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Economia

Fed-Bce, il dilemma sulla stretta plana sul G20

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La Federal Reserve non abbandona la stretta monetaria – fermandosi a 25 punti base ma evidenziando il rischio di un’inflazione più persistente. La Bce si troverà in una situazione simile dopo il rialzo da mezzo punto del 16 marzo. Per entrambe, la tentazione di alzare il tiro sarà sul tavolo del G20 finanziario in India venerdì e sabato, e farà i conti con la cautela del Fmi, che intravede una luce in fondo al tunnel dell’inflazione. “Quasi tutti” i governatori della Fed, al meeting d’inizio mese, avevano votato per una frenata dei rialzi a 25 centesimi, dopo ben quattro strette consecutive da tre quarti di punto che hanno portato i tassi al 4,5/4,75%.

Le minute di quel meeting promuovono il ritmo più cauto, anche se i rischi di un’inflazione più persistente restano “un fattore chiave” per le decisioni future. E così i mercati ora prezzano al 5,25% il picco che a maggio i tassi raggiungerebbero, contro il 5% del mese scorso. Anche la Bce fronteggia divisioni al suo interno fra una linea prudente, e la voglia di alzare il tiro dei falchi, galvanizzati dai dati economici più recenti – gli indici Pmi e Zew di ieri, l’Ifo tedesco di oggi – che puntano verso un’inattesa tenuta della crescita in quello che doveva essere l’inverno dello shock energetico. Oggi ai ‘prudenti’ si è aggiunto il francese Francois Villeroy de Galhau: nel portare al 3,75% (dal precedente 3,5%) la previsione sul picco che il tasso sui depositi raggiungerà dall’attuale 2,5% – ha detto il governatore della Banca di Francia – i mercati “stanno un po’ esagerando”.

Governatori e ministri delle Finanze ne discuteranno già domani al G7 convocato a Bangalore (con una prima sessione sulla guerra in Ucraina e gli aiuti a Kiev che i lavori sulla ‘global economy’) e poi al G20 che inizia venerdì sotto la presidenza indiana. Un’agenda affollata e che fa presagire molte limature al comunicato finale, fra indiscrezioni secondo cui New Delhi, neutrale su Mosca, preme per non citare nel comunicato finale del G20 la parola “guerra” né inasprire le sanzioni contro la Russia. Il Fmi si aspetta un 2023 di rallentamento della crescita globale al 2,9%. “Ma potrebbe essere il punto di svolta”, dice Georgieva: potrebbe partire la ripresa e “finalmente rallentare” l’inflazione che ha preso il volo con la pandemia.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, già arrivato a Bangalore con in programma domani un incontro col ministro delle Finanze indiano e uno con le imprese italiane prima del G7, con i suoi olomoghi e i rappresentanti in gioco farà il punto sulle forze in gioco. Da una parte il mercato del lavoro solido in Usa e Ue e l’aspettativa che la crescita stia toccando il fondo, dall’altra enormi incertezze e rischio geopolitico. La presidenza indiana ha messo nell’affollata agenda del G20 anche la “salute globale”, tema che racchiude lo sforzo, fin qui fallito, di finanziare una massiccia vaccinazione Covid nei Paesi più poveri, e il proposito di rendere concreti i passi avanti sulla tassazione globale delle multinazionali. E poi le minacce alla crescita globale che non si esauriscono nella guerra: ci sarà un confronto fra Cina e Usa su come dividersi (anche con le istituzioni multilaterali, come vorrebbe Pechino) l’onere di alleggerire il debito dei Paesi poveri, mentre il Fmi potrebbe annunciare un nuovo vero e proprio programma di assistenza finanziaria all’Ucraina.

