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Spalletti è diventato napoletano: cittadinanza onoraria dal sindaco Manfredi al coach dello scudetto

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“Da questo momento sono un official scugnizzo”: ed è così che Luciano Spalletti è diventato un cittadino napoletano: il sindaco Gaetano Manfredi gli ha conferito la cittadinanza onoraria in una cerimonia al Maschio Angioino. Così l’uomo che ha riportato il Napoli a vincere uno scudetto dopo 33 anni e che se lo è tatuato sul braccio, è ormai napoletano.

“La cittadinanza ha un significato enorme, ha detto Spalletti, me ne sono andato per preservare la bellezza che avevo nel cuore”.  In prima fila, un sorridente Aurelio De Laurentiis che già in precedenza aveva abbracciato l’ex allenatore del Napoli dello scudetto e ne aveva tessuto le lodi, nonostante il contenzioso che è derivato dal passaggio del coach alla Nazionale.

Selfie, foto, applausi per Spalletti, qualche battuta a margine con i giornalisti anche del presidente del Napoli che, ha scritto Repubblica, ha spiegato che “I napoletani sono perdenti perchè non sono mai contenti. Pensa che io vengo con sette zii di cui quattro napoletani e una zia tra loro è fortunatamente ancora viva a novantatré anni e sono degli scassacaxxo a cavallo”.

Tante le personalità presenti sugli scranni, folla di telecamere con qualche problema per la concomitanza con la conferenza stampa di Mazzarri prima dell apartenza per Torino ma è stata una bella cerimonia.

La laudatio è stata affidata dal sindaco Manfredi al professore Bruno Siciliano, illustre scienziato, pure lui professore universitario come il primo cittadino.

Il professor Bruno Siciliano

Dopo la cerimonia pranzo organizzato dal Sindaco da Cicciotto a Marechiaro, tra le personalità che hanno partecipato alla cerimonia prima e al successivo pranzo il direttore Generale del Comune di Napoli, Pasquale Granata, il Professor Antonio Giordano e Giancarlo Arra presidente e vice della Sbarro Health Research Organization, i calciatori Fabio e Paolo Cannavaro, l’Assessore Edoardo Cosenza e Gianluca Capuano, proprietario del ristorante Cicciotto.

Antonio Giordano, Luciano Spalletti, Gaetano Manfredi

 

 

LAUDATIO A LUCIANO SPALLETTI

Grazie Sindaco, mio carissimo amico e collega di lunga data. Assolutamente onorato della tua richiesta. Sono un napoletano profondamente radicato a Napoli, eternamente grato alla città, ai napoletani, alla Federico II. Tifoso assiduo, alterno gli impegni internazionali di lavoro con le partite. Sono appena rientrato da Doha dove ero per un convegno internazionale e un incontro con il ns. Ambasciatore per promuovere programmi di cooperazione bilaterale fra Italia e Qatar.
Abbonato storico dal 1966, da piccolo in Tribuna con mio padre e mio zio. Quindi gli anni giovanili della Curva e delle prime trasferte con gli amici. Prima la B e poi la A negli anni a cavallo dei due scudetti. Da circa 15 anni nei Distinti, spaccato vivo delle classi sociali come brillantemente descritto nel capitolo “L’elogio dei distinti” del libro “Il resto della settimana” dell’amico Maurizio De Giovanni.
Unico anno saltato quello trascorso nel 1985/86 al Georgia Tech ad Atlanta durante il dottorato di ricerca. A seguire cattedre rifiutate in prestigiose università americane per amore di Diego Armando Maradona e del Napoli. Venendo al passato recente, solo tre trasferte perse il primo anno di Spalletti nel quale avevamo già potuto apprezzare la sua impronta. L’anno scorso tutte le 38 partite di campionato compreso le trasferte vietate + le trasferte di Champions (meno una a Liverpool) per l’apoteosi, decine di migliaia di chilometri macinati in aereo, treno e auto. E, come me, tanti altri tifosi appassionati del nostro amato Napoli che fanno sacrifici per seguirlo ovunque. Idealmente, oggi ho l’onore di rappresentarli tutti.

