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Cronache

Ammazzato di botte, fermo convalidato per i due 16enni

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Il giudice per le indagini preliminari del tribunale per i minori di Napoli a convalidato il fermo emesso nei confronti dei due sedicenni accusati di aver percorso a morte il clochard di origini ghanesi ucciso nei giorni scorsi a Pomigliano D’Arco, in provincia di Napoli. Il giudice ha anche disposto il trasferimento nel carcere minorile di Nisida. Il reato contestato dai carabinieri di Castello di Cisterna e di Pomigliano d’Arco dei confronti dei due sedicenni e l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà.

Avrebbero ammesso l’aggressione ma avrebbero anche confessato di non essersi resi conto che quelle percosse potessero provocare la morte i due ragazzi accusati dell’omicidio volontario aggravato del 40enne ghanese Akwasi Adofo Friederick, il senza fissa dimora percosso a morte aPomigliano d’Arco, in provincia di Napoli. I due sedicenni – per i quali il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale dei Minorenni di Napoli ha disposto la detenzione nell’istituto penale minorile napoletano di Nisida – sono difesi dagli avvocati Edoardo Izzo e Umberto De Filippo.

Hanno riferito di essere stati costretti a reagire, perché insultati e perché il clochard aveva tentato di aggredirli, i due sedicenni accusati dell’omicidio volontario aggravato del 40enne ghanese Akwasi Adofo Friederick, il senza fissa dimora percosso a morte a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli. Per entrambi – difesi dagli avvocati Edoardo Izzo e Umberto De Filippo – il giudice per le indagini preliminari del tribunale per i minorenni di Napoli ha stamattina confermato il provvedimento di fermo notificato dai carabinieri e disposto la detenzione nell’istituto per i minorenni di Nisida. I due ragazzi hanno riferito al giudice che il clochard li aveva insultati e aggrediti e che per questo motivo si sono visti costretti a replicare. Una versione dei fatti ritenuta inattendibile dagli inquirenti.

Un altro particolare sarebbe emerso dai video acquisiti dai carabinieri di Castello di Cisterna e di Pomigliano d’Arco che indagano sull’omicidio del clochard a Pomigliano d’Arco e di cui hanno riferito organi di stampa: l’aggressione al 40enne ghanese Akwasi Adofo Friederick sarebbe scattata dopo che i ragazzi gli avevano “dato il cinque”, cioé dopo un saluto amichevole che non lasciava per nulla presagire le violenze che l’hanno seguito. “Confidavamo in una detenzione in un centro di accoglienza e non in carcere, – dice l’avvocato Umberto De Filippo, legale di uno dei due sedicenni – si tratta di due ragazzi che non hanno alcun contatto con la criminalità e che appartengono a famiglie oneste”.

L’avvocato sta valutando ora, insieme con la madre del suo giovanissimo cliente, di fare appello al Tribunale del Riesame: “Solo oggi abbiamo acquisito il video, – spiega – visionandolo potremo avere un quadro più chiaro della vicenda visto che finora avevamo in nostro possesso solo alcuni frame”. Riguardo le dichiarazioni rese al giudice dai ragazzi, l’avvocato fa sapere che il suo cliente ha ammesso l’aggressione ma di avere fatto anche riferimento a una provocazione: “Verificheremo anche questa sua versione dei fatti – sottolinea – di sicuro posso dire che entrambi sono particolarmente provati e che certamente non avevano alcuna intenzione di provocare un esito così grave”.

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Cronache

Deteneva 12 kg droga, armi e munizioni, arrestato 32enne di Acerra a Lecce

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Più di dodici chili di droga, hashish, marijuana e cocaina, tre pistole pronte all’uso, centinaia di proiettili, una lanciarazzi e circa 5mila euro in contanti ritenuti il provento dello spaccio. È questo il bilancio del sequestro effettuato nel corso di una operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, che hanno arrestato un pregiudicato 32enne della zona. L’uomo, Antonio Baldassarre 32enne di Acerra (Napoli) ma residente a Lecce, aveva nascosto l’ingente quantitativo di droga e le armi all’interno di due garage nella sua disponibilità. Il nervosismo mostrato durante il controllo ha insospettito i militari. Dopo aver consegnato ai carabinieri un sacchetto contenente 2 kg e mezzo di hashish occultato sotto il sellino della moto, i militari hanno fatto scattare la perquisizione nei due garage di pertinenza dove poi è stato scoperto l’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

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Cronache

Uccide la moglie e si presenta ai carabinieri

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Femminicidio a Sestri Levante questa mattina. Un uomo di 74 anni, Giampaolo Bregante, ha sparato alla moglie, Cristina Marini. Dopo l’omicidio si è presentato dai carabinieri e ha confessato. Secondo le prime informazioni l’uomo ha detto di avere ucciso la moglie per “porre fine alla sua depressione e visto che la moglie si rifiutava di prendere le medicine per le cure”. Sul posto sono arrivati i medici del 118 e i carabinieri del nucleo investigativo. I militari sono coordinati dal pm Stefano Puppo.

Comandante di lungo corso, Giampaolo Brigante è conosciuto come una persona tranquilla, amante del mare. Ieri era con alcuni suoi amici a giocare a pinnacolo, come tutti i giorni. “Amava raccontare le sue avventure per mare sui traghetti – raccontano gli amici – Era preoccupato solo per la depressione della moglie ma non faceva trapelare nulla”. Il primo ad accorrere sul luogo dell’omicidio è stato il figlio Righel avvisato dal padre dopo che aveva sparato alla moglie, assieme ai carabinieri che avevano ricevuto la telefonata da parte dell’omicida. Il corpo di Cristina Marini si trovava riverso in cucina. Giampaolo Bregante è stato quindi condotto nella caserma di via Val di Canepa a disposizione del magistrato di turno.

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San Gennaro fa il miracolo e il Cardinale chiede giustizia sociale per Napoli

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Questa mattina, alle 10 in punto, il miracolo di San Gennaro si è ripetuto nel Duomo di Napoli, portando con sé un profondo significato religioso e sociale. Come da tradizione, l’annuncio della liquefazione del sangue del santo Patrono è stato dato dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ai fedeli che gremivano la cattedrale. Il sangue, contenuto nella famosa ampolla, era già sciolto al momento in cui è stato portato sull’altare maggiore, trasportato dai seminaristi. La celebrazione eucaristica, come sempre, ha attirato numerosi fedeli e personalità illustri, tra cui il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il governatore Vincenzo De Luca, il principe Carlo di Borbone, il principe Emanuele Filiberto di Savoia e l’attrice Marisa Laurito.

La tradizione del miracolo di San Gennaro, atteso tre volte l’anno – il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre – è un momento di grande devozione per i napoletani, che vedono in questo evento un segno di protezione e speranza.

Durante la sua omelia, l’arcivescovo Battaglia ha collegato il miracolo del sangue con la sofferenza e le difficoltà vissute dalla città. “Questo sangue si mescola sempre con il sangue dei poveri, degli ultimi, con il sangue versato a causa della violenza e del degrado sociale”, ha dichiarato, ricordando tragedie recenti come il crollo di Scampia e l’esplosione di Forcella. Con queste parole, Battaglia ha voluto sottolineare la necessità di una risposta collettiva e solidale alle sfide che Napoli affronta quotidianamente.

L’arcivescovo ha proseguito il suo discorso ponendo l’accento sull’importanza di affrontare le emergenze sociali come opportunità per costruire un futuro di giustizia e pace. Ha menzionato l’emergenza educativa e abitativa come priorità che richiedono interventi immediati, ma che al tempo stesso offrono la possibilità di disegnare una nuova traiettoria per la città. “Occorre avere il coraggio di superare la logica della competizione ad oltranza per abbracciare quella della cooperazione”, ha esortato Battaglia, invitando la comunità a riscoprire il valore della solidarietà e della cura reciproca.

Napoli, città dalle profonde contraddizioni ma anche dalle grandi risorse umane, è stata al centro di un appello accorato a ripartire da quei gesti semplici ma fondamentali che la sorreggono ogni giorno: “Ricorda sempre di custodire con tutto te stessa e ripartire ogni giorno dalle poche cose che contano”, ha detto Battaglia, invitando i napoletani a non voltare mai lo sguardo di fronte alla sofferenza altrui e a lottare per una città più giusta e pacifica.

Il miracolo di San Gennaro, dunque, non è solo un evento religioso, ma un invito a riscoprire la dimensione della solidarietà, della cooperazione e della speranza, elementi essenziali per costruire una Napoli migliore e più equa. Concludendo, l’arcivescovo ha invocato la protezione del santo Patrono affinché il segno del suo sangue “ravvivi sempre in noi il desiderio di realizzare per la nostra terra e per il mondo intero il sogno di Dio”.

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