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Economia

La Digital Service Tax italiana si espande: aboliti i limiti di ricavi per le imprese digitali

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La Digital Service Tax (DST) italiana, introdotta nel 2021, sta ampliando il suo raggio d’azione con la legge di bilancioapprovata di recente dal Consiglio dei ministri. La principale novità consiste nell’abolizione dei due limiti di ricavo che fino ad oggi avevano escluso le piccole imprese dal prelievo fiscale. Con queste modifiche, l’imposta del 3% sarà applicata a tutte le imprese che utilizzano la rete per pubblicità digitale e servizi di piattaforme, senza più alcuna soglia di ricavi.

Nuove regole per il settore digitale

Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha annunciato la rimozione dei limiti di 750 milioni di euro di ricavi globali e di 5,5 milioni di euro di ricavi realizzati in Italia. Questa decisione, che si prevede sarà confermata nel testo finale della legge di bilancio atteso alle Camere, avrà un impatto significativo, espandendo l’applicazione della Web Tax italiana.

Il viceministro Leo ha dichiarato che questo intervento è necessario, in attesa che la tassazione dell’economia digitale sia regolata a livello globale. In particolare, si è fatto riferimento al Pillar 2 della Global Minimum Tax, già adottato dal Governo, che riguarda la tassazione delle multinazionali con partecipazioni in Paesi a regime fiscale privilegiato.

Come funziona la Digital Service Tax

La DST italiana si concentra sui ricavi derivati dai servizi digitali localizzati sul territorio italiano, in particolare per quanto riguarda la pubblicità online. L’utente è considerato localizzato in Italia se il contenuto pubblicitario appare quando il dispositivo è utilizzato nel Paese, determinato dall’indirizzo IP.

Tuttavia, alcune attività rimangono escluse dall’applicazione della tassa, come la gestione digitale dei servizi interbancari, la fornitura diretta di beni e servizi, e le piattaforme che offrono contenuti digitali o servizi di comunicazione e pagamento.

Prossimi passi e impatto economico

Il primo appuntamento con la Digital Tax senza limiti di ricavi sarà fissato per il 2026, con l’invio della dichiarazione entro il 30 giugno di ogni anno, e il versamento dell’imposta previsto per il 16 maggio 2026. I dettagli definitivi e il gettito atteso saranno chiariti nei prossimi giorni, con il testo finale del disegno di legge accompagnato dalla relazione tecnica della Ragioneria generale dello Stato.

Questa estensione della DST è parte delle “altre entrate/coperture” del Documento programmatico di bilancio, che stima un gettito complessivo di 3,2 miliardi di euro, superando di gran lunga i tagli ai ministeri discussi negli ultimi giorni.

Un mondo digitale in fermento

La mossa ha sollevato discussioni nel mondo digitale, già al centro di un dibattito acceso sul possibile incremento delle aliquote sulle criptovalute. Questo rappresenta uno dei tanti fronti su cui si concentreranno le discussioni riguardo la manovra finanziaria del prossimo anno.

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Economia

Meno agevolazioni sulle seconde case: come cambia il bonus ristrutturazioni nel 2024

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A partire dal 2024, le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni delle seconde case subiranno una significativa riduzione. La nuova legge di bilancio, approvata in Consiglio dei ministri, ridurrà l’aliquota di detrazione dal 50% al 36%per le abitazioni non principali, limitando il risparmio fiscale per chi intende effettuare lavori di manutenzione straordinaria.

Impatto su 10 milioni di immobili

Secondo le stime del Dipartimento delle Finanze, saranno colpite circa 10 milioni di unità immobiliari. Queste includono 3,6 milioni di abitazioni locate, 800mila concesse in uso gratuito e 5,7 milioni lasciate a disposizione dei proprietari. Dal 2024, chi intende ristrutturare una seconda casa potrà beneficiare solo dello sconto al 36%, rispetto al più vantaggioso 50% disponibile per le prime case.

Chi potrà ancora beneficiare dello sconto al 50%?

La nuova legge di bilancio premia chi effettua ristrutturazioni sulla propria abitazione principale. Per ottenere l’aliquota più alta, l’immobile deve essere quello in cui il contribuente ha residenza e dimora abituale, analogamente a quanto previsto per l’esenzione IMU. Questo significa che chi ristruttura una casa appena acquistata, senza avervi trasferito la residenza, non potrà beneficiare dello sconto completo.