Più che un sogno, è stato un risveglio fragoroso e allo stesso tempo dolcissimo dopo un letargo durato 33 lunghi anni ed essersi destati solo in un paio di occasioni per averlo appena sfiorato. Finalmente lo scudetto. Bramavo di viverlo con i miei figli, che oggi sono qui in sala, dopo aver mostrato loro le videocassette e i filmati su YouTube del Napoli del D10S. Piansi di gioia con loro in quel di Udine alle 22:37 dello scorso 4 maggio, pur avendo la consapevolezza di poterlo vincere oramai già da qualche settimana. Uno scudetto che non è motivo di rivalsa calcistica, sociale, economica, ma piuttosto un dato “scientifico” servito a dimostrare che Napoli può tutto quando vuole. Questo è lo spirito che anima tanti professionisti napoletani di nascita e di adozione, e che ha animato Mister Spalletti in questi due anni.

Spalletti ha saputo cogliere e interpretare in pieno quel legame indissolubile fra squadra e città, fra tifosi e cittadini. Si dice Napoli per indicare la città e la squadra, si dice Napoletani per indicare i cittadini e i tifosi. E lo ha fatto in maniera decisa, una vera e propria “full immersion”, ma altrettanto si è fatto trovare pronto per ricevere tanto da Napoli, dai suoi uomini, dai tifosi, dalle persone comuni che ha incontrato. Nei suoi incontri con la città, ha sempre messo in luce l’importanza di trasmettere dei valori ai nostri giovani, quelli più esposti al nulla, che vivono e replicano il disagio conosciuto nelle famiglie senza possibilità di riscatto. Perché il calcio e in particolare il modo in cui lo si interpreta, possono essere d’ispirazione e guida per qualcuno.

Uomini forti destini forti! Dal punto di vista sportivo, Luciano Spalletti ha saputo recepire al meglio la sfida in questi due anni col suo carettere protettivo. Al di là degli obiettivi, del superamento degli ostacoli (infortuni, arbitraggi, polemiche mediatiche, etc), ha sempre dato l’esempio a tutti, addetti ai lavori e non. Non un Deus ex machina, ha amato e creduto profondamente di poter vincere con i giovani a disposizione, argutamente riconoscendo il loro valore e ricordandoglielo nei momenti topici. E, una volta vinto, questi giovani hanno avuto tutti la consapevolezza di essere cresciuti e cambiati per sempre.

Riprendendo una sua citazione, la partita è una scatola da riempire con tante cose in funzione degli uomini a disposizione e delle loro doti. Uno Zielo come uomo-esca a portare via un centrale e creare un buco per le incursioni del Di Lorenzo di turno, un Marittiello regista aggiunto all’occorrenza con la copertura di un concentratissimo Kim, un Lobo alto ad accorciare invece che restare basso davanti alla difesa, un tattico Politano a tutta fascia nel primo tempo e il Chucky a spaccare avversari sfiancati nel secondo, un Kvara libero di svariare su tutto il fronte d’attacco. Uscita veloce, uscita lenta, palleggio, costruzione delle trame di gioco e poi verticalizzazioni improvvise per il giaguaro Victor. Un gioco armonioso, effervescente, moderno, europeo, talvolta anche spensierato, che in definitiva corrisponde al nuovo volto della città e che si innesta perfettamente nelle tradizioni e nelle radici partenopee. Una reazione chimica esplosiva, frutto di una simbiosi unica fra ironia fiorentina e spirito napoletano sulla base di una grossa professionalità e dedizione al lavoro e al sacrificio.

A proposito di Napoli e della napoletanità, mi piace riprendere le citazioni di due napoletani illustri. La prima è di un collega mio e di Gaetano, Luciano De Crescenzo “Napoli per me non è la città di Napoli ma solo una componente dell’animo umano che so di poter trovare in tutte le persone, siano esse napoletane o no. A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l’ultima speranza che resta alla razza umana”. Spalletti ha fatto nascere e nutrito quella componente nel suo animo in maniera virtuosa.

