Nel giorno della strage di Capaci, la Commissione Antimafia si insedia ed elegge il proprio presidente. Si tratta di Chiara Colosimo e viene votata dalla sola maggioranza. Contro l’ esponente di Fratelli d’Italia, accusata da alcuni organi di stampa di essere vicina all’ex terrorista nero dei Nar, Luigi Ciavardini, si erano scagliati non solo i parlamentari dell’ opposizione, ma anche i familiari delle vittime che avevano rivolto un appello alle forze politiche perché non la votassero. Ma Fdi non ha cambiato linea e ha portato avanti la sua candidatura con il sostegno degli alleati. Facendo affidamento sui numeri: i componenti della Bicamerale sono 50 e il centrodestra può contare su 30 voti. Anche se lei, a dire la verità, è stata eletta con 29 preferenze, per via dell’assenza di Valeria Sudano della Lega per motivi familiari.
Deputati e senatori di M5S, Pd e Avs avevano avvertito da giorni: se è lei la candidata usciremo e non parteciperemo al voto. E anche Libera, l’associazione di Don Ciotti, che aveva già espresso dubbi su Chiara Colosimo, ora si dice “contrariata” per la sua elezione perché “si profilano ambiguità e ombre capaci di minare la credibilità e la fiducia assoluta di cui deve godere” il presidente di questa Commissione. L’intenzione del centrodestra di arrivare al braccio di ferro è chiara sin dall’inizio. Da quando si vede il drappello dei parlamentari di maggioranza entrare, capeggiato da Chiara Colosimo, a San Macuto. Le fanno quasi da scudo sin dentro l’Aula, situata al V piano del palazzo e quando viene eletta con 29 sì (4 schede vanno a Dafne Musolino (Aut) e c’è un astenuto), le tributano un lungo e sentito applauso. L’opposizione, intanto esce dall’Aula e rientra solo per eleggere i vicepresidenti e i segretari. Tutti sono in corridoio, tranne gli esponenti del Terzo Polo Raffaella Paita (IV) e Giuseppe Castiglione (Az). Loro scelgono di restare. “Ci siamo voluti distinguere dagli altri”, ammette Paita secondo la quale “non si esce dalle aule del Parlamento, men che meno se si stratta dell’Antimafia”.
Loro indicano per il vertice della Bicamerale la vicepresidente del gruppo per le Autonomie al Senato, Dafne Musolino e accusano M5S e Pd di essersi “spartiti gli altri incarichi”, visto che incassano l’elezione di un vicepresidente e di un segretario di opposizione: rispettivamente Federico Cafiero De Raho (13 voti) e Anthony Barbagallo (13 voti). L’altro vicepresidente e l’altro segretario di maggioranza sono Mauro D’Attis di FI (29 voti) e Antonio Iannone di FdI (30 voti). Una volta eletta, Chiara Colosimo interviene e ricorda la figura di Giovanni Falcone. Cita Piersanti Mattarella e spiega che la guerra alla mafia non si è ancora conclusa visto che la criminalità organizzata ha cambiato volto, ma è ancora attiva, come dimostra l’arresto di Matteo Messina Denaro.
Poi, intercettata dai cronisti prima che uscisse da San Macuto, assicura che lei non ha “alcuna amicizia con Ciavardini” e alla domanda, se con lei alla guida dell’Antimafia sarà ancora possibile indagare sui rapporti tra mafie ed eversione nera, lei assicura che si indagherà “su tutto quello su cui bisogna indagare” a cominciare “dalle infiltrazioni negli appalti e nel Pnrr”. L’elezione di Colosimo, attacca il capogruppo del Pd in Antimafia, Walter Verini, è “uno schiaffo che la Commissione e il Paese non meritavano”. “Non abbiamo votuto votarla – incalza De Raho – perché noi siamo con i familiari delle vittime e pensiamo che al vertice dell’Antimafia debba esserci qualcuno al di sopra di ogni sospetto”. Parla di “grave errore” la componente della Commissione, Elisabetta Piccolotti (Avs), che accusa il centrodestra di aver trasformato l’Antimafia in “un terreno di scontro politico tra maggioranza e opposizione”.