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Basket: Virtus travolta, è terza stella Olimpia Milano

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La terza stella dell’Olimpia brilla nel cielo di Milano. L’Olimpia morde gara7, la aggredisce e non lascia scampo alla Virtus Bologna (67-55), annichilita dalla garra biancorossa, una squadra con la bava alla bocca, la prestazione più messiniana dell’anno: trentesimo scudetto, dopo una stagione con più ombre che luci. Esulta Armani, al quinto scudetto, sfoggiando una bandiera tricolore al centro del campo; festeggia al suo fianco Messina, al 33esimo trofeo; canta e balla il Forum a cui viene negata fino alla premiazione l’invasione di campo che invece era accaduto 8 anni, dopo una altrettanto ruvida serie contro Siena. E’ il primo bis scudetto dal 1987, quando Peterson era al timone dell’Olimpia, comandata ora da un altro sergente di ferro come Ettore Messina, pronto a stoccare il colpo Mirotic per tornare ai playoff dell’Eurolega.

Per restare nel solco della metafora utilizzata da Hackett al termine di gara6 (“siamo due pugili che barcollano”), il primo montante lo assesta Datome, premiato come mvp: 10 punti nel primo quarto (16 totali) e dimostrazione di avere una certa confidenza con le partite più calde, dopo aver anche deciso un anno fa gara6. “Vivo per giocare gare come queste – spiega il capitano azzurro -, complimenti alla Virtus che si è dimostrata un avversario di grande livello” Il secondo colpo lo sferra Hines che giganteggia nei pick and roll e conclude per 4 volte al ferro prima dell’intervallo. Datome-Hines: 71 anni in due (e per questo forse all’ultimo ballo), 21 dei 38 punti in avvio di Milano.

La classe non conta le primavere che scorrono. In tutto questo la Virtus è all’angolo – segna appena 6 punti in 9′ -, chiusa lì da una difesa che occupa l’area e la sfida a tirare da fuori: c’è chi sfrutta la cosa (Shengelia, 13, con 2/3), c’è che invece chi spara a salve, come Cordinier (1/7), Belinelli (0/6) e a lungo Teodosic (10, con 3/9, ma aveva iniziato 1/6) per un 8/32 complessivo. Sarà la chiave di tutto. Nella ripresa il copione non cambia: Bologna continua a litigare con il ferro e resta inchiodata a 2 punti realizzati – dal solito Hackett – nei primi 9′ e a 5 complessivi nel terzo periodo (record negativo nella storia delle finali). Milano è a +14 (48-34) nella bolgia del Forum, nonostante uno Shields da 10 punti ma 3/14 (con 5 assist e 5 rimbalzi). Scariolo prova prima il quintetto offensivo – con Teodosic e Belinelli in campo contemporaneamente -, poi con i 4 piccoli e va con la zona: il risultato è un 5-0, cancellato subito da 5 in fila di Napier (ai primi canestri dal campo).

La stoppata di Datome – fasciato sulla tempia per un taglio e con un dito sistemato dopo una lussazione – su Belinelli rappresenta l’immagine di una gara a senso unico, griffata nel finale da Baron (11, 9 negli ultimi 5′). “I campioni dell’Italia siamo noi”, urla un popolo, che potrà appuntarsi al petto un altro scudetto. Molto invece ci sarà da discutere in casa Virtus, a partire della posizione di Scariolo (potrebbe essere sostituito dal ct azzurro Pozzecco, nel doppio ruolo) e di Teodosic (che potrebbe tornare a casa, alla Stella Rossa).

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Crisi Roma, Juric: liti pesanti, ma non penso a esonero

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Tutte le partite valgono tre punti, ma alcune nascondono al proprio interno significati maggiori. E’ il caso di Roma-Torino, la gara spartiacque della stagione giallorossa e di Ivan Juric. Perché la debacle di Firenze fa traballare la panchina del croato e ha gettato la squadra giallorossa nel caos totale. Un tutti contro tutti trasformatosi in giorni di litigi, anche “violenti”, parole di Juric, tra giocatori, allenatore e dirigenza. “Ma è meglio che sia successo – dice il tecnico alla vigilia di campionato -. Penso che ci siamo detti la verità con la squadra, magari all’inizio in modo violento, poi più ragionevole. E’ uscito fuori tutto quello che si era accumulato, ma ora abbiamo indirizzato la barca. Io preferisco lo scontro per andare avanti con la testa pulita, invece che parlarsi dietro”.

