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Cronache

È morto Andrea Purgatori

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Per anni ha lavorato per sollevare il muro di gomma sulla strage di Ustica, provando a squarciare il buio sulla vicenda del Dc-9 Itavia che si disintegrò e si inabissò il 27 giugno 1980, raccogliendo centinaia di testimonianze e indagando su tentativi di depistaggio, responsabilità, sospetti in grado di coinvolgere intelligence, Stati Uniti, Francia e Libia. Ma lo sguardo libero e aperto, la ricerca instancabile della verità dei fatti, la tigna nel ricostruire, porre domande, ascoltare, mettere insieme le tessere dei puzzle della storia italiana, Andrea Purgatori li ha prestati anche ai delitti di mafia e di terrorismo nazionale e internazionale, ai momenti clou nella vita della Repubblica: celebri le sue inchieste sul caso Moro, sugli anni di piombo, sulle stragi del 1982 e sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, che di recente lo aveva visto partecipare al documentario Vatican Girl, in onda su Netflix.

Giornalista, sceneggiatore di film e fiction, autore, docente di sceneggiatura, Purgatori è morto a 70 anni in un ospedale di Roma per una breve, fulminante malattia. “Una mente brillante”, dicono i figli Edoardo, Ludovico, Victoria e la famiglia rappresentata dallo studio legale Cau. “Per anni al Corriere della Sera dove si è occupato di terrorismo, intelligence, criminalità, si dedicò tra l’altro con tenacia alla strage di Ustica del 1980. Autore di reportage, ha condotto con successo su La7 Atlantide”. E proprio una puntata del programma dedicata alle stragi di mafia, nel giorno dell’anniversario della morte di Borsellino, chiuderà simbolicamente la stagione stasera: “Era una replica che avevamo pianificato assieme per ricordare l’attentato di Via D’Amelio. Voleva così e così sarà”, ricorda commosso Andrea Salerno, il direttore dell’emittente.

Nato a Roma nel 1953, la tessera da professionista in tasca dal 1974, il master in Giornalismo alla Columbia University di New York nel 1980, dal 1976 Purgatori è stato inviato di guerra per il Corriere della Sera, firmando reportage sul conflitto in Libano del 1982, sulla guerra Iran-Iraq degli anni Ottanta, sulla guerra del Golfo del 1991, sull’Intifada e sulle rivolte in Tunisia e Algeria. Si è dedicato ai delitti di mafia e di terrorismo nazionale e internazionale, realizzando reportage sul caso Moro (“Mancano ancora pezzi di verità”) e soprattutto su Ustica, ispirando e sceneggiando il film Il muro di gomma, diretto da Marco Risi nel 1991. Numerosi ed emblematici i titoli che ha sceneggiato per il cinema: su tutti, Il giudice ragazzino, sulla lotta alla mafia condotta da Livatino; Fortapasc, ancora diretto da Risi, sulla vita e sull’assassino di Giancarlo Siani; L’industriale, dedicato alla crisi economica dei primi anni 2000. Dal 2017 era volto e anima di Atlantide: obiettivo del programma, “approfondire il passato per confrontarlo con il presente e vedere se esistono margini di rischio per il nostro futuro”, attraverso documentari inediti e nuove testimonianze, e riportando in prima serata gli eventi che hanno cambiato la nostra storia. Il metodo, quello di sempre: “un linguaggio accessibile a tutti, chiaro, diretto, con immagini da seguire come un film per non far annoiare chi ci segue, ma in cui le storie sono autentiche come i testimoni che abbiamo incontrato”. Nella sua carriera Purgatori ha collaborato anche con l’Unità, Vanity Fair, Le Monde Diplomatique e Huffington Post e ha collezionato tanti riconoscimenti, come il remio Hemingway per il giornalismo e il Premio Flaiano 2019 al miglior programma culturale per Atlantide. Il suo impegno sociale passava anche per la difesa dell’ambiente: dal 2014 al 2020 è stato presidente di Greenpeace. Tra i suoi saggi, A un passo dalla guerra (1995), Il bello della rabbia (1997) e I segreti di Abu Omar (2008). Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo, Quattro piccole ostriche (HarperCollins). Amico personale di Corrado Guzzanti e suo coautore, nel 2002 ha partecipato al programma tv Il caso Scafroglia su Rai3, restando la sua voce fuori campo, mentre nel 2006 ha preso parte al film Fascisti su Marte nel ruolo del camerata Fecchia e, sempre con Guzzanti, ha realizzato Aniene (Sky Uno). Si è divertito ad apparire come attore nella serie cult Boris, ma anche nei film di Carlo Verdone Posti in piedi in paradiso e L’abbiamo fatta grossa.

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Cronache

Esplosione fa crollare un capannone, due morti a Bologna

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Un’esplosione, probabilmente innescata da un compressore, che ha fatto crollare una parte di un capannone ed ha provocato due morti, un ferito grave e una decina in condizioni più lievi: è successo nel tardo pomeriggio a Bologna, in una città ancora alle prese con i danni delle esondazioni dei giorni scorsi. L’esplosione è avvenuta alla Toyota Material Handling attorno alle 17.20. L’azienda, che si trova nella zona di Borgo Panigale, alla periferia della città, è una delle più importanti del distretto meccanico bolognese, produce carrelli elevatori e occupa circa 850 persone. Quello che è successo dovrà essere vagliato e approfondito: la cosa certa è che l’esplosione ha fatto crollare una parte del capannone.