La seconda citazione è dello scrittore Erri De Luca “Napoli è una città che brulica di vita e di storia, ha avuto un passato grandioso e ha energie non solo per partecipare a un futuro, ma anche per precederlo. Il popolo napoletano con le sue mille risorse, la sua capacità di adattamento e il suo ingegno ha dato prova di saper affrontare qualsiasi avversità e di saper costruire un futuro”. Spalletti si è perfettamente calato nello spirito napoletano utilizzando al meglio le risorse messegli a disposizione dalla Società e dal Presidente più glorioso della nostra storia quasi centenaria, e ha lasciato una grossa eredità per il futuro, non fosse altro per il valore della rosa dei nostri giocatori.

In maniera sommessa rispetto a due giganti come De Crescenzo e De Luca, in un mio TEDx talk di qualche anno orsono su Robotica e Napoli, definii Napoli una città che allena alla complessità e ispira la creatività di coloro che sono nati qui e di coloro che vengono adottati da Napoli. Spalletti ha allenato un gruppo multietnico di giovani talentuosi ma non ancora affermati, di 17 nazionalità diverse alcune con poca tradizione nel calcio, che tutti assieme hanno valorizzato la loro professione sotto la guida creativa di un grande motivatore e uno stratega esperto come pochi.

Pensando di interpretare il sentimento comune di tutti i napoletani, tifosi e non, desidero abbracciare Luciano Spalletti come segno di fratellanza e appartenenza che va al di là della cittadinanza onoraria che gli viene conferita oggi. D’altro canto, il ns concittadino Luciano –con oggi, mi permetto di chiamarlo semplicemente per nome (potrei dire fratm’ alla napoletana), essendo entrambi nati nello stesso anno, il 1959 che poi è l’anno in cui fu realizzato il primo robot dell’era moderna e fu inaugurato lo Stadio San Paolo (oggi Maradona)– dicevo Luciano ha rispettato un fioretto che aveva fatto tatuandosi –lui che non aveva alcun tatuaggio– sul braccio sx lo scudetto con la N del Napoli e sul dx i nomi dei suoi tre figli (numero perfetto si dice, tre come gli scudetti del Napoli e tre anche come i miei figli, altrettanto due maschi e una femmina). Bellissimo che, attraverso questi tatuaggi, il Napoli e l’esperienza di vita vissuta a Napoli rappresentino una cicatrice che porterà orgogliosamente per sempre sulla sua pelle, a cominciare dall’avventura del Paradiso della Nazionale come da lui stessa definita qualche giorno orsono.

Grazie di cuore, carissimo Luciano a nome di tutti noi napoletani. Ti saremo grati per sempre e ogni volta che vorrai tornare troverai la Napoli che tanto ami pronta ad accogliere e abbracciare te, i tuoi parenti, i tuoi amici. Napoli sarà sempre la tua seconda famiglia. Una Napoli che vuole proiettarsi verso il futuro, anche auspicabilmente attraverso nuove intese con una Società calcistica moderna, finanziariamente solida che ci ha reso orgogliosi in Italia e in Europa.
Tu non hai insegnato solo calcio in questa città. Hai insegnato amore in questa città. Hai insegnato amore PER questa città: “Tutto per lei”. È questo l’insegnamento che hai lasciato a questa città, la tua eredità, il tuo regalo più bello, più dello stesso scudetto. Tutto per lei. Anche ora che non siedi più sulla nostra panchina, tutti noi napoletani dobbiamo tenerlo ben presente: dobbiamo vivere ogni giorno cercando di dare tutto per lei. Tutto per questa città. E siamo sicuri che, anche grazie a questa tua lezione, Napoli sarà una città ancora migliore.

 

 

 

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Cinema

Miglior film ‘The room next door’ di Almodovar, ma ecco tutti i premi ufficiali di Venezia 81

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Con Pedro Almodovar che alza il Leone d’oro mentre la sala lo applaude fragorosamente in piedi va in archivio Venezia 81, la Mostra del cinema che quest’anno ha riportato al Lido un grande numero di star. È stata nel segno del grande regista spagnolo la cerimonia in cui le istanze per il cinema, il tema forte del fine vita, il genocidio a Gaza, l’aiuto alle donne sono stati, tra i ringraziamenti e le commozioni, l’argomento dei discorsi dei premiati.

