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L’ultima di Mourinho, parla solo in portoghese

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Ennesimo show di Mourinho, protagonista anche dopo la vittoria di Reggio Emilia col Sassuolo. Ancora una volta polemico, il tecnico della Roma si è presentato ai microfoni di Dazn per commentare la partita vinta in rimonta e lo ha fatto parlando solo in portoghese, senza rispondere alle domande.

“Ringrazio il direttore (Pinto ndr) e la società che nelle ultime 24 ore mi hanno offerto sostegno – le parole dell’allenatore giallorosso, finito sotto indagine della procura federale per aver espresso dubbi sulla designazione dell’arbitro Mercenaro per la gara con il Sassuolo, – e quindi la stabilità emotiva di cui si necessita per svolgere questo lavoro. E’ stata una vittoria lottata, sofferta e meritata perché anche quando eravamo in svantaggio siamo stati migliori. Sono felice per i giocatori”. In attesa della decisione della Procura dopo le dichiarazioni del pre partita, dove si era appunto detto preoccupato da arbitro e quarto uomo designati, “oggi parlo in portoghese – l’ultima dello Special One – perché il mio italiano non è così forbito per esprimere certi concetti, come quello sulla stabilità che è una qualità forte e necessaria per rendere al massimo livello”.

“A chi si lamentava (la panchina del Sassuolo ndr) – dico semplicemente che per ricevere fair play è necessario anche darlo” ha aggiunto Mourinho che ha concluso senza farsi fare domande. E anche in sala stampa ha continuato con la sua lingua madre perché “il mio italiano non è, evidentemente, sufficientemente chiaro”. Ancora allusioni alle polemiche della vigilia, dalle quali il tecnico della Roma si sfila a modo suo. Ringraziando società e tifosi del sostegno che gli danno, e tenendosi ben stretto un risultato strappato ad una gara molto difficile. O meglio ‘muy dificile’, ha detto, aggiungendo poi di avere sempre avuto la sensazione di poterla vincere, “anche quando eravamo sotto nel punteggio. L’arbitro? La prestazione è stata ottima, molto migliore di altre che avevo visto”.

Per il tecnico del Sassuolo Alessio Dionisi, “la partita è cambiata quando siamo rimasti in 10. La Roma ha pareggiato con un rigore disponibile e il gol del vantaggio arriva su autogol. Giusta l’espulsione, che tuttavia ci ha pesantemente condizionato: fin lì la gara l’avevamo fatta soprattutto noi2. Dionisi schiva poi le polemiche (“ho la mia educazione e il mio fair play”) e dice di preferire parlare “della partita e del Sassuolo che non degli episodi e degli avversari come fanno alcuni miei colleghi”. La chiosa va di conseguenza: “Undici contro 11 non l’avremmo mai persa”, dice Dionisi, che ci tiene a sottolineare come lui non va dietro “alle polemiche e alle chiacchiere” e, tornando al match, recrimina sugli errori commessi dai suoi che, aggiunge, “ci faranno crescere”.

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La Juve riprende a correre, vittoria senza rischi a Udine

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La Juventus passa di autorità a Udine (2-0) capitalizzando le uniche due vere occasioni del primo tempo: una virtù rara per una compagine giovanissima. Nell’11 titolare ci sono sette ragazzi della generazione Z e il più vecchio è il portiere Di Gregorio, con i suoi 27 anni. L’Udinese è rimasta con la testa al primo tempo di Venezia: è entrata in campo molle, errore imperdonabile se incontri una formazione coriacea che, senza i 4 gol rimediati a San Siro, sarebbe quasi imperforabile. Runjaic propone capitan Thauvin a sostegno di Davis, dirottando bomber Lucca in panchina.

Thiago Motta si affida al rientrante Koopmeiners per giocare alle spalle di Vlahovic assieme al gioiellino Yildiz e a Weah. La prima ghiotta occasione della gara è sui piedi di Thuram che, al 7′, tutto solo all’altezza del dischetto, spara alle stelle su perfetto assist di Savona. Gli ospiti tengono palla ininterrottamente praticamente per i primi 20 minuti fino a che, proprio Thuram, si inventa la rete del vantaggio: va via facilmente a Ehizibue e lascia partire un diagonale che centra il palo, la sfera attraversa tutta la linea della porta e colpisce la schiena di Okoye, prima di entrare nel sacco.

