relazioni con il resto dell’Europa – aveva sostenuto la necessità che la Russia cambi presidente.

Ma, in una corsa che già appare a critici e oppositori come una pura formalità, altri partiti si sono già accodati a Putin, come la formazione Russia Giusta dell’amico e alleato Serghei Mironov. Il Partito comunista russo, secondo maggiore schieramento nella Duma, ha candidato invece il 75enne Nikolai Kharitonov. Al congresso del partito – che sulla carta è all’opposizione ma in pratica sostiene il partito Russia Unita del presidente – il voto è stato una formalità: Kharitonov era infatti l’unico nome sulla scheda elettorale. “Il nostro compito è consolidare il popolo durante la campagna elettorale affinché ci sia la vittoria, la vittoria su tutti i fronti”, ha dichiarato dopo la nomina.

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Breton: von der Leyen non mi voleva, gestione dubbia

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Il francese Thierry Breton accusa Ursula von der Leyen di aver chiesto a Parigi di sostituire il suo nome nel quadro dei negoziati per la formazione della nuova Commissione Ue. Sviluppi che “testimoniano ulteriormente una governance dubbia” e che lo hanno portato alle dimissioni. “Lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome – per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente – e ha offerto alla Francia, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente. Le sarà ora proposto un altro candidato”, si legge nella lettera di dimissioni di Breton indirizzata a von der Leyen.

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Kiev invita Onu e Croce Rossa nella zona occupata del Kursk

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Il nuovo ministro degli Esteri dell’Ucraina, Andriy Sybiha, ha invitato le Nazioni Unite e il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) a visitare la porzione della regione russa di Kursk che le truppe di Kiev occupano. “L’Ucraina è pronta a facilitarne il lavoro ed a provare che rispetta il diritto umanitario internazionale” in quel territorio russo, ha scritto Sybiha su X.

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Comore, il presidente Assoumani accoltellato: è fuori pericolo

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Il presidente delle Comore, Azali Assoumani, è “fuori pericolo” dopo essere stato ferito venerdì in un attacco con coltello da parte di un poliziotto di 24 anni che è stato trovato morto nella sua cella il giorno dopo. Lo rendono noto le autorità dello Stato africano insulare, citate dai media internazionali. L’attentato è avvenuto intorno alle 14 ora locale a Salimani Itsandra, subito a nord della capitale Moroni. “Il presidente sta bene. Non ha problemi di salute, è fuori pericolo. Gli sono stati dati alcuni punti di sutura”, ha detto ieri sera il ministro dell’Energia comoriano Aboubacar Said Anli in una conferenza stampa. Azali è stato aggredito mentre partecipava a un funerale. Il movente dell’attacco non è stato ancora determinato.

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