Nella prima fila della galleria al centro si è seduto, senza percorrere il red carpet, il neo ministro della cultura Alessandro Giuli. Solo due settimane fa quella stessa poltrona era occupata da Gennaro Sangiuliano costretto da uno scandalo a dimettersi ieri. Giuli ha seguito la cerimonia, con un occhio al telefonino, avendo accanto il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco suo storico amico.

E Buttafuoco dichiarando chiusa l’81/a Mostra di Venezia, nel dare appuntamento all’82/a che si svolgerà dal 27 agosto al 6 settembre 2025, ha declamato una frase delle Epistole di Orazio “Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt” (“Mutano non il loro animo, ma il cielo coloro che vanno per mare”) che potrebbe essere un auspicio proprio per Giuli. La presidente di giuria Isabelle Huppert, con un abito scultura bianco (la domanda in sala era: e ora come lo toglierà?), ha annunciato il premio ad Almodovar, dato all’unanimità, per il film La stanza accanto.

Il regista, al suo primo film in lingua inglese, si è emozionato, ha parlato del “miracolo” che le sue grandi attrici Julianne Moore e Tilda Swinton sono riuscite a fare ogni giorno sul set di questa storia su una donna alla fine dei suoi giorni e della sua amica scelta per accompagnarla in questo fine vita. “Ogni essere umano deve essere libero di scegliere questo momento con dignità e i governi devono prendere decisioni, fare regolamenti per aiutare le persone e rispettarle”, ha detto Almodovar. L’Italia c’è, arrivata sul palco per il secondo premio, il Leone d’argento Gran premio della giuria, con una regista tenace quanto minuta, Maura Delpero con la sua seconda opera, Vermiglio, girata quasi totalmente con attori non protagonisti, in lunghi mesi per rispettare le stagioni, e in dialetto.

Agnieszka Holland, nella giuria di Venezia 81, la abbraccia e le consegna il leone. “Questo film è stato possibile con il sostegno pubblico. Vorrei ricordare – ha detto Delpero – che senza questi fondi il film avrebbe dovuto tradire se stesso, non avrebbe avuto il dialetto che è la musica di questo film, non avrebbe avuto volti veri ma magari attori che avrebbero fatto incassare, non avrebbe potuto aspettare i ritmi della natura. È importante che ci sia dialogo tra il cinema indipendente e le istituzioni”, ha concluso la regista guardando proprio verso il palco dove era seduto il neo ministro. Non solo: Delpero ha colto l’occasione del premio nella notte dei Leoni per parlare anche di politica familiare, dal suo esempio di regista mamma, una politica di conciliazione tra lavoro e famiglia.

“Mi auguro che la società che si riproduce con i corpi delle donne senta questo problema come suo e non lasci sole le donne”, ha concluso. L’appello per il cinema è venuto dopo l’invito di Nanni Moretti ai colleghi cineasti. Sul palco ritirando il premio per il miglior restauro a Venezia Classici di Ecce Bombo (“un premio inaspettato, sproporzionato, esagerato visti i film in gara Da De Sica a Fritz Lang, ma che mi emoziona perché evidentemente riesce a parlare ancora, ai giovani di oggi”) ha detto con voce forte: “Forse dovremmo essere più reattivi nei confronti della nuova pessima legge sul cinema”. Giuli insomma dal palco di Venezia qualche avvisaglia sullo stato d’allerta del cinema l’ha avuta.

La serata, politica a parte, è stata anche tanto altro. La sorpresa Nicole Kidman che, richiamata al Lido per essere premiata con la Coppa Volpi per Babygirl ha avuto la notizia della morte della madre ed è tornata a casa, e la profusione di ringraziamenti di Vincent Lindon, Coppa Volpi per Noi e loro, alla presidente Huppert: “cosi generosa verso un attore francese ed è raro” ha detto prima di baciare uno ad uno i giurati e scherzare con autoironia sui suoi disturbi facciali “ecco i miei tic partono”.

Il più tenero? Decisamente il giovane Francesco Gheghi, migliore attore a Orizzonti per il film Familia di Francesco Costabile, che racconta una storia vera di violenza domestica e di un parricidio. Un discorso lunghissimo il suo, interrotto dalla commozione sincera, e con dediche speciali (persino al nonno in cielo) ai genitori “che mi hanno cresciuto con amore e serenità che diamo troppo per scontati”. L’exploit? Decisamente quello della regista Sarah Sarah Friedland, che con la sua opera prima Familiar Touch ha avuto tre premi importanti. Ebrea americana, Friedland ha espresso solidarietà al popolo palestinese. Stesso proclama da Scandar Copti che per Happy Holidays, che parla di due famiglie palestinesi e israeliane a confronto.

