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Esteri

Un altro bimbo morto di stenti al confine tra Messico e Usa, ma Trump va avanti sulla costruzione del muro

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Nuovo dramma al confine fra Stati Uniti e Messico. Un bimbo di otto anni del Guatemala e’ morto mentre era sotto custodia delle autorita’ americane: si tratta del secondo caso in dicembre, dopo il decesso – solo 17 giorni fa – di una bambina di sette anni del Guatemala, morto per stenti. L’ennesimo incidente alimenta le polemiche sulle politiche dell’immigrazione di Donald Trump e accende i riflettori sul confine della ‘discordia’ per il quale il presidente vuole un muro di cui i democratici non vogliono sentire parlare. “Non posso dirvi quando il governo riaprira’. Posso dirvi che non sara’ aperto fino a quando non avremo un muro, una recinzione, o come vogliono chiamarla” dice Trump riferendosi allo shutdwon in corso e del quale non si vede una fine, dopo il no presidenziale alla misura approvata dal Senato che finanziava il governo ma non includeva i fondi per il muro. Le distanze fra Trump e i democratici restano ampie, nonostante i “piccoli progressi” dietro le quinte. La Casa Bianca prima di Natale ha presentato una nuova offerta chiedendo – secondo indiscrezioni – 2,5 miliardi di dollari per la sicurezza al confine. Una cifra ben inferiore ai 5 miliardi inizialmente chiesti per il muro. La partita in corso a Washington si gioca molto anche sul linguaggio: di fronte alla parola ‘muro’ i democratici chiudono seccamente. Si lavora quindi a una versione piu’ ampia dell’espressione ‘sicurezza al confine’, nella quale cercare di far confluire i termini ‘recinzione’ o ‘barriera’. Democratici e repubblicani cercano un’intesa, consapevoli che il Congresso riapre mercoledi’ ed e’ pronto a votare nel caso sia raggiunto un accordo in grado di ottenere il benestare della Casa Bianca. La strada appare tutta in salita: i leader democratici Nancy Pelosi e Chuck Schumer attaccano Trump per “aver gettato il paese nel caos” e “non sapere come uscire fuori dallo shutdown che ha provocato”. Una paralisi quella del governo che lascia senza stipendio 800.000 dipendenti federali e che, se prolungata, rischia di avere un effetto forte sull’economia. Lo scontro sul muro fa da specchio alle difficolta’ e alle tensioni al confine con il Messico. La morte del bimbo guatemalteco nelle ultime ore riaccende le polemiche. In attesa di conoscere l’esito dell’autopsia, si cerca di capire il perche’ il bimbo, visitato da personale medico, sia stato dimesso con la diagnosi di una banale influenza e con una ricetta per antibiotici e Ibuprofen. Uscito dall’ospedale il bambino accompagnato dal padre e’ tornato nella struttura designata agli immigrati e sotto custodia del Us Customs and Border Protection. Poche ore dopo pero’ le sue condizioni di salute sono peggiorate: ha iniziato a vomitare e a nulla e’ servito il tentativo disperato di portarlo in ospedale, dove non e’ chiaro se sia arrivato privo di sensi ma ancora in vita oppure gia’ morto. Il secondo decesso di un bimbo in meno di un mese al confine spinge le autorita’ americane a disporre controlli medici su tutti i bimbi sotto custodia americana. Il segretario alla sicurezza nazionale, Kirstjen Nielsen, ha anche chiesto al Centers for Disease Control and Prevention assistenza per una valutazione la salute dei bambini migranti. La situazione resta tesa al confine e tutti gli occhi sono puntati su Trump.

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Medjugorje, il Vaticano oggi fornirà una valutazione sulle presunte “apparizioni” della Vergine Maria

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Il Vaticano sta per fornire la sua attesa valutazione sulle presunte “apparizioni” della Vergine Maria nel villaggio di Medjugorje, situato nel sud della Bosnia. Dopo quasi 15 anni di studi, giovedì il cardinale Víctor Manuel Fernández, a capo dell’ufficio dottrinale del Vaticano, terrà una conferenza stampa sull’argomento, che il Vaticano ha definito “l’esperienza spirituale di Medjugorje”.

Dal 1981, sei bambini e adolescenti affermano di aver avuto visioni della Madonna, visioni che, secondo alcuni di loro, continuano regolarmente. Questo ha reso Medjugorje una meta di pellegrinaggio per milioni di credenti cristiani. Tuttavia, le apparizioni non sono mai state riconosciute ufficialmente dal Vaticano, che ha più volte espresso dubbi sulla loro autenticità.

Papa Francesco ha dichiarato che, pur avendo dubbi sulle visioni attuali, non si può negare l’impatto spirituale di Medjugorje sui pellegrini. Nonostante ciò, il Vaticano ha chiarito che non dichiarerà l’autenticità delle visioni, ma fornirà un orientamento dottrinale che permetta ai fedeli di esprimere la loro devozione senza contraddire la fede.

L’annuncio del Vaticano avrà un impatto significativo su Medjugorje, un luogo che dipende fortemente dal turismo religioso, con il 2024 previsto come un anno record di visite.

