Collegati con noi

Politica

Battaglia sul salario minimo si sposta nella manovra

Pubblicato

del

La campagna delle opposizioni sul salario minimo si sposta nella manovra e nelle piazze. “Non ci fermeranno i no di Giorgia Meloni, vinceremo insieme ai cittadini”, dice il leader M5s Giuseppe Conte. “La nostra battaglia proseguirà sicuramente nelle piazze italiane”, sottolineano anche i Dem. Del resto se dal punto di vista legislativo il centrosinistra non può cantare vittoria può comunque rivendicare la prima campagna unitaria portata fino in fondo. “Sono orgoglioso – sottolinea Conte in un colloquio con la ‘Stampa’ – che le opposizioni abbiano condiviso questa storica battaglia del Movimento: abbiamo piantato il seme dell’alternativa al governo Meloni”. E parla di ‘metodo salario minimo’ anche Arturo Scotto, capogruppo Dem in commissione Lavoro alla Camera tra i più attivi su questo fronte.

“C’è un dato politico – evidenzia Scotto – ed è la capacità dell’opposizione di tenere il punto dall’inizio alla fine senza farsi dividere e questo ha un significato enorme che ci dice che attorno ai temi della giustizia sociale si può costruire la strada di una alternativa credibile di governo”. “La battaglia continuerà fuori dal Parlamento”, assicura anche il leader di SI Nicola Fratoianni. Il centrodestra, dal canto suo, rivendica di aver dato al governo – attraverso la propria proposta di legge e negli obiettivi della delega – più peso alla contrattazione collettiva.

Ma c’è anche chi, come Matteo Salvini va all’attacco: “Sul salario – dice il leader leghista – parlo a lavoratrici e lavoratori che spesso e volentieri rinunciano a fine mese al loro stipendio per pagare i loro dipendenti e i loro collaboratori, quindi parlare di salario minimo penso che sia irrispettoso di un privato che produce lavoro e ricchezza”. Intanto, in attesa che la proposta di legge della maggioranza approdi in Senato per la seconda lettura, il prossimo confronto tra maggioranza e opposizione ci sarà già nella legge di bilancio.

Pd, M5s e Avs hanno infatti depositato un emendamento unitario a prima firma del capogruppo pentastellato in Senato Stefano Patuanelli, che ripropone in toto la proposta di legge unitaria a prima firma Conte e affossata alla Camera. La proposta di modifica fa parte del pacchetto di proposte unitarie su sanità, sostegno al reddito e transizione 4.0. Nel frattempo prosegue la raccolta di firme nelle piazze sulla petizione per il salario minimo che potrebbe essere trasformata in una legge d’iniziativa popolare.

Advertisement

In Evidenza

Giorgetti: controlleremo case fantasma e ristrutturate

Pubblicato

del

“Si è fatta molta polemica sull’aumento delle tasse sulla casa, è assolutamente falso. Chiunque abbia un po’ di esperienza sa che chi fa una ristrutturazione edilizia ha il preciso obbligo di aggiornare i dati catastali e noi siamo tenuti, e lo faremo, a controllare che siano aggiornati”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (nella foto Imagoeconomica in evidenza), rispondendo al question time al Senato e precisando che i controlli saranno anche su chi non dichiara affatto la casa, cioè sui cosiddetti immobili fantasma.

Sul fronte delle accise, altro tema su cui si sono create polemiche, Giorgetti ha ribadito che a decidere sarà il Parlamento, in base a degli obblighi decisi in sede europea. “Il governo rimetterà al Parlamento come è giusto che sia” puntando ad un allineamento “graduale” tra la tassazione di benzina e diesel.

Continua a leggere

Politica

Ministro della Cultura Giuli in Procura a Roma per essere sentito su caso Boccia-Sangiuliano

Pubblicato

del

Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, si trova in Procura a Roma dove sta incontrando il procuratore Francesco Lo Voi e l’aggiunto Giuseppe Cascini titolari dell’indagine che vede indagata l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia per minaccia a corpo politico dello Stato e lesioni gravi dopo l’esposto presentato dall’ex ministro Gennaro Sangiuliano. Nei giorni scorsi gli inquirenti hanno acquisito presso la sede del Ministero una serie di documenti.

