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Botte e insulti a disabili, interdittive per 12 oss

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Presi a schiaffi in testa senza motivo, insultati e umiliati, magari con la minaccia di rimanere fuori al freddo, invece che essere compresi e aiutati. Così alcuni disabili di una struttura socio sanitaria riabilitativa del bolognese, ‘Villa Donini’, trascorrevano le loro giornate. Un quadro agghiacciante, quello descritto dagli investigatori. E per questo motivo 12 operatori socio sanitari, tutti dipendenti della coop Dolce, 9 dei quali lavorano nel centro residenziale privato accreditato, sono stati raggiunti da ordinanze con misure interdittive della professione della durata di un anno, con l’accusa di maltrattamenti.

Le indagini, cominciate a fine gennaio, sono state condotte dai carabinieri di Molinella e dal Nas di Bologna e coordinate dalla pm Manuela Cavallo. Gli investigatori hanno utilizzato intercettazioni audio e video ambientali per ricostruire gli episodi, una trentina. Tutto è cominciato a venire alla luce quando a fine gennaio un testimone ha notato e ripreso con il suo cellulare uno degli operatori socio sanitari che vicino all’ospedale di Budrio colpiva con degli schiaffi un uomo che stava spingendo sulla sedia a rotelle e che era stato portato al pronto soccorso per un taglio al labbro. Il testimone ha chiamato i carabinieri di Molinella che hanno acquisito il filmato e identificato il responsabile del gesto.

Sono quindi partiti gli accertamenti, con il supporto dei carabinieri del Nas, ed è emerso che diversi ospiti della struttura erano stati portati in ospedale per incidenti domestici, tipo cadute o altro. Su questi episodi però non è stato accertato un collegamento diretto con quanto accadeva nella struttura socio sanitaria. A febbraio sono state autorizzate le intercettazioni e sono emersi diversi comportamenti violenti, una trentina gli episodi, da parte dei 12 oss della struttura privata, che ospita una trentina di pazienti. Oltre a schiaffi e strattonamenti i dipendenti raggiunti dalle misure interdittive minacciavano i pazienti di lasciarli fuori al freddo oppure di portarli in palestra, che era un luogo lasciato in stato di abbandono nel centro. In alcuni casi gli oss si rifiutavano di accompagnare gli ospiti in bagno, rimanendo a guardare la tv, oppure, in uno dei casi ripresi, mentre un paziente mangiava un panino e tossiva, l’operatore lo colpiva con schiaffi in testa. Dopo che ieri sono state notificate le 12 sospensioni emesse dal Gip, l’Ausl ha garantito la continuità assistenziale agli ospiti con il supporto temporaneo di cinque oss, di un educatore ed un dirigente medico specialista.

L’Azienda sanitaria si è attivata anche per dare supporto specialistico agli ospiti della struttura. “Sono profondamente scossa – ha detto la sindaca di Budrio, Debora Badiali – per il coinvolgimento di operatori di una struttura accreditata, attiva da molti anni sul territorio, che saranno chiamati a rispondere e chiarire i loro comportamenti nelle sedi opportune”. La direzione della coop Dolce ha avviato delle verifiche interne, anche di natura disciplinare, per “rilevare tutte le ulteriori ed eventuali responsabilità su quanto trasmesso dall’Autorità giudiziaria”.

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Donna uccisa, nipote indagato di omicidio volontario

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Mattia Scutti, 22 anni, arrestato per aver sparato 4-5 colpi di pistola uccidendo la zia Laura Frosecchi, 54 anni, nel suo negozio di alimentari a Chiesanuova (Firenze), è indagato per omicidio volontario e porto e detenzione abusiva di armi clandestine, parti di armi da guerra e munizionamento. Accertamenti sulla provenienza della pistola usata nell’omicidio sono in corso. Lunedì prossimo verrà conferito dalla procura l’incarico per l’autopsia.

Secondo quanto emerge, accertamenti sarebbero in corso sia sulla provenienza della pistola sia per definire il movente che potrebbe essere legato a richieste di soldi ai parenti. Un rifiuto di soldi da parte della zia potrebbe aver scatenato la reazione omicida del 22enne. I rapporti fra le famiglie sono uno dei versanti su cui viene ricostruita la vicenda. I carabinieri avrebbero sentito alcuni familiari, fra cui il marito della vittima Stefano Bettoni e il fratello Gianni Frosecchi. Si scava anche nella figura problematica del 22enne, disoccupato, di cui da minorenne emergerebbe una denuncia alla procura minorile. L’autopsia sarà utile per determinare le modalità dell’omicidio. Mattia Scutti ha sparato più volte a Laura Frosecchi quando la zia era sola in negozio, non un solo colpo, eventualmente d’impeto, ma come in una esecuzione. Perché lo abbia fatto al momento è motivo da chiarire.

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Salva bambino di 6 mesi a Fondi, premiato dal sindaco

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“Ero sul divano, ho sentito un boato spaventoso e sono uscito di corsa con la mia torcia da giardino senza capire per alcuni istanti cosa fosse realmente accaduto. Era tutto buio, nessuno aveva pensato ad accendere i fari delle auto, non si vedeva né capiva nulla”. È stata la singolare abitudine di Vincenzo Trimarco di tenere sempre in casa una torcia da giardino a salvare la vita del piccolo A., come lo chiamava sui social la sua giovanissima mamma, scomparsa a causa di quello stesso drammatico incidente avvenuto sulla provinciale per Sant’Anastasia lo scorso 31 agosto.

