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Cronache

Medico ucciso in Basilicata, l’omicida confessa

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Sbiadisce il “giallo”, resta il fermo di un uomo che “ha reso piena confessione”: oltre un mese dopo l’omicidio di Lorenzo Pucillo – medico sociale del Picerno (Serie C, girone C), avvenuto nelle campagne di Pescopagano (Potenza) il 21 marzo scorso – i Carabinieri hanno fermato oggi un allevatore, Giovanni Battista Errico, di 41 anni, accusato di omicidio aggravato. I militari hanno eseguito un decreto di fermo a carico di Errico emesso dalla Procura della Repubblica di Potenza: l’uomo avrebbe ucciso Pucillo dopo “pregressi litigi per ragioni di vicinato”. Anche Pucillo, che aveva 70 anni, dedicava parte del suo tempo all’allevamento di bovini: i suoi animali avevano spesso sconfinato, invadendo le terre di Errico. Tale circostanza, nel tempo, aveva portato a litigi fra i due uomini, culminati nel delitto del 21 marzo.

Il cadavere di Pucillo fu trovato la mattina successiva fra la vegetazione, non lontano dalla sua azienda, nelle campagne di Pescopagano, un paese del Potentino ad un passo alla Campania. In un primo tempo, sembrò prevalere l’ipotesi che Pucillo potesse essere stato attaccato e ferito mortalmente proprio da uno dei suoi bovini. Ma accertamenti più approfonditi portarono alla scoperta di una ferita d’arma da fuoco, causata probabilmente da un colpo sparato da un fucile. La vicenda assunse subito il colore del “giallo”, nel profondo sconcerto di coloro che conoscevano il medico: praticamente tutti a Pescopagano, molti altri dopo che aveva assunto l’incarico di responsabile sanitario del Picerno.

Con il passare dei giorni, le indagini dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Potenza e della compagnia di Melfi (Potenza) hanno chiarito il quadro e il movente e l’attenzione si è concentrata su Giovanni Battista Errico e sui suoi contrasti passati con la vittima: sono stati ascoltati “numerosi testimoni” e sono state fatte intercettazioni telefoniche. I militari hanno esaminato tabulati telefonici ed eseguito esami del dna e su armi (una delle quali è stata sequestrata).

Ma tutto è avvenuto – ha sottolineato oggi la Procura della Repubblica potentina, “con particolare amarezza” – in un “clima omertoso”, denunciato dal procuratore, Francesco Curcio, già alcuni giorni dopo il delitto, in un incontro con i giornalisti convocato per invitare “chi sa qualcosa a parlare”. Alla fine, la pista di un movente “tradizionale” (le ripetute liti fra allevatori per gli sconfinamenti degli animali, sfociate il 21 marzo nell’omicidio) ha portato alla svolta che gli inquirenti considerano definitiva, anche alla luce della “piena confessione” di Errico.

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Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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