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Ultras interisti, del Nizza e del Varese hanno teso un agguato per uccidere alcuni tifosi del Napoli. Nei tafferugli un Suv per scappare ha travolto e ammazzato un uomo. Arrestati due ultras interisti, un terzo ricercato

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È  morto nel corso della notte un presunto tifoso dell’Inter di 35 anni, Daniele Belardinelli, di Varese, già con Daspo, investito da un Suvprima della partita Inter-Napoli di ieri sera al Meazza. C’è una conferma dalla Questura di Milano che indaga sugli scontri  all’esterno dello stadio. Anche questo omicidio è il segno della barbarie che ha raggiunto oramai il mondo del calcio. Sempre meno un gioco, non più uno sport, solo una industria che produce business per un sistema malato di cancro che sta andando in metastasi. Ieri dentro lo stadio si è assistito ad un arbitraggio indegno che ha falsato la partita prima non sospendendola per i cori razzisti e poi espellendo Koulibaly. Fuori non è andata meglio. Quattro tifosi sono stati accoltellati nei pressi dello stadio Meazza prima della sfida. Il ferito più grave è un uomo di 43 anni, ricoverato in codice giallo all’ospedale Sacco di Milano. I tafferugli tra alcuni teppisti hanno coinvolto moltr persone e sono avvenuti prima dell’inizio della partita. Tre delle quattro persone ferite, dopo i primi soccorsi dei sanitari del 118, sono tornate allo stadio per assistere alla partita Inter-Napoli. Anche l’uomo accoltellato e trasferito al Sacco in codice giallo non è in condizioni preoccupanti.

Sempre prima della partita un uomo è stato investito da un van. L’investimento, secondo quanto ricostruito dalla polizia, sarebbe il momento conclusivo di scontri tra ultras di opposte fazioni. Un van su cui viaggiavano supporter del Napoli sarebbe stato bloccato e danneggiato da ultras nerazzurri, del Varese e del Nizza armati, secondo quanto riferito, di mazze e catene. Questo avrebbe provocato la reazione degli occupanti del van che sarebbero scesi dal veicolo ed avrebbero affrontato gli aggressori per difendersi. Ne è scaturita una colluttazione durante la quale un tifoso del Napoli è stato accoltellato in modo lieve ad un fianco ed altri hanno riportato contusioni. L’investimento del tifoso nerazzurro sarebbe avvenuto quando il van stava ripartendo per allontanarsi dalla zona dei tafferugli. Sembra che in zona ci fosse un suv in transito che ha investito e uccido l’ultras interista. Il conducente del veicolo non si é fermato a prestare soccorso, forse per paura. I napoletani se non  fossero scappati, riferiscono fonti della questura di Milano, avrebbero avuto la peggio. E chissà cosa oggi saremmo a raccontare. L’uomo investito è stato ricoverato in ospedale in codice rosso ed è stato sottoposto ad un intervento chirurgico. Purtroppo nel corso della notte è morto. Toccherà alla polizia ora ricostruire le circostanze dei tafferugli e capire chi ha investito, come ha investito l’uomo poi morto, commettendo dunque un omicidio.

A chiarire la dinamica di quanto accaduto ci ha pensato il questore di Milano, Marcello Cardona. C’erano “oltre 100″ ultras interisti, ma tra loro vi erano anche supporter del Varese e del Nizza, che prima dell’incontro Inter-Napoli hanno preso d’assalto pulmini con a bordo tifosi partenopei” ha spiegato il questore di Milano Marcello Cardona parlando di “gravissimi incidenti”. E tra questi 100, forse, c’è anche l’uomo che è morto.

I tifosi del Napoli hanno provato a scappare con l’auto, perchè avrebbero potuto scannarli.

Il questore ha parlato di una vera e propria emergenza quella degli ultras nerazzurri tanto che in conferenza stampa, Cardona, ha chiesto di chiudere la curva dell’Inter per cinque turni e un turno in coppa Italia. E di vietare ai supporter dell’Inter trasferte per tutto il campionato.

Ci sono indagini in corso della polizia coordinata dalla Procura su questo episodio di guerriglia urbana che nulla ha a che vedere con una partita di calcio. CI sono già due ultras dell’Inter arrestati. Un terzo è ricercato. “Ma non possiamo dire altro perchè ci sono indagini in corso e ci saranno altri arresti” ha spiegato il questore.

