Polizia, inizia l’era di Vittorio Pisani. Nel giorno del suo 56/o compleanno, il cacciatore di latitanti cui la Rai ha dedicato una serie, si insedia al vertice del Dipartimento della pubblica sicurezza. “La costante evoluzione della società ci impone di essere, senza ritardo, in grado di garantire un sistema di sicurezza collettivo che sia al passo con i tempi. Da qui, il coraggio delle scelte e dei cambiamenti che saranno necessari”, ha annunciato nel primo intervento da capo alla cerimonia di avvicendamento con il suo predecessore Lamberto Giannini, nominato prefetto di Roma. Parole, quelle di Pisani, che rivelano la sua intenzione di segnare una discontinuità rispetto alla gestione del Corpo negli anni di Giannini e, prima, di Franco Gabrielli.
I ‘mobilieri’ tornano al vertice della Polizia dopo i precedenti capi provenienti dalla Digos e ci saranno nuovi indirizzi in linea con le indicazioni del Governo. Non a caso, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi – presente alla cerimonia presso la Scuola superiore di polizia – ha sottolineato che Pisani sarà “chiamato a confrontarsi quotidianamente con una nuova domanda di sicurezza che non si identifica solo con un pur corretto concetto di prevenzione e repressione dei reati, ma è promozione, è pari opportunità, è, in definitiva, il volano per una cittadinanza piena. Sicurezza significa creare uno spazio entro il quale ogni persona abbia la possibilità di esercitare i propri diritti, politici, civili”. Il nuovo capo – calabrese come un suo illustre predecessore, Gianni De Gennaro, alla squadra mobile di Napoli gli anni chiave carriera – ha ricordato di aver giurato fedeltà alla Repubblica proprio nel cortile della Scuola nel gennaio del 1990. Ha quindi ringraziato la famiglia, con un pensiero a “mio padre e mio suocero, due semplici poliziotti” e a “mia moglie Giulia, per aver cresciuto nelle prolungate assenze lavorative i nostri figli, Francesco e Maria Vittoria”.
Ha poi evidenziato l’importanza del coordinamento e delle sinergie – con le altre forze di polizia, con i militari, con l’intelligence – nel contrasto alla criminalità. “Questa visione di insieme – ha detto – deve essere la strada maestra: solo con la partecipazione di tutte le forze in campo, il Dipartimento della pubblica sicurezza, di cui avrò l’onore e l’onere della responsabilità, potrà adempiere a quella funzione che il Parlamento gli ha voluto assegnare”. La carriera brillante di Pisani con all’attivo l’arresto di boss dei Casalesi del calibro di Michele Zagaria e Antonio Iovine subisce un brusco stop nel 2011, quando viene indagato dalla Dda Napoli in seguito alle accuse di un pentito.
Incassa il divieto di dimora nel capoluogo campano. Sono i “momenti difficili” cui ha fatto riferimento prima Pisani e poi Piantedosi, quando ha espresso la sua fiducia verso una figura che ha vissuto “al servizio delle istituzioni e dei cittadini”. Due anni dopo arriva l’assoluzione. E lo stesso prefetto, probabilmente ricordando l’ombra che lo ha accompagnato in quel periodo, ha evidenziato che “il rispetto delle garanzie difensive, della legittima azione forense e della dignità della persona indagata dovranno essere il reale indice della civiltà giuridica ed umana di ogni ufficio investigativo”. Giannini, dal canto suo, ha salutato commosso la Polizia con l’incarico a prefetto di Roma, ma, ha assicurato, “mi sentirò sempre appartenente della Polizia e servitore dello Stato”.
Avrà la sfida del Giubileo del 2025 da gestire. La cerimonia si è conclusa con la visita al Sacrario dei caduti della Polizia. “Affinché il vostro sacrificio non sia mai dimenticato. Grazie”, ha scritto Pisani nel Libro d’onore.