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Cronache

Il capotreno, ‘avevo paura per lei,dovevo intervenire’

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“Ho avuto più paura per lei che per la mia incolumità. La vedevo disperata, che incassava pugni e schiaffi, come potevo restare inerme davanti a quanto stava accadendo? Mi spiace solo che quanto ho fatto sia visto come straordinario, dovrebbe essere normale invece intervenire”.

Vito Carrassi, il 36enne capotreno delle Ferrovie Sud Est che giovedì scorso ha difeso una donna aggredita da un uomo nella stazione del quartiere Japigia di Bari, torna sul suo gesto e si stupisce che l’essersi comportato in quello che secondo lui era l’unico modo possibile abbia sorpreso molti. L’aggressione è avvenuta alle 16.30, in pieno giorno e davanti a diverse persone, che non hanno fatto nulla per fermare la violenza dell’uomo. Il capotreno stava per terminare il turno quando ha notato la coppia che litigava. “Dovevo recuperare dalla mia auto alcuni documenti e uscendo dalla stazione avevo notato i due discutere in modo acceso”, racconta Vito, che indossa da due settimane la divisa da capotreno che ha sostituito quella da chef. “Quando sono andato verso i binari ho visto che lui, un uomo di non più di 30 anni, stava schiaffeggiando la donna che piangeva e chiedeva aiuto”. Così non ha avuto dubbi su quel che doveva fare e si è messo in mezzo.

“Non ci ho pensato su due volte – dice convinto – Ho chiamato il 112 e mentre parlavo con le forze dell’ordine mi sono avvicinato, con lui che le stava dando dei pugni con una violenza e una forza paurosi. Ho provato a calmare l’uomo, a dirgli di fermarsi ma lui mi ha sferrato un gancio all’altezza della tempia che mi ha fatto saltare dalla mano il cellulare. È stato allora che mi ha colpito in testa”. L’arrivo degli agenti della Polizia ha permesso di fermare l’uomo, mentre la donna “si è allontanata”, riferisce il capotreno che ha sporto denuncia e si è fatto medicare al pronto soccorso dell’ospedale.

“Ho avuto una prognosi di 12 giorni ma mi sembravano troppi e allora ne ho scontati tre per trauma cranico. Voglio subito tornare a lavoro”, continua Carrassi sottolineando la “vicinanza di colleghi e dell’azienda, che mi ha garantito anche supporto legale”. Ha paura di incontrare di nuovo l’aggressore? “Potrei incontrarlo di nuovo e sì, un po’ ho timore” riflette il capotreno che però non si pente certo di quello che ha fatto. “So di aver fatto la cosa giusta. E vorrei che anche gli altri facessero come ho fatto io, che intervenissero quando una donna o in generale una persona, subisce violenza. Sono episodi inconcepibili è vanno contrastati sempre”.

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Cronache

Omicidio a Pisa, uomo ucciso davanti al figlio

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Un uomo è stato ucciso questa sera a Pisa, nella frazione di Oratoio, alla periferia cittadina, intorno alle 21. Mentre nella frazione stava per partire una processione in occasione della festa della Madonna del Rosario, sono stati uditi diversi colpi di pistola, almeno sei raccontano alcuni testimoni. La vittima sarebbe un cittadino di origini albanesi e sarebbe stato ucciso davanti al figlio, nella corte della sua abitazione, forse mentre si trovava all’interno di un furgone. Sul posto la squadra mobile e la polizia scientifica, e anche la polizia municipale che ha chiuso l’accesso alla strada. Non è ancora chiaro il movente dell’omicidio, né l’ambiente dentro il quale sarebbe maturato. L’uomo potrebbe essere stato raggiunto da proiettili di piccolo calibro, ma gli accertamenti sono tuttora in corso.

La vittima sarebbe un uomo di 37 anni, incensurato e padre di due figli piccoli, e sarebbe stato freddato davanti a uno di loro. Sconvolto il quartiere di Oratorio dove stava per partire la processione per la Madonna del Santo Rosario, che è stata poi sospesa. Sui social il parroco scrive: “Al suono gioioso delle campane si è mischiato lo scoppio freddo di colpi mortali. Non abbiamo fatto la nostra processione stasera, e siamo tornati alle nostre case velocemente, frastornati, stupiti, incuriositi, spaventati…”.