La vittima, Mariagrazia Bedin, ventiquattrenne madre di tre figli molto piccoli, aveva infatti perso la vita nel sinistro verificatosi lo scorso 31 agosto nel comune di Fondi, in provincia di Latina, in seguito al quale il suo compagno alla guida, sottoposto come da prassi ai test tossicologici ed etilometrici in ospedale, risultò positivo all’alcol e alle droghe. La prontezza d’animo di uno dei primi soccorritori, arrivati per questioni di vicinanza residenziale al luogo dello scontro, assieme a quella luce artificiale nell’oscurità, aveva tuttavia permesso di salvare la vita del loro bambino di appena sei mesi, a bordo del veicolo con i genitori.

A distanza di qualche settimana dall’accaduto, il sindaco di Fondi Beniamino Maschietto e l’amministrazione hanno voluto conferire un riconoscimento simbolico al cittadino fondano che, con “altruismo, coraggio, umanità e amore per il prossimo” ha permesso ad un neonato appena venuto al mondo di continuare a vivere. “È merito tuo – ha detto il sindaco assieme all’assessore Sonia Notarberardino e al consigliere Franco Carnevale consegnandogli una pergamena simbolica – e noi, con questo piccolo gesto, abbiamo voluto ringraziarti a nome di tutta la comunità che rappresentiamo”.

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Mai così tante famiglie operaie in povertà assoluta

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Essere o diventare poveri in Italia non è un’esperienza riservata a pochi. Nel 2023, con quasi 6 milioni di “poveri assoluti”, esattamente 5,69 milioni di residenti, si è toccato il record storico del numero di indigenti dal 2014, anno in cui si è cominciato a fare questo tipo di rilevazione. Dati alla mano, in Italia essere poveri è una condizione che riguarda più di una persona su dieci (10,6%), e i minori in condizioni di povertà sono arrivati a 1,29 milioni, anche questo un triste primato. La probabilità di essere povero aumenta ovviamente se si è disoccupati ma, meno ovviamente, aumenta anche se un lavoro ce l’hai e sei un operaio, un lavoratore dipendente, se vivi in una famiglia numerosa, se sei straniero e se vivi al Sud, benché anche al Nord stiano aumentando le famiglie in povertà.

Dal rapporto Istat, emerge che il disagio economico si aggrava per gli operai la cui quota in “povertà assoluta” è in continuo aumento. Le famiglie operaie in povertà nel 2023 hanno toccato il livello record di 16,5%, cioè un balzo di quasi due punti in più rispetto al 14,7% del 2022, stesso balzo anche per le famiglie operaie considerate in “povertà relativa” che passano dal 16,8% del 2022 al 18,6% del 2023. Il dato non stupisce considerando che la produzione industriale italiana ha segnato ad agosto il suo diciannovesimo mese di calo consecutivo mentre gli annunci di tagli, chiusure, cassa integrazioni, si susseguono con un bollettino senza tregua.

Ma la povertà inizia a erodere anche le categorie sociali considerate privilegiate. Nel 2023 sono aumentate le famiglie di “dirigenti, quadri e impiegati dipendenti” in “povertà assoluta”, passate dal 2,6% del 2022 al 2,8% del 2023 come quelle di “imprenditori e liberi professionisti” (da 1% all’1,7%). Migliora invece il tenore di vita delle famiglie di lavoratori autonomi: in questo segmento si registra una diminuzione delle famiglie in povertà assoluta che scendono dall’8,5% del 2022 al 6,8% del 2023. Meno prevedibile, e per questo più preoccupante, è l’aumento della povertà riscontrata nelle regioni del Nord Italia. Se l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene ancora più alta nel Mezzogiorno, dove coinvolge oltre 859mila famiglie cioè più del doppio delle famiglie in povertà assoluta nel Nord-Est (413mila), al Nord e al Centro la fetta di famiglie in povertà assoluta è in aumento: rispettivamente al Nord dal 42,9% del 2022 al 45,0% e al Centro dal 15,6% al 16,2%.

Mentre nel Mezzogiorno la percentuale diminuisce dal 41,4% al 38,7%. Stesse dinamiche si riscontrano nelle famiglie in “povertà relativa”. Nel report l’Istat segnala un “aumento dell’intensità in tutto il Nord (sia nel Nord-est che nel Nord-ovest, dove è pari a 19,4% e 19,9%, rispettivamente), e al Centro (20,2%), mentre il Mezzogiorno segnala una riduzione che porta i valori dell’intensità al 20,9%”. Viene considerata dall’Istat in “povertà relativa” una famiglia di due persone che abbia una spesa per consumi pari o al di sotto la soglia mensile di 1.210,89 euro. Se la famiglia è di quattro persone la soglia sale a 1.973,75 euro. Mentre viene considerato in “povertà assoluta” un single di 30-59 anni che vive nell’area metropolitana della Lombardia e spende 1.217,10 euro al mese, o se vive in Sicilia spende 756,16 euro al mese.

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