Il nuovo tetto per le spese detraibili

Oltre alla riduzione dell’aliquota, la nuova legge introduce un tetto per le spese detraibili basato sul reddito e la dimensione del nucleo familiare. Questo potrebbe limitare significativamente i vantaggi fiscali per molti contribuenti. Ad esempio, per un single con reddito fino a 50mila euro, il limite massimo di spesa detraibile sarà di 4mila euro. Se si sfrutta il bonus mobili per intero (massimale di 5mila euro), l’ulteriore detrazione per le ristrutturazioni potrebbe diventare inutilizzabile.

Conclusioni

Questi cambiamenti potrebbero penalizzare molti proprietari, soprattutto chi ha seconde case o intende ristrutturare un immobile non ancora abitato. Gli esperti consigliano di valutare attentamente i tempi e i costi delle ristrutturazioni, poiché le modifiche introdotte dalla nuova legge di bilancio potrebbero tradursi in un aumento della pressione fiscale.

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Economia

Bonus edilizi 2025: nuove soglie di reddito e massimali di spesa

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Dal 2025, il nuovo design dei bonus edilizi porterà importanti novità, aggiungendo ulteriori variabili che potrebbero limitare i benefici fiscali per chi desidera ristrutturare casa o usufruire delle agevolazioni edilizie. Oltre alle aliquote di agevolazione e ai massimali di spesa, verranno introdotte nuove soglie di reddito e limiti personalizzati in base alla composizione del nucleo familiare.

Soglie di spesa massime in base al reddito

La legge di Bilancio 2025 prevede l’introduzione di tre diverse soglie di spesa massime detraibili, legate al reddito annuale del contribuente:

  • 8% per i redditi fino a 50mila euro;
  • 6% per i redditi compresi tra 50mila e 100mila euro;
  • 4% per i redditi superiori a 100mila euro.

Queste soglie saranno ulteriormente corrette attraverso coefficienti che aumenteranno il plafond disponibile per le famiglie con più figli, garantendo maggiore equità nella distribuzione dei benefici.

Come funzioneranno le detrazioni

Il meccanismo di detrazione sarà personalizzato. Ad esempio, nella fascia di reddito fino a 50mila euro, il massimale di spesa detraibile sarà di 4mila euro, ma sarà possibile incrementare questa soglia in base al numero di figli o alla composizione familiare. In questo contesto, il contribuente dovrà scegliere quali spese utilizzare per sfruttare al meglio le agevolazioni disponibili, privilegiando quelle con lo sconto fiscale più alto, come le detrazioni sui lavori edilizi.

Rischio di drenaggio delle risorse

Le nuove regole portano con sé il rischio che le spese più elevate, come quelle relative alle ristrutturazioni, possano esaurire tutto il massimale disponibile, limitando la possibilità di usufruire di altri sconti fiscali. Questo significa che, se non si pianificano attentamente le spese, interventi come ristrutturazioni importanti potrebbero assorbire tutte le risorse, penalizzando altre detrazioni, come quelle al 19%.

Applicazione delle nuove regole

Le nuove disposizioni entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2025, ma le spese effettuate fino alla fine del 2024 non saranno incluse nel nuovo conteggio. Ciò significa che chi ha usufruito in passato di agevolazioni come il superbonus o il bonus facciate non subirà l’impatto delle nuove soglie, preservando i benefici ottenuti.

Conclusioni

Le nuove regole per i bonus edilizi 2025 richiederanno un’attenta pianificazione da parte dei contribuenti, soprattutto per coloro che hanno in programma ristrutturazioni significative. Le soglie di reddito e i massimali di spesa personalizzati potrebbero ridurre i benefici, soprattutto per chi ha redditi elevati o affronta spese molto consistenti per interventi edilizi.

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