Sarebbe stato un vero e proprio agguato quello in cui è stato ucciso in serata un 37enne di origini albanesi a Pisa, nella frazione di Oratorio. L’uomo era appena rientrato a casa ed aveva parcheggiato il suo furgone, quando è stato ucciso. Il mezzo era ancora in moto all’arrivo della polizia, a cui sono state affidate le indagini coordinate dal sostituto procuratore Egidio Celano. Sul posto sono stati trovati cinque bossoli di pistola calibro 22, ma solo un proiettile sarebbe andato a segno, un colpo mortale alla tempia.

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Scomparsa trovata morta nell’Aretino, c’è ipotesi omicidio

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Per il ritrovamento del corpo di una donna scomparsa da ieri nell’Aretino, non viene esclusa l’ipotesi di un omicidio. L’hanno trovata morta in un campo di Foiano della Chiana (Arezzo) con una vistosa ferita alla testa. La vittima si chiamava Letizia Girolami, aveva 72 anni, era una psicoterapeuta, abitava in un casolare tra Foiano e la frazione di Pozzo. La donna, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, è stata ritrovata morta la notte scorsa dopo che il marito ne aveva denunciato la scomparsa. Il corpo si trovava in un campo di proprietà della famiglia.

Sul posto sono arrivati i carabinieri con il pm Julia Maggiore: hanno ascoltato il marito, un artista di origine canadese che ieri aveva contattato la figlia, residente all’estero, preoccupato per la scomparsa della moglie. E’ stata poi la figlia a chiamare il 112Nue e a far scattare le ricerche, che hanno poi dato il tragico esito. Le ipotesi sono tutte aperte, dalla caduta accidentale all’omicidio. Questa pista col passare delle ore sta diventando sempre più considerata dal momento che la profonda ferita alla testa sembra compatibile con un oggetto contundente con cui la vittima potrebbe esser stata colpita. Gli accertamenti scientifici dovranno dare indicazioni più certe. Le indagini sono in pieno corso. Letizia Giordani viveva con il marito nel casolare di campagna in Val di Chiana.

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Sconto di pena per assassino Giogiò, ‘non è giustizia’

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La mamma di Giogiò non ci sta. L’ipotesi che l’assassino di suo figlio possa tornare in libertà dopo non più di 14 anni dall’omicidio la sconvolge. La sentenza a 20 anni di reclusione emessa il 19 marzo scorso con rito abbreviato nei confronti del 17enne accusato dell’omicidio il 31 agosto dell’anno scorso in piazza Municipio a Napoli, al termine di una lite nella quale il giovane musicista Giovanbattista Cutolo, 24 anni, aveva difeso un amico non è stata impugnata ed è diventata così definitiva. La pena, al netto dello sconto garantito dall’abbreviato, da 30 a 20 anni, passa in giudicato e potrà essere ora ridotta di un sesto in base a quanto previsto dalla riforma Cartabia nella parte in cui si prevede il beneficio quando si rinunci all’appello, deflazionando così l’apparato giudiziario dal macigno dei procedimenti in corso.

Quindi, in questo modo, si scenderebbe a 17 anni ma, con i benefici per la buona condotta, la pena si potrebbe ulteriormente abbassare addirittura a 13-14 anni. Insomma, il giovane accusato dell’omicidio potrebbe tornare in libertà a 30 anni. La notizia della rinuncia all’impugnazione della condanna e l’effetto domino degli sconti di pena, di cui avevano dato anticipazione il Mattino e Repubblica Napoli, ha lasciato di stucco Daniela Di Maggio, mamma di Giogiò.

“L’ho presa – spiega al Tg1 – ovviamente male perchè il pm aveva detto che avrebbe chiesto l’ergastolo se l’assassino fosse stato adulto. Il dono del perdono in questo momento non mi appartiene”. In tutto questo periodo, la donna ha vestito i panni della mamma coraggio, è andata in giro dai rappresentanti delle istituzioni, in tv, a gridare la necessità di fare giustizia. “Neanche 40 anni – sottolinea – possono essere una pena giusta rispetto a quello che ha fatto. Perchè mio figlio deve stare in un barattolo, ridotto in polvere, non considerato da nessuno e il suo carnefice tutelato dalla giustizia e riabilitato?”.

Daniela Di Maggio, peraltro, non è molto convinta del ravvedimento del giovane. “Glielo auguro perchè auspichiamo che tutti si possano redimire ma non credo che sia possibile per quello che si è mostrato, lui e la sua famiglia”, conclude con amarezza.

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