Passa un solo minuto e serve uno scatto felino di Di Gregorio per negare il pareggio a Davis, capace di liberarsi sulla destra e lasciar partire una conclusione potente da pochi passi. La reazione friulana è tutta lì: gli ospiti proseguono nella ragnatela di passaggi e al 38′, al secondo vero affondo, trovano anche il raddoppio con Savona: Thauvin sbaglia uno stop a centrocampo e apre il contropiede di Yildiz, sempre sulla sinistra, dove si aprono praterie: il turco semina in panico e calcia colpendo il palo; sulla respinta il più lesto è Savona che insacca tra una selva di gambe, mentre la difesa avversaria è in modalità belle statuine. Runjaic prova a dare una svegliata ai suoi lasciando negli spogliatoi Kabasele e Lovric, per Ebosse e Zarraga. La partita potrebbe svoltare al 7′: Gatti e Di Gregorio pasticciano in uscita e Davis insacca a porta vuota, ma Abisso vede una spinta del centravanti inglese e annulla: lo stadio non gradisce e prende di mira il fischietto palermitano per lunghissimi minuti. La reazione dei padroni di casa non arriva e allora si cambia anche il reparto avanzato: fuori un Thauvin ancora fuori condizione e dentro il secondo centravanti, Lucca.

C’è spazio anche per Kamara per uno Zemura in perenne difficoltà. Anche Thiago Motta ricorre alla panchina, proponendo il terzo dei figli d’arte, Conceicao, e McKennie, per Thuram e Vlahovic. Al centro dell’attacco va il finto 9, Yildiz. L’Udinese ci prova con il carattere e conquista una serie di 5 corner quasi consecutivi, senza sfruttare le sue torri: le uscite di Di Gregorio e la scarsa mira evitano guai grossi alla Juventus. Thiago Motta annusa il pericolo e getta nella mischia Cabal e Danilo per rinforzare gli ormeggi aumentando i centimetri. E’ Lucca al 38′ a far correre un brivido – l’unico della gara – lungo la schiena degli ospiti: la sua incornata centra in pieno la traversa, portandosi via anche i sogni di un eventuale assalto finale, in cerca del pareggio. Potrebbe invece chiuderla Koopmeneirs al 45′: lanciato in contropiede, tutto solo davanti al portiere si fa ipnotizzare da Okoye.

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Jasmine Paolini show, esordio vincente alle Wta Finals

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Jasmine Paolini ha festeggiato con una vittoria più che convincente il suo esordio assoluto alle Wta Finals di Riad, in Arabia Saudita. Nella sfida valida per il Gruppo Viola, la 28enne di Bagni di Lucca, n.4 Wta, ha battuto per 7-6(5) 6-4, in un’ora e 44 minuti di partita, la kazaka Elena Rybakina, n.5 WTA, alla seconda partecipazione consecutiva alle Finals e al rientro nel tour dopo una pausa di oltre due mesi. “Sono felicissima della vittoria. Rybakina gioca un tennis incredibile, è bella rivederla nel circuito. Sono contenta della gestione della partita: è la prima volta alle Finals e sono felicissima” le parole a caldo dell’azzurra.

“E’ sempre difficile giocare contro di lei perché serve davvero bene, colpisce sempre forte e la sua palla è molto pesante – ha aggiunto l’azzurra – Non era facile perché essendo per me la prima volta ero un po’ condizionata dall’emozione. La chiave della partita? Tanto per cominciare sono contenta di aver vinto in due set, poi penso di aver servito bene e sono soddisfatta per il modo in cui ho cominciato gli scambi, per come ho affrontato i vari punti: il campo ea veloce quindi non era semplice. E poi penso di essere stata piuttosto solida durante tutto il match. Vedo che ci sono tanti italiani qui, grazie per il supporto”. Una partita attenta quella della tennista di Bagni di Lucca, brava a rimanere sempre concentrata e attaccata alla partita contro un’avversaria che ha alternato alti e bassi.