 

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Deteneva 12 kg droga, armi e munizioni, arrestato 32enne di Acerra a Lecce

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Più di dodici chili di droga, hashish, marijuana e cocaina, tre pistole pronte all’uso, centinaia di proiettili, una lanciarazzi e circa 5mila euro in contanti ritenuti il provento dello spaccio. È questo il bilancio del sequestro effettuato nel corso di una operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, che hanno arrestato un pregiudicato 32enne della zona. L’uomo, Antonio Baldassarre 32enne di Acerra (Napoli) ma residente a Lecce, aveva nascosto l’ingente quantitativo di droga e le armi all’interno di due garage nella sua disponibilità. Il nervosismo mostrato durante il controllo ha insospettito i militari. Dopo aver consegnato ai carabinieri un sacchetto contenente 2 kg e mezzo di hashish occultato sotto il sellino della moto, i militari hanno fatto scattare la perquisizione nei due garage di pertinenza dove poi è stato scoperto l’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

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Uccide la moglie e si presenta ai carabinieri

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Femminicidio a Sestri Levante questa mattina. Un uomo di 74 anni, Giampaolo Bregante, ha sparato alla moglie, Cristina Marini. Dopo l’omicidio si è presentato dai carabinieri e ha confessato. Secondo le prime informazioni l’uomo ha detto di avere ucciso la moglie per “porre fine alla sua depressione e visto che la moglie si rifiutava di prendere le medicine per le cure”. Sul posto sono arrivati i medici del 118 e i carabinieri del nucleo investigativo. I militari sono coordinati dal pm Stefano Puppo.

Comandante di lungo corso, Giampaolo Brigante è conosciuto come una persona tranquilla, amante del mare. Ieri era con alcuni suoi amici a giocare a pinnacolo, come tutti i giorni. “Amava raccontare le sue avventure per mare sui traghetti – raccontano gli amici – Era preoccupato solo per la depressione della moglie ma non faceva trapelare nulla”. Il primo ad accorrere sul luogo dell’omicidio è stato il figlio Righel avvisato dal padre dopo che aveva sparato alla moglie, assieme ai carabinieri che avevano ricevuto la telefonata da parte dell’omicida. Il corpo di Cristina Marini si trovava riverso in cucina. Giampaolo Bregante è stato quindi condotto nella caserma di via Val di Canepa a disposizione del magistrato di turno.

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San Gennaro fa il miracolo e il Cardinale chiede giustizia sociale per Napoli

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Questa mattina, alle 10 in punto, il miracolo di San Gennaro si è ripetuto nel Duomo di Napoli, portando con sé un profondo significato religioso e sociale. Come da tradizione, l’annuncio della liquefazione del sangue del santo Patrono è stato dato dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ai fedeli che gremivano la cattedrale. Il sangue, contenuto nella famosa ampolla, era già sciolto al momento in cui è stato portato sull’altare maggiore, trasportato dai seminaristi. La celebrazione eucaristica, come sempre, ha attirato numerosi fedeli e personalità illustri, tra cui il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il governatore Vincenzo De Luca, il principe Carlo di Borbone, il principe Emanuele Filiberto di Savoia e l’attrice Marisa Laurito.

La tradizione del miracolo di San Gennaro, atteso tre volte l’anno – il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre – è un momento di grande devozione per i napoletani, che vedono in questo evento un segno di protezione e speranza.

Durante la sua omelia, l’arcivescovo Battaglia ha collegato il miracolo del sangue con la sofferenza e le difficoltà vissute dalla città. “Questo sangue si mescola sempre con il sangue dei poveri, degli ultimi, con il sangue versato a causa della violenza e del degrado sociale”, ha dichiarato, ricordando tragedie recenti come il crollo di Scampia e l’esplosione di Forcella. Con queste parole, Battaglia ha voluto sottolineare la necessità di una risposta collettiva e solidale alle sfide che Napoli affronta quotidianamente.

L’arcivescovo ha proseguito il suo discorso ponendo l’accento sull’importanza di affrontare le emergenze sociali come opportunità per costruire un futuro di giustizia e pace. Ha menzionato l’emergenza educativa e abitativa come priorità che richiedono interventi immediati, ma che al tempo stesso offrono la possibilità di disegnare una nuova traiettoria per la città. “Occorre avere il coraggio di superare la logica della competizione ad oltranza per abbracciare quella della cooperazione”, ha esortato Battaglia, invitando la comunità a riscoprire il valore della solidarietà e della cura reciproca.

Napoli, città dalle profonde contraddizioni ma anche dalle grandi risorse umane, è stata al centro di un appello accorato a ripartire da quei gesti semplici ma fondamentali che la sorreggono ogni giorno: “Ricorda sempre di custodire con tutto te stessa e ripartire ogni giorno dalle poche cose che contano”, ha detto Battaglia, invitando i napoletani a non voltare mai lo sguardo di fronte alla sofferenza altrui e a lottare per una città più giusta e pacifica.

Il miracolo di San Gennaro, dunque, non è solo un evento religioso, ma un invito a riscoprire la dimensione della solidarietà, della cooperazione e della speranza, elementi essenziali per costruire una Napoli migliore e più equa. Concludendo, l’arcivescovo ha invocato la protezione del santo Patrono affinché il segno del suo sangue “ravvivi sempre in noi il desiderio di realizzare per la nostra terra e per il mondo intero il sogno di Dio”.

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