Un operaio è morto immediatamente, un altro dopo essere stato trasportato all’ospedale Maggiore. Pesante anche il conto dei feriti: uno è ricoverato in gravi condizioni, altri dieci sono stati soccorsi fra il Maggiore ed altri ospedali della provincia, ma le loro condizioni non destano particolare preoccupazione. Immediatamente sono scattati i soccorsi da parte dei vigili del fuoco, carabinieri, polizia e personale sanitario. Il primo obiettivo è assicurarsi che non ci siano altri operai sotto le macerie: un’ipotesi che al momento sembra esclusa, anche se le ricerche fra le macerie proseguono.

Dopo l’esplosione, che è stata distintamente avvertita in buona parte della città, davanti ai cancelli dello stabilimento si sono radunati operai e familiari, in apprensione per la sorte dei loro colleghi. L’azienda Usl ha inviato sul luogo dell’incidente anche uno psicologo per dare assistenza ai familiari delle vittime e agli operai che hanno vissuto in prima persona l’incidente. Sul posto anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore: “si tratta dell’ennesima strage sul lavoro”, ha detto.

Il territorio bolognese, solo sei mesi fa, ha subito un altro gravissimo incidente sul lavoro, la strage dei sette tecnici che stavano lavorando a un collaudo nella centrale idroelettrica di Suviana. Il tema della sicurezza sul lavoro è da tempo all’attenzione anche nell’azienda dove è avvenuto l’incidente: i delegati sindacali avevano proclamato per domani due ore di sciopero a fine turno proprio per chiedere una maggiore attenzione su questo tema.

“Questa – dice Gian Pietro Montanari della Fiom-Cgil – non è l’azienda peggiore del mondo, però bisogna accertare se c’era manutenzione o se non c’era. Scioperi c’erano stati anche in passato, l’ultimo per alcuni nuovi strumenti su cui i lavoratori chiedevano il collaudo. In passato c’era stato anche un incendio nel reparto verniciatura”. I due operai della Toyota di Bologna non sono stati le uniche vittime del lavoro della giornata: a Galatina (Lecce) Un operaio è morto in mattinata. Da una prima ricostruzione, l’uomo sarebbe rimasto schiacciato da un camion in manovra, appena arrivato sul posto per montare l’impalcatura che sarebbe servita a effettuare dei lavori di ristrutturazione alla facciata di un edificio. I soccorritori intervenuti non hanno potuto fare nulla per salvarlo.

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Cronache

Gratteri, ‘i giornalisti ora sono deboli come i magistrati’

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“Oggi, anche con l’ultima riforma, è impossibile fare informazione. E la colpa è anche dei giornalisti: quando è stata fatta la riforma Cartabia, a me pare che non sono andati alla commissione Giustizia a esporre le proprie ragioni. Oggi i giornalisti sono deboli come i magistrati”. Lo ha detto stasera Nicola Gratteri, Procuratore a Napoli, presentando il suo ultimo libro a Lodi “Il grifone”. “Noi magistrati – ha aggiunto – siamo poco credibili, siamo deboli, quindi la politica si è organizzata. E la stampa oggi è debole perchè oggi molti proprietari di giornale non hanno l’anima del giornalismo. Non c’è fuoco per informazione, per la conoscenza”. Gratteri ha sottolineato anche l’importanza di avere valori.

“Negli ultimi decenni c’è stato un abbassamento della morale, dell’etica: non c’è più rossore, non c’è più vergogna. Se importo cocaina, il mio problema non è più quello di arricchirmi ma di giustificare il mio arricchimento”. Le intercettazioni – ha infine ribadito – sono un un costo. Per esempio noi, come procura di Napoli, abbiamo speso 5 milioni di euro nel 2023, in intercettazioni, e abbiamo quindi fatto sequestro di beni per oltre 250 milioni di euro.

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Tim nomina un nuovo responsabile acquisto, Giampaolo Leone

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Tim non aspetta, convoca immediatamente un cda e, preso atto dell’indagine della Procura di Roma su una presunta corruzione fra privati che ha portato a una perquisizione a carico del suo responsabile acquisti Simone De Rose, nomina Giampaolo Leone quale Responsabile Procurement & Logistics del gruppo.

Il CdA di Tim ha inoltre ribadito in una nota, come già espresso dalla società questa mattina, che “garantisce l’assoluta collaborazione con le Autorità inquirenti, anche con l’obiettivo di ricostruire eventuali responsabilità ai danni del gruppo, che nella vicenda è da considerarsi estraneo e parte lesa”.

Tim “aveva già attivato specifiche attività di audit alla luce delle indiscrezioni di stampa sulla cosiddetta vicenda Sogei” precisa una nota. Oltre alla nomina di Leone il cda affida la Direzione Compliance ad interim a Massimiliano Turconi, che mantiene la responsabilità della Direzione Audit.

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