Al rientro nel circuito dopo due mesi di assenza, Rybakina ha commesso tantissimi errori di dritto, senza mai impensierire Paolini in risposta. Lunedì Paolini sfiderà l’altra vincente del girone, la bielorussa Aryna Sabalenka (n.1), che in apertura di giornata aveva superato anche lei in due set la cinese Qinwen Zheng (n.7) mentre domani debutterà anche in doppio con Sara Errani contro le americane Dolehide e Krawczyk. Ad aprire le Wta Finals è stata proprio la Sabalenka, opposta all’altra esordiente, la cinese Qinwen Zheng. Con un break per set la bielorussa si è imposta 6-3 6-4. “Lei è un’ottima giocatrice, ci siamo già sfidate diverse volte in passato e mi ha costretto a restare molto attenta, ma sono contenta di questa vittoria ottenuta contro una rivale forte come lei – le parole a caldo della bielorussa – credo di aver servito bene, lei mi metteva pressione e dovevo servire bene. Vincere un torneo come questo è uno dei miei sogni e spero un giorno di poterlo realizzare”. Alla bielorussa, che in questa stagione ha vinto anche gli US Open, basterà vincere le altre due partite del girone per terminare la stagione in testa alla classifica Wta.

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Il Milan batte il Monza, decidono ‘l’arbitro’ e Reijnders

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Il Milan ritrova il sorriso e rialza la testa dopo il ko a San Siro contro il Napoli nel turno infrasettimanale, imponendosi, senza brillare, 1-0 in casa del Monza. A decidere la sfida è la rete a ridosso della fine del primo tempo di Tijjani Reijnders, lanciato subito titolare da Paulo Fonseca insieme a Theo Hernandez dopo la squalifica. L’allenatore rossonero decide di rinunciare ancora una volta a Rafael Leao dal primo minuto: per il portoghese è la terza panchina consecutiva in campionato. I tre punti permettono ai rossoneri di concentrarsi sulla delicata trasferta di Madrid contro il Real in Champions League con un ambiente più tranquillo, rilanciando anche le ambizioni in campionato.

Il Monza di Alessandro Nesta, che è tornato ad affidarsi dal primo minuto a Daniel Maldini, resta invece nelle zone basse della classifica, a soli due punti di vantaggio dal Genoa ultimo, che lunedì sarà chiamato a rispondere sul campo del Parma. Una prova dai due volti per la formazione biancorossa: ottimo il primo tempo, con qualche rimpianto per le occasioni sprecate, meno bene il secondo, non andando mai veramente vicino al gol del pari. È ottimo l’approccio del Monza: i padroni di casa partono meglio del Milan e trovano il vantaggio con Dany Mota dopo pochi minuti di gioco, ma l’arbitro Ermanno Feliciani di Teramo annulla (tra le proteste della panchina biancorossa) per una precedente trattenuta di Warren Bondo ai danni di Theo Hernandez.

Dubbi a parte, nella prima metà del primo tempo è la squadra di Nesta a premere sull’acceleratore, con Maldini che spreca una ghiotta occasione per passare in vantaggio, mentre il Milan vive solo di alcune fiammate sulla sinistra. I biancorossi confermano il buono stato di salute, spaventando il Milan a più riprese: Maignan è tra gli assoluti protagonisti della partita, chiamato ad almeno un paio di interventi decisivi. I padroni di casa continuano a creare pericoli ma a concretizzare, cinicamente, è il Milan, ribaltando in contropiede un’azione offensiva dei brianzoli: Reijnders è bravo al 43′ a ribadire in rete di testa a porta vuota, dopo un salvataggio di Izzo su Morata.

I rossoneri ritornano in campo dall’intervallo avanti nel punteggio grazie alla rete dell’olandese, ma Fonseca capisce che forse è venuto il momento di dare una scossa, mandando a scaldarsi subito Leao. Il momento dell’esterno portoghese arriva al 63′: una mossa tattica, quella di Fonseca, per provare a sfruttare gli spazi lasciati dai padroni di casa. Con il passare dei minuti, infatti, cala il Monza, non più propositivo come in avvio di gara, e comincia a essere più consistente la presenza del Milan nella metà campo avversaria. Nesta prova allora con i cambi a dare un volto nuovo alla sua squadra, passando a un più offensivo 4-2-3-1 con Maldini, Vignato e Caprari in contemporanea ad agire alle spalle di Maric, entrato al posto di Djuric. Non cambia, però, il copione del secondo tempo, al contrario sono Leao e Morata che nel finale sprecano la possibilità per il colpo dello 0-2. Vince il Milan 0-1, tra i rimpianti dei padroni di casa per le occasioni non sfruttate nella prima frazione.

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