Il ministro ha lasciato piazzale Clodio dopo essere ascoltato come persona informata sui fatti nella vicenda che coinvolge l’imprenditrice campana. Il colloquio durato circa un’ora si è svolto nella stanza del procuratore aggiunto Cascini alla presenza anche del procuratore Lo Voi.

Continua a leggere

Politica

Tetto agli stipendi per i manager di enti pubblici

Pubblicato

del

Sforbiciata in arrivo per gli stipendi dei manager di enti pubblici e privati che ricevono contributi dallo Stato. La manovra introduce un tetto che fissa l’asticella dei compensi al livello dell’indennità del presidente del consiglio e dei ministri, che ammonta a circa 160mila euro (80mila netti). Una norma “di buonsenso”, dice la premier Giorgia Meloni. Che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti colloca tra le misure di “buon uso del denaro pubblico” della legge di bilancio. La novità, trapelata già ieri sera dopo il consiglio dei ministri, viene confermata dal ministro in conferenza stampa. “Anche tutto l’universo di quelli che sono enti, soggetti, fondazioni che non sono esattamente figlie dei ministeri ma ricevono contributi a carico dello Stato saranno chiamate a rispettare alcune regole elementari di buona finanza”, spiega Giorgetti. La premier cita anche gli “enti privati che prendono contributi pubblici”.

La stretta si tradurrà in un abbassamento del tetto per i compensi degli organi di vertice dagli attuali 240 mila euro previsto per i manager pubblici al livello “ragionevole ed equo” dell’indennità percepita dalla presidente del consiglio e dei ministri. Gli stipendi da considerare, precisa il ministro, saranno “omnicomprensivi”, inclusi quindi anche tutti i vari compensi che si possono percepire all’interno dell’ente a vario titolo, come gettoni o diarie. Il perimetro dell’intervento sarebbe ancora in via di definizione ed è probabile che vengano posti alcuni paletti, vista la mole di soggetti che rischiano di essere coinvolti. L’elenco degli enti che rientrano nel perimetro Istat delle pubbliche amministrazioni è lunghissimo. Secondo alcuni tecnici, la norma riguarderebbe in prima battuta tutte le entità partecipate che oggi anche in parte minoritaria si sentono escluse dai vincoli applicati a tutta la Pa.

Si fanno esempi come Aci, Camere di commercio, Cri, fondazioni e associazioni private che ricevono finanziamenti pubblici. Per chi non si adegua si prospetta la perdita dei contributi pubblici. “Può darsi che qualcuno possa rinunciare anche al contributo pubblico e decidere autonomamente cosa fare, qualcun altro altro continuerà a richiederlo ma si dovrà adeguare”, osserva Giorgetti. Che richiama anche gli organi di controllo a vigilare: “collegi dei revisori dei conti e gli ispettori della Ragioneria sono chiamati a far rispettare questa norma”. Quello del tetto agli stipendi dei manager pubblici è da sempre un tema che scalda gli animi della politica.

Il ministro della Pa Paolo Zangrillo chiede da tempo di aprire un ragionamento sulla possibile eliminazione del tetto, in modo da permettere anche alla Pa, come già avviene nel pubblico, di reclutare “i migliori” e diventare così più competitiva. La norma che ha introdotto il tetto risale al 2011, al ‘Salva-Italia’ del governo Monti allora alle prese con i conti pubblici da rimettere in sesto. Il governo Renzi ne ampliò la portata nel 2014, estendendone la platea. Nel settembre 2022, il Parlamento tentò un blitz tentando di escludere dai limiti alcune figure, dai capi di stato maggiore al segretario generale della presidenza del Consiglio: ma l’ira dell’esecutivo Draghi ristabilì rapidamente lo status quo.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto