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Cronache

Le navi di una Ong tedesca, SeaWatch e EyeWatch: da 11 giorni sono nel Mediterraneo e aspettano un porto dove sbarcare 49 migranti salvati

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Più che un salvataggio di vite umane nel Mediterraneo è diventata “un’odissea di Capodanno” quella delle due Ong tedesche che dopo aver soccorso in tutto 49 migranti sono da giorni nel mare in tempesta del Mediterraneo in attesa di un porto dove poter attraccare, nonostante gli innumerevoli appelli. Non c’è stata finora alcuna risposta alle richieste di aiuto della SeaWatch, che ha recuperato al largo della Libia 32 naufraghi lo scorso 22 dicembre, e della EyeWatch che da quattro giorni ha caricato a bordo 17 migranti. L’imminente peggioramento delle condizioni meteo e del mare aumenta i timori per le due Ong e le navi di soccorso hanno navigato verso nord, giungendo in acque maltesi. “Mare mosso, da undici giorni senza un porto, l’odissea di Capodanno delle Ong”, scrive su twitter SeaWatch. “La legge del mare dice chiaramente che il tempo che le persone devono trascorrere in mare, dopo essere state tratte in salvo da una situazione di stress, deve essere ridotto al minimo”, sostiene invece Jan Ribbeck, capo missione sulla nave di SeaEye. Le due organizzazioni avevano anche invano chiesto aiuto alla Germania. Gia’ nei giorni scorsi ‘Unhcr’ e ‘Save The Children’ avevano lanciato appelli affinche’ si concedesse con urgenza un porto sicuro. Nel frattempo Sea Watch pubblicava l’elenco dei paesi e delle istituzioni che avrebbero “negato aiuto: Malta, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Germania, Ue”. Richieste finora cadute nel vuoto. “Speriamo di ricevere supporto dal ministero degli Esteri tedesco nella ricerca di un porto sicuro”, aggiunge l’Ong. Ma il capo della missione, Jan Ribbeck, ha anche usato parole dure: “Siamo delusi dal comportamento del centro di coordinamento del soccorso marittimo di Brema: non hanno dichiarato ne’ verbalmente ne’ per iscritto di condividere la nostra visione, ma si sono limitati a dirci di seguire gli ordini dei libici”. SeaEye spiega che i propri volontari si sono “opposti alla consegna delle persone soccorse alla Guardia costiera libica” perche’ avrebbe rappresentato una “violazione delle leggi internazionali”. Nel resoconto si aggiunge che nel momento in cui e’ stato soccorso, il barchino rischiava di ribaltarsi. Il 28 dicembre scorso la nave di un’altra Ong, la Open Arms, era approdata in Spagna, nel porto di Algesiras, con a bordo 310 migranti recuperati una settimana prima.

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Cronache

Bambino investito e ucciso alla periferia di Perugia

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Un bambino di pochi anni è morto dopo essere stato investito in strada alla periferia di Perugia. L’incidente è avvenuto nella zona di San Sisto. Sono in corso accertamenti della polizia locale per ricostruire quanto successo.

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Eredità Agnelli: disposti sequestri per 74 milioni

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E’ stato disposto dalla procura di Torino un sequestro di beni preventivo per 74 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta che ruota intorno all’eredità di Gianni Agnelli. Il provvedimento riguarda i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen.

Il sequestro è stato disposto da un gip del tribunale di Torino su richiesta della procura ed è finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di beni mobili e immobili fino a 74,8 milioni. A eseguire il provvedimento è stata incaricato il nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino della guardia di finanza. Il fascicolo è aperto per dichiarazione fraudolenta e truffa ai danni dello Stato.

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Cronache

Camorra: il pentimento shock di Luisa De Stefano, la boss del rione Pazzigno

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È un vero colpo di scena quello che emerge dalle aule di giustizia napoletane: Luisa De Stefano, leader indiscussa del gruppo camorristico delle “pazzignane”, ha deciso di collaborare con la giustizia dopo otto anni di detenzione. La notizia, riportata oggi dal Corriere del Mezzogiorno, getta nuova luce sulle dinamiche criminali di San Giovanni a Teduccio, rione di Napoli Est, dove il gotha della camorra era solito emettere le sue sentenze di morte.

Il nome di Luisa De Stefano è stato associato a crimini. Siamo in un quartiere dove sono stati commessi due omicidi di spicco  nel 2016: quello di Francesco Esposito, affiliato al gruppo Piezzo, e di Raffaele Cepparulo, scissionista del rione Sanità. Quest’ultimo agguato, avvenuto in un circolo ricreativo di via Cleopatra, costò la vita anche all’innocente Ciro Colonna, appena 19enne. De Stefano, durante una serie di udienze, ha ammesso le proprie responsabilità e ha iniziato a fornire dettagli preziosi sul ruolo del suo gruppo e dei clan rivali.

Secondo le prime dichiarazioni della neo pentita, le riunioni per decidere le sorti delle vittime avvenivano su una scala condominiale, fuori dall’abitazione di Ciro Rinaldi, storico capo dell’omonimo clan. Luisa De Stefano, tuttavia, poteva permettersi il lusso di dare del tu ai capi della malavita e di partecipare attivamente alle decisioni di vita e di morte.

Il suo pentimento, consumato in due udienze consecutive, potrebbe rappresentare un duro colpo per il cartello criminale di Napoli Est e segnare un’importante svolta nelle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia.

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