Insomma, Juric non prova a nascondere le liti, alcune molto accese, con la squadra, già a partire dall’intervallo del Franchi. Quello con Mancini lo scontro più duro, poi i colloqui sono proseguiti anche nei giorni successivi con Cristante, Pellegrini, Ghisolfi e anche la proprietà (in questo momento in California, sede anche della Retexo, società alla quale si appoggia per le decisioni manageriali). “Con il presidente abbiamo avuto contatti – spiega -. Abbiamo parlato di tutto e bene, anche se queste sono tutte distrazioni, tolgono il pensiero dal campo”.

Nessuno, però, a Juric ha garantito che a prescindere dal risultato di domani, lui sarà ancora il tecnico romanista. Per questo quando gli viene chiesto se si sente all’ultima spiaggia risponde con le parole di chi tutto si sente fuorché saldo al comando della nave, la cui guida gli è stata affidata neanche un mese e mezzo fa. “Non ci penso proprio – la replica di Juric -. Non mi preoccupo, penso solo a lavorare, poi quel che succede, succede”. Dunque solo il campo dirà se la barca è veramente indirizzata come dice l’allenatore. “Se i giocatori non sono convinti possono dirmelo e me ne vado” è l’aut aut dato alla squadra che ieri, lasciando a Trigoria, ha giurato ai tifosi di esser unita con l’allenatore.

“Ma risulta che sono convinti – aggiunge infatti Juric -. Vogliono migliorare dopo Firenze”. Fare peggio vorrebbe dire far saltare, dopo l’esonero di De Rossi, un altro allenatore, ma l’ex granata dopo aver parlato di un “tracollo emotivo” al Franchi, individua nella gara di domenica anche il possibile punto di svolta.

“Meglio perdere così che 1-0 nascondendo i problemi – conclude -. Se raccogliamo bene quello che è successo può essere una svolta in positivo”. Certo all’Olimpico ci sarà da fronteggiare un clima decisamente ostile perché dopo tre anni di sold out i tifosi giallorossi sono da tempo sul piede di guerra, con le contestazioni che hanno colpito Friedkin, dirigenza, squadra e allenatore. Non si è salvato nessuno, come domenica sera a Firenze, ma nonostante questo non ci saranno esclusioni punitive. Juric convocherà tutti per quella che sarà una gara cruciale per il suo destino oltre che di quello della Roma, chiamata a invertire un trend che la vede perdere il treno per l’obiettivo dichiarato di inizio stagione: la Champions League.

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Conte: Scudetto? Non gioco a nascondino. Sogniamo ma rimaniamo umili

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Antonio Conte, tecnico del Napoli, commenta la straordinaria vittoria contro il Milan in un’intervista a Dazn, affrontando apertamente il tema dello scudetto e l’entusiasmo che il successo ha acceso tra i tifosi partenopei. La stagione del Napoli, reduce da una decima giornata incredibile e inaspettata, ha portato Conte a condividere la visione per il futuro e l’ambizione di portare la squadra a risultati ancora più grandi. Tuttavia, il tecnico ribadisce la necessità di mantenere equilibrio e realismo, nonostante la passione che anima l’ambiente partenopeo.

Scudetto, umiltà e ambizione: la visione di Conte

Conte non si nasconde dietro falsi obiettivi e sottolinea l’eccezionale percorso fatto finora dalla squadra: “Dopo 10 giornate stiamo facendo qualcosa di incredibile e inaspettato. Nemmeno il più folle avrebbe potuto immaginarlo, ma rimaniamo umili e con i piedi per terra”, afferma Conte. Il tecnico riconosce l’importanza di mantenere un equilibrio, soprattutto in un contesto come Napoli, dove l’entusiasmo dei tifosi è altissimo.