Ecco tutti i premi di Venezia 81:


VENEZIA 81

Giuria: Isabelle Huppert (Presidente), James Gray, Andrew Haigh, Agnieszka Holland, Kleber Mendonça Filho, Abderrahmane Sissako, Giuseppe Tornatore, Julia von Heinz, Zhang Ziyi.

  • Leone d’Oro per il miglior film:
    The Room Next Door di Pedro Almodóvar (Spagna)
  • Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria:
    Vermiglio di Maura Delpero (Italia, Francia, Belgio)
  • Leone d’Argento per la migliore regia:
    The Brutalist di Brady Corbet (Regno Unito)
  • Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile:
    Nicole Kidman nel film Babygirl di Halina Reijn (Stati Uniti)
  • Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile:
    Vincent Lindon nel film Jouer Avec le Feu (The Quiet Son) di Delphine Coulin e Muriel Coulin (Francia)
  • Premio per la migliore sceneggiatura:
    Murilo Hauser e Heitor Lorega per il film Ainda Estou Aqui di Walter Salles (Brasile, Francia)
  • Premio Speciale della Giuria:
    April di Dea Kulumbegashvili (Francia, Italia, Georgia)
  • Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore emergente:
    Paul Kircher nel film Leurs Enfants Après Eux (And Their Children After Them) di Ludovic Boukherma e Zoran Boukherma (Francia)

ORIZZONTI

Giuria: Debra Granik (Presidente), Ali Asgari, Soudade Kaadan, Christos Nikou, Tuva Novotny, Gábor Reisz, Valia Santella.

  • Premio Orizzonti per il miglior film:
    Anul Nou Care N-a Fost (The New Year That Never Came) di Bogdan Mureșanu (Romania, Serbia)
  • Premio Orizzonti per la migliore regia:
    Sarah Friedland per il film Familiar Touch (Stati Uniti)
  • Premio Speciale della Giuria Orizzonti:
    Hemme Nin Öldüğü Günlerden Biri (One of Those Days When Hemme Dies) di Murat Fõratoğlu (Turchia)
  • Premio Orizzonti per la migliore interpretazione femminile:
    Kathleen Chalfant nel film Familiar Touch di Sarah Friedland (Stati Uniti)
  • Premio Orizzonti per la migliore interpretazione maschile:
    Francesco Gheghi nel film Familia di Francesco Costabile (Italia)
  • Premio Orizzonti per la migliore sceneggiatura:
    Scandar Copti per il film Happy Holidays (Palestina, Germania, Francia, Italia, Qatar)
  • Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio:
    Who Loves the Sun di Arshia Shakiba (Canada)
  • Venice Short Film Nomination for the European Film Awards 2024:
    René Va Alla Guerra di Luca Ferri, Morgan Menegazzo, Mariachiara Pernisa (Italia)

LEONE DEL FUTURO – PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS”

Giuria: Gianni Canova (Presidente), Ricky D’Ambrose, Taylor Russell, Bárbara Paz, Jacob Wong.

  • Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima (Luigi De Laurentiis):
    Familiar Touch di Sarah Friedland (Stati Uniti)

ORIZZONTI EXTRA

  • Premio degli Spettatori – Armani Beauty:
    Shahed (The Witness) di Nader Saeivar (Germania, Austria)

VENEZIA CLASSICI

Giuria: Renato De Maria (Presidente), 24 studenti dei corsi di cinema delle università italiane.

  • Premio Venezia Classici per il miglior documentario sul cinema:
    Chain Reactions di Alexandre O. Philippe (Stati Uniti)
  • Premio Venezia Classici per il miglior film restaurato:
    Ecce Bombo di Nanni Moretti (Italia, 1978)

VENICE IMMERSIVE

Giuria: Celine Daemen (Presidente), Marion Burger, Adriaan Lokman.