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Hezbollah sotto attacco, un colpo strategico senza precedenti del Mossad e delle Israel Defense Forces

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Le esplosioni che hanno recentemente colpito Hezbollah tra Libano e Siria hanno inflitto un durissimo colpo al “Partito di Dio”. Migliaia di feriti, una milizia disorientata e la catena di comando vulnerabile: questo è il quadro che emerge dalle operazioni orchestrate dall’intelligence israeliana, che ha ottenuto un risultato devastante senza ricorrere a un singolo attacco convenzionale. In pochi minuti, il Mossad e i servizi delle Israel Defense Forces (IDF) hanno messo in ginocchio la milizia guidata da Hassan Nasrallah, un risultato che in una guerra tradizionale sarebbe stato possibile solo dopo una lunga e costosa serie di attacchi.

Gli esperti sottolineano come questo attacco abbia reso temporaneamente inabili al combattimento migliaia di miliziani di Hezbollah, con ospedali e basi libanesi sovraffollati di feriti. Le esplosioni non hanno causato un elevato numero di morti, ma i danni fisici riportati dai membri della milizia sono stati gravi: ferite profonde, amputazioni, perdita della vista e dell’udito. Molti di questi combattenti non torneranno operativi prima di alcune settimane o mesi, mentre altri non saranno più in grado di combattere.

Un attacco non letale ma devastante

Le esplosioni, pur non essendo mortali, hanno causato danni significativi alle capacità operative di Hezbollah. Le testimonianze riportano ferite devastanti: mani esplose dopo aver afferrato i cercapersone, mutilazioni, e gravi traumi fisici che segneranno questi miliziani per tutta la vita. Questo non solo riduce il numero di combattenti pronti all’azione, ma li rende facilmente identificabili per le forze di intelligence israeliane, aumentando il rischio per Hezbollah.

La crisi della leadership e l’incubo logistico

Per Nasrallah, questo attacco rappresenta un vero incubo. La difficoltà nel rimpiazzare rapidamente i feriti, mantenendo un livello operativo efficiente, è una delle principali preoccupazioni. A differenza di altre organizzazioni, Hezbollah non può semplicemente reclutare chiunque: ha bisogno di combattenti addestrati, molti dei quali hanno già partecipato alle operazioni in Siria o hanno lanciato missili contro Israele. Inoltre, la base di reclutamento è limitata alla comunità sciita, in particolare ai fedeli di Nasrallah, escludendo il movimento Amal, complicando ulteriormente il processo di rimpiazzo.

Un colpo alla comunicazione: l’offensiva digitale

Uno degli effetti più gravi di questo attacco è la paralisi delle comunicazioni all’interno del movimento. Hezbollah, nel tentativo di evitare cyberattacchi, aveva recentemente abbandonato l’uso dei cellulari in favore dei cercapersone (pager), considerati più sicuri. Tuttavia, questo sistema si è rivelato vulnerabile, e ora l’organizzazione si trova in difficoltà. Senza cercapersone, dovrà tornare a utilizzare vecchi sistemi di comunicazione, come linee telefoniche obsolete, che sono facilmente intercettabili da Israele e da altri avversari.

La sfida per Hezbollah è dunque doppia: da un lato, gestire una crisi umanitaria e militare senza precedenti; dall’altro, trovare nuovi metodi di comunicazione sicuri e immediati. Questo scenario di paralisi inquieta i vertici del movimento, soprattutto in vista di un possibile attacco terrestre da parte di Israele.

Questo attacco non convenzionale ha dimostrato la potenza strategica dell’intelligence israeliana, capace di infliggere un duro colpo a Hezbollah senza entrare direttamente in conflitto armato. Il “Partito di Dio” si trova ora in una posizione estremamente vulnerabile, e la capacità di reagire sarà cruciale per il suo futuro.

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Venezuela, El Pais: saccheggiati 4 miliardi di petrolio

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La compagnia pubblica Petroleos del Venezuela S.A. (PDVSA) sarebbe al centro di uno dei maggiori scandali di corruzione nel Paese. Secondo un’inchiesta pubblicata dal quotidiano spagnolo El País, un gruppo di ex gerarchi chavisti e imprenditori ha saccheggiato circa 4,2 miliardi di dollari (oltre 3,7 miliardi di euro) alla compagnia. Questo colossale furto non ha solo colpito le finanze dell’azienda, ma ha anche avuto un impatto devastante sull’economia venezuelana, sostiene il quotidiano.

Lo schema di corruzione è stato operativo tra il 2007 e il 2012, durante i governi dell’ex presidente Hugo Chávez. I coinvolti, tra cui alti funzionari di PDVSA e imprenditori legati al regime, hanno utilizzato una complessa rete di tangenti e commissioni illegali per dirottare fondi. Aziende, principalmente cinesi, pagavano commissioni fino a un 10% per aggiudicarsi contratti milionari con la compagnia statale Uno dei personaggi chiave in questo intrigo è Diego Salazar, cugino dell’ex ministro di Energia ed ex presidente di PVDSA, Rafael Ramírez. La rete di corruzione non includeva solo funzionari e impresari: tra di loro c’erano regine di bellezza, ambasciatori, attrici e avvocati.

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