La costruzione di un gruppo unito e il ruolo chiave di Lukaku

Conte evidenzia come, in soli quattro mesi, il Napoli sia riuscito a creare un gruppo solido e coeso, qualcosa che rende il tecnico particolarmente orgoglioso. “Abbiamo creato un gruppo unito e questo mi rende orgoglioso. È uno dei migliori gruppi trovati in carriera”, sottolinea Conte, che esprime soddisfazione anche per il ritorno di Romelu Lukaku in squadra. Il belga, che ha rinunciato ad altre offerte pur di lavorare nuovamente con Conte, si è rivelato una risorsa chiave per il club: “Lui è voluto venire qui a tutti i costi. Parlo benissimo di lui perché è un ragazzo a posto”, aggiunge Conte, lodando l’impegno e la passione che Lukaku, come il resto della squadra, mette in campo.

“Tre anni per ricostruire, senza limiti”

Conte parla di un progetto di ricostruzione che richiederà tre anni, ma al contempo afferma di non voler porre limiti al Napoli. “Stiamo ricostruendo, c’è bisogno di tempo. Non ci poniamo limiti”, ribadisce il tecnico, ricordando che l’obiettivo iniziale della squadra era il ritorno in Europa, con l’idea di ambire a un piazzamento ancora più prestigioso. L’allenatore riconosce anche il ruolo dei tifosi, fondamentali nel sostenere la squadra: “I tifosi è giusto che sognino, oggi ci hanno seguito con passione incredibile”.

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Napoli celebra Diego Armando Maradona dedicandogli la vittoria a San Siro

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Oggi, 30 ottobre, è una data speciale per Napoli e per il mondo del calcio: è il giorno della nascita di Diego Armando Maradona (qui in una foto in evidenza assieme al figlio Napoletano, Diego jr), il leggendario campione argentino che ha conquistato l’affetto e l’ammirazione di milioni di tifosi con la sua genialità sul campo. Considerato il migliore calciatore di tutti i tempi, Maradona ha trasformato il calcio in uno spettacolo unico, regalando emozioni irripetibili con le sue giocate, specialmente durante gli anni trascorsi nel Napoli. Purtroppo, il campione ci ha lasciato troppo presto, in circostanze drammatiche che hanno aperto una lunga inchiesta in Argentina sulla sua morte. Ma il suo ricordo vive più che mai, e Napoli non smette di rendergli omaggio.

La dedica del capitano Di Lorenzo

In conferenza stampa a San Siro, dopo la vittoria del Napoli contro il Milan, il capitano Giovanni Di Lorenzo ha voluto dedicare il successo al campione argentino, rendendo omaggio alla sua memoria e abbracciando idealmente la famiglia Maradona. “Io e la squadra ci teniamo a dedicare la vittoria a Maradona e a dare un abbraccio alla famiglia, visto che oggi è il suo compleanno”, ha dichiarato Di Lorenzo. Un pensiero che dimostra quanto Maradona sia ancora presente nella vita del club e nel cuore dei giocatori.

Le parole di Aurelio De Laurentiis

A celebrare questa importante vittoria, che si è tinta di un significato particolare nel giorno di Maradona, anche il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, che ha condiviso su X (ex Twitter) un messaggio di soddisfazione: “Bravi tutti, non è mai banale vincere a Milano! Forza Napoli Sempre!” Un ringraziamento alla squadra che, con la vittoria su un campo così importante, ha reso omaggio a un’icona del calcio e a uno dei simboli più amati di Napoli.

Un campione ineguagliabile

Diego Maradona ha portato Napoli ai massimi vertici, trasformando il club in una realtà di successo e rendendo orgogliosi i tifosi partenopei. Le sue giocate, il suo carisma e la sua dedizione per la squadra lo hanno reso una leggenda senza tempo. Oggi, i tifosi del Napoli, assieme a quelli di tutto il mondo, ricordano Maradona come un simbolo del calcio e come una figura indelebile nella storia del club.

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