  • Gran Premio Venice Immersive:
    Ito Meikyū di Boris Labbe’ (Francia, Lussemburgo)
  • Premio Speciale della Giuria Venice Immersive:
    Oto’s Planet di Gwenael François (Lussemburgo, Canada, Francia)
  • Premio per la Realizzazione Venice Immersive:
    Impulse: Playing with Reality di Barry Gene Murphy, May Abdalla (Regno Unito, Francia)

LEONE D’ORO ALLA CARRIERA 2024

  • Sigourney Weaver
  • Peter Weir

CARTIER GLORY TO THE FILMMAKER AWARD 2024

  • Claude Lelouch

PREMIO CAMPARI PASSION FOR FILM

  • Paola Comencini

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Giornata off per Sangiuliano, verso il rientro in Rai

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Una giornata ‘off’, lontano dal clamore delle polemiche, dallo stillicidio delle stories e degli screenshot su Instagram, dalle pressioni politiche e mediatiche: il primo giorno da ex ministro di Gennaro Sangiuliano è all’insegna della ricerca di un po’ di serenità, dopo che il ciclone Boccia ha travolto la sua carriera ma anche la sua vita privata. “Io ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo”, ha sottolineato lo stesso Sangiuliano nella lettera di dimissioni alla premier Meloni, pur senza arretrare rispetto alla volontà di “agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno”. I contatti con il suo legale di fiducia Salvatore Sica, al lavoro per mettere a punto la denuncia contro l’imprenditrice di Pompei che per qualche giorno ha tenuto sotto scacco il governo, sono costanti.

Ma per il resto l’agenda è all’insegna del ‘detox’, anche dal telefonino, anche dai social dove le intestazioni degli account recitano ormai “giornalista, scrittore e docente universitario. Ex direttore del Tg2, ex ministro della Cultura”: l’ultimo post è il video di ieri sera, mentre Sangiuliano attraversa il corridoio della sede del Collegio Romano accompagnato dagli applausi dei dipendenti. Quanto al futuro, l’affaire Boccia sembra aver eroso le possibilità di una candidatura dell’ex ministro alle Regionali 2025 nel centrodestra. La prospettiva, come spiega lo stesso Sangiuliano in un colloquio con Il Messaggero, è il rientro in Rai, azienda di cui è dipendente in aspettativa non retribuita da quando, da direttore del Tg2, a ottobre 2022 ha accettato l’invito di Meloni a entrare nell’esecutivo.

“Certo che ci tornerò. Come hanno fatto Marrazzo, Badaloni e tanti altri che presero aspettativa per impegnarsi in politica. Sono un dipendente Rai a tempo indeterminato. Tornerò al mio lavoro e nell’azienda dove sono cresciuto. Ma non voglio un posto di rilievo”, sottolinea. Tra i precedenti, anche quelli di Fabrizio Del Noce (deputato per Forza Italia dal 1994 al 1996) e Michele Santoro (eurodeputato eletto nella lista Uniti per l’Ulivo nel 2004, incarico da cui si dimise nell’ottobre 2005). L’ipotesi che circola nei rumors di queste ore sarebbe quella di affidare a Sangiuliano la direzione della TgR, oggi guidata da Alessandro Casarin, che ha un mandato in scadenza a novembre ed è candidato a entrare nel nuovo cda con il sostegno della Lega.

In ballo ci sono però le ragioni di opportunità che un ex ministro vada a dirigere una testata e soprattutto la necessità che si sblocchi l’impasse sulle nomine, rimaste al palo anche per il mancato dialogo con l’opposizione, indispensabile per il voto di ratifica sul presidente. Un vertice di maggioranza potrebbe tenersi a inizio settimana, anche perché giovedì in calendario al Senato c’è il voto per i membri del Cda. Intanto martedì si riunirà l’ufficio di presidenza della Vigilanza: sul tavolo, l’intervista dell’ex ministro al Tg1 sul caso Boccia.

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Esteri

Zelensky: ho un piano di pace, lo porterò a Washington

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“Un piano” per mettere fine alla guerra in Ucraina: è quello che Volodymyr Zelensky ha ribadito di volere presentare al presidente americano Joe Biden e ai candidati alla Casa Bianca, Kamala Harris e Donald Trump. La necessità di consultare Washington, ha sottolineato il presidente ucraino dal forum di Cernobbio, deriva dal fatto che “ci sono alcuni punti che dipendono dall’America”. Un’annotazione particolarmente importante in giorni in cui si fa sempre più spinosa la discussione tra Kiev e Washington sulla possibilità di utilizzare le armi fornite dagli Usa per colpire in profondità il territorio russo. Zelensky aveva già parlato del piano il 27 agosto, anniversario dell’indipendenza del suo Paese. “Noi vogliamo delle garanzie”, ha ribadito oggi. Probabilmente garanzie americane di difesa da possibili nuovi attacchi di Mosca anche dopo che sarà finito il conflitto in corso. Ma anche, pare di capire, la garanzia che gli Stati Uniti non passino sopra la testa del governo ucraino per cercare con la Russia un compromesso al ribasso.

Negli ultimi giorni Zelensky ha detto di voler spingere Mosca ai negoziati servendosi di due mezzi: il primo è l’offensiva nella regione russa di Kursk, il secondo la possibilità appunto di usare i missili forniti dagli Usa e altri Paesi Nato per colpire quegli aeroporti russi – a non più di 300 chilometri dal confine, promette – da dove partono i bombardieri per compiere raid sull’Ucraina. Sull’offensiva di Kursk, Washington non si è finora espressa chiaramente a favore o contro. Quanto all’uso dei missili contro il territorio russo, l’amministrazione americana continua ad opporre resistenza. Dopo l’incontro avuto ieri da Zelensky in Germania con i ministri della Difesa dei Paesi del Gruppo di Ramstein, quello americano Lloyd Austin si è detto contrario, sottolineando che i raid ucraini non rappresenterebbero un punto di svolta. “Non esiste una capacità che sarà di per sé decisiva in questa guerra”, ha dichiarato il capo del Pentagono.

Fonti americane ed europee citate dal Wall Street Journal hanno invece accusato l’Iran di consegnare missili balistici alla Russia, oltre ai micidiali droni kamikaze Shahed che sarebbero impiegati massicciamente da tempo nei raid di Mosca. Le fonti ritengono che la Russia abbia firmato un contratto a dicembre a Teheran per ottenere 200 vettori balistici tattici a corto raggio Fath-360 e un certo quantitativo di droni a lungo raggio Ababil. La missione permanente iraniana presso le Nazioni Unite ha smentito la notizia: “L’Iran non solo si astiene dal prendere parte a tali azioni, ma invita anche altri Paesi a cessare la fornitura di armi alle parti coinvolte nel conflitto”, si legge in un comunicato. Ma il ministero degli Esteri ucraino si è detto “profondamente preoccupato”.

“Chiediamo alla comunità internazionale di aumentare la pressione su Teheran e Mosca per proteggere la pace e la sicurezza internazionale”, ha affermato la diplomazia di Kiev in una nota. Mentre l’ambasciatore iraniano a Mosca ha annunciato che il presidente Massud Pezeshkian parteciperà il mese prossimo al vertice dei Brics a Kazan, in Russia, dove prevede di incontrare Vladimir Putin. Sul terreno, il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato che le truppe russe hanno conquistato un altro insediamento nell’est dell’Ucraina. Si tratta di Kalinovo, nella regione di Donetsk. Nella stessa regione, fonti ucraine hanno confermato un bombardamento russo sulla cittadina di Kostyantynivka con un bilancio di tre morti e tre feriti. I servizi di sicurezza ucraini (Sbu) hanno poi riferito di aver colpito con un drone un deposito di munizioni in una non meglio precisata regione russa di confine, dove è scoppiato un vasto incendio. “Ieri sera i russi hanno perso un grande deposito di munizioni e attrezzature”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Afp una fonte dello Sbu. La regione potrebbe essere quella di Voronezh, il cui governatore ha dichiarato che i detriti di un drone abbattuto hanno provocato un incendio e una serie di esplosioni. Un villaggio ha dovuto essere evacuato. Mosca ha invece affermato di avere bombardato una serie di siti in Ucraina, tra i quali “officine di produzione di componenti per missili tattici-operativi Grom-2 e veicoli aerei senza pilota